Il Festival Internazionale del Film di Roma: tante polemiche per amor del cinema - di M. Galioto

Il Festival Internazionale del Film di Roma: tante polemiche per amor del cinema - di M. Galioto

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Nel 2005 sembrava impossibile poter scrivere un'altra pagina di storia italiana sul grande libro dei "Festival di cinema", eppure, dopo la veterana, primogenita Mostra del Cinema di Venezia (nel 1932 si tenne la prima edizione) ed il fratello più giovane Torino Film Festival (ex Festival Internazionale Cinema Giovani, prima edizione 1982) anche la nostra città capitale si fregiò d'avere una manifestazione interamente dedicata al cinema.

Ricordiamo ancora l'eco che fece cinque anni fa sui giornali la notizia dell'inaugurazione di un nuovo festival, fra pronostici pessimisti, polemiche d'ogni tipo all'alba del suo debutto e perplessità di quanti temevano che citare Roma accanto a Venezia e Torino volesse dire sottrarre prestigio ed originalità ai palcoscenici cittadini più famosi in Italia, sospettosi di trovarsi costretti di lì a poco a dover fare i conti con questa "sorellastra" e magari patteggiare su importanti questioni d'immagine.

In realtà, sono bastati pochi anni, quasi un batter di ciglia, per affezionarci ai film romani in prima visione, ed anche quest'autunno siamo curiosi di vedere quali pellicole passeranno in rassegna (e poi nelle nostre sale) alla 5° Edizione del Festival Internazionale di Film di Roma, appuntamento d'obbligo ormai per tutti gli appassionati di cinema, dal 28 ottobre al 5 novembre 2010. Dieci giorni in cui Roma aprirà il suo cuore a tutti gli amanti di cinema, a chi ama parlarne e a chi leggerne, a chi piace passeggiare per i luoghi della "memoria cinematografica" e a chi ama ascoltare le sue storie, a chi semplicemente vuole respirare un pò di quest'arte per qualche ora di inebriamento.

Vero è che la manifestazione romana cade poche settimane dopo Venezia e poche prima di Torino, ma è altrettanto vero che la nascita di una rassegna cinematografica a Roma, trova la sua ragion d'essere nell'inequivocabile vocazione artistica della capitale alla Settima delle Arti, il cinema per l'appunto. Non v'è angolo di strada lì che non parli di cinema a cifra tonda: cinema da scrivere, cinema da recitare, cinema da girare, cinema da guardare e godere, cinema da ... commentare. Insomma questa città che è "set topografico" per antonomasia, Roma, non poteva non vantare il suo festival: ed ecco che la manifestazione, giunta alla sua 5° edizione in punta di piedi verrebbe da dire, s'inserisce a pieno titolo ormai fra gli appuntamenti in agenda del buon cinefilo.

Ma il Festival Internazionale di Film di Roma non è solo red carpet, anzi. Fra tutte, è la manifestazione che ha il tasso di partecipazione del pubblico "dal basso" più alto rispetto alle altre kermesse, e che vanta la più corposa collateralità di eventi in quei giorni. - A margine, mi si permetta una breve nota di cronaca: i servizi di questi giorni in TV ci hanno raccontato altro da Roma, e cioè come proprio dal suo red carpet sia partita la protesta di molti attori e registi italiani, più che la classica sfilata, preoccupati per i pesanti tagli ai finanziamenti previsti per il nuovo cinema, e si assottiglia pericolosamente su più fronti il flusso di denaro utile alla messa in opera di vari progetti cinematografici che forse non vedranno mai la luce.

Non solo nuove proiezioni dunque, ma nei giorni della manifestazione tutti i luoghi della città da sempre deputati al cinema sono coinvolti nel festival: dall'Auditorium Parco della Musica, cuore pulsante dell'evento, alle sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi, Teatro Studio, Studio 3, ma anche il Mercato Internazionale del Film che si svolgerà nella zona di Via Veneto - luogo culto della cinematografia mondiale - e tante altre locations per dar voce all'amore di tutta una città per i suoi film, attraverso retrospettive, focus e proiezioni in omaggio ai più grandi, in uno straordinario intersecarsi di immagini, ricordi, racconti, festeggiamenti.

I tentativi di surclassare l'evento di Roma ad una kermesse in qualche modo secondaria e più provinciale rispetto a Venezia o alla stessa Torino, con la sua tipicità di scelte sempre all'avanguardia e un po' fuori dagli schemi, sono stati soltanto un'abile mossa dei critici per legittimare se stessi a parlare e tenere i riflettori ben accesi sul palcoscenico della capitale, aspettando (forse in passato più che adesso) qualche scivolone da parte dell'organizzazione per mettere la parola fine alla contesa supremazia fra le città.

Ma a ben guardare Venezia, Torino e Roma, sono città dai profili così diversi che sembra davvero strano pensare di confrontarle senza sminuirne il valore dell'una o dell'altra: ragioni politiche, sociali e geografiche, rendono unici questi insediamenti sin dalla loro fondazione e meritevoli d'aver individuato e sottolineato ognuno le puculiarità culturali delle città e quindi delle rispettive rassegne, calibrando al meglio i punti di forza per essere originali rispetto ad altri ed insostituibili fonti di nuove storie per gli occhi dello spettatore mai sazio.

 

 

Marina Galioto

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