Baaria ha spalancato l’armadio dei ricordi di Piero Violante che, della sua infanzia a Bagheria e della visione del film come della lettura della sua sceneggiatura, ha voluto scriverne
(Baaria la memoria nascosta nel film di Giuseppe Tornatore, Edizioni Ezio Pagano, I tascabili dell’arte 75, Bagheria, 2010 ).
Ma il film di Peppuccio Tornatore ha spalancato l’armadio dei ricordi di parecchia altra gente; così, se Piero Violante ricorda il venditore di cardi o di melanzane (le quaglie) o di gelsi neri, io posso ricordare quello delle pannocchie o delle fave cotte.
C’era un signore, erano gli anni cinquanta, Francesco si chiamava, lo ricordo anziano (ma forse lo era per me allora bambino), girava la sera per i quartieri Cavura cavura a pullanca!
Non c’era qualcuno, sempre, che dietro gli gridava E u zzu Ciccu s’allavanca? S’arrabbiava inutilmente. Quando non avevo più di tre anni e i miei genitori abitavano ai Lannari, per una malattia alle labbra (un herpes?) piangevo per la fame.
Passò una sera un ambulante Gnucculiddra cavura! Mia madre lo chiamò e comprò le fave secche cotte che erano molli e in bocca si squagliavano. Quella sera finalmente potei mangiare.
Ma, oltre queste figure di ambulanti, Piero Violante ricorda un gioco, legato come quelli al mondo contadino, un gioco stagionale, quello del rovè, che si faceva con le noci e che consisteva nel mettere una noce sull’altra dando poi un colpo; la noce più fragile si rompeva e il suo possessore a quel gioco perdeva. Piero Violante le sue noci le andava a comprare sotto l’Arco accanto al bar Aurora. Io quelle noci le compravo invece in via Monteleone, dietro c’è u bagghiu Cavalieri, la sera del 18 di marzo, sera di vigilia, ci facevano la vampa di San Giuseppe ed era la più grande in tutto il paese e tutti andavano a vederla. Addrumava l’intera notte.
In via Monteleone abitava una donna anziana, a zza Rusiddra; da lei compravamo le noci per il gioco del rovè.
Anche Ferdinando Scianna, nel suo splendido alfabeto baarioto dei baarioti (Quelli di Bagheria), dedica una pagina a questo gioco.
Né lui né Piero Violante raccontano però di quei furbi che il gioco lo facevano con noci truccate. E difatti i furbi aprivano in due la noce e la svuotavano riempiendola poi di pece e richiudendola.
Con quella noce durissima andavano in giro a farisilla puru cu figghiu ru re.
Biagio Napoli