Tanto tuonò che piovve...

Tanto tuonò che piovve...

Politica
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Non c’è molto da aggiungere a quanto è stato detto, e abbiamo detto, sul voto amministrativo di domenica scorsa in Sicilia.
Anche perché dentro quel voto, in uno spaccato quasi paradigmatico, c’è dentro tutto:

il vento che dà buono al centrodestra, il centrosinistra come un pugile suonato alle corde, gli altri schieramenti più estremi sia a destra che a sinistra ridotti ad un ruolo di testimonianza.

Era risaputo che la luna di miele tra Berlusconi e gli italiani continuava: dall’eliminazione dell’I.C.I. sulla prima casa, ai temi della sicurezza c’è una capacita di iniziativa del centrodestra che non trova posizioni chiare e alternative del centrosinistra, combattuto com'è dalla preoccupazione di essere indicato come il partito che dice sempre no, e che comunque non contesta adeguatamente e con scelte coraggiose la deriva populista e plebiscitaria che sembra prendere piede (l’esercito nelle città, pugno decisionista e giro di vite sugli extracomunitari ecc…).

C’è, dentro il voto, la società politica di oggi: una destra resa baldanzosa dal successo elettorale e che si appresta a governare per i prossimi dieci anni, ed una sinistra che stenta a ritrovare le ragioni fondative del Partito Democratico ed una identità chiara.
Certo un partito riformatore, certo un partito laico, certo un partito moderno: ma, a parte che nei due anni di governo ci si è guardati bene dallo ridurre sprechi e privilegi e gli unici tagli sono avvenuti sulla sicurezza e sulla ricerca, si tratta di capire su quali gambe e proposte cammineranno questi aggettivi.
Aspettiamo.

C’è, dentro il voto, e non potrebbe non esser che così, una specificità siciliana e, non per volerci considerare l’ombelico del mondo, anche una specificità bagherese.
La specificità siciliana sta in un centrodestra che si è arricchito di una componente autonomistica, che ha coperto il vuoto politico e la crisi di idee e di credibilità della sinistra, dando vita a un centrodestra ancora più forte che al Nord, e una sinistra che non comprendiamo più bene il perchè dovrebbe essere definita “sinistra”.

E allora caviamoci il dente: c’è in Sicilia un gruppo dirigente che da almeno venti anni a questa parte ha come unico e vero obiettivo il mantenimento delle cadreghe e delle posizioni di potere qualunque e dovunque esse siano.
E tanto per non fare nomi: ma chi ha deciso che D’Antoni e Cracolici, Bianco e Orlando, Lumia e Capodicasa, Cardinale e famiglia, debbano essere per quindici, venti o trent’anni sempre consiglieri, deputati e senatori? Ma non sanno fare nient’altro? Ma che mestiere avevano prima di entrare in politica?
Tornino a farlo.

Ruminando slogan stantii e buttati giù a memoria e logore parole d’ordine trite e ritrite e senza più alcun contatto reale con la gente, tranne qualche “marchetta” televisiva e qualche predicozzo antimafia, questa gente “campa” di politica, sulle spalle di quel “popolo della sinistra” che si è stufato ed è rimasto a casa.
L’astensionismo, invero, è il frutto marcio, e avvelenato, di un certo modo di fare politica della sinistra degli ultimi anni.

La dimostrazione è in questo ultimo voto provinciale: Franco Piro (che evidentemente dovrà avere la giusta ricompensa per il sacrificio, magari alle prossime europee) mandato come Don Chisciotte a combattere contro i mulini al vento, mentre i dirigenti che avevano già fatto il colpaccio (deputati e senatori non scelti dalla gente, ma frutto di un accordo tra amici di partito), erano forse a prendersi il sole da qualche parte.

E qualche milione di siciliani se ne è rimasto a casa, non perché c’era la bella giornata ed il mare era invitante, ma semplicemente perché “nauseato” da gente che pensa solo alla propria poltrona e al proprio tornaconto personale.

E Bagheria? Ma come si fa a commentare una percentuale di votanti del 48%, con il PdL al 48% e l’U.D.C. al 18% e con un Partito Democratico all’11% el' MPA nato l’altro ieri e Alleanza Azzurra nata appena ieri al 6-7%, senza rischiare il reato di oltraggio e vilipendio?
Diciamo solo che è un brutto, bruttissimo segnale per i partiti che sostengono il sindaco Biagio Sciortino, che assieme non riescono a mettere neanche un risicato 20% pur stando (o forse perché stanno) in maggioranza; e speriamo, per il bene di Bagheria, che questo messaggio venga capito, e che si cominci ad amministrare, seriamente, ed una volta per tutte, questa città.

Ed allora, a botta calda, asteniamoci, ma sull’argomento si dovrà tornare serenamente, e i primi ad avere interesse a farlo dovranno essere proprio i dirigenti del P.D.
Una città come Bagheria ha assolutamente bisogno di un centrosinistra, che, nelle sue varie articolazioni partitiche, sia forte, rappresentativo di interessi veri e legittimi e che sia credibile.
Servirà la lezione? Temiamo di no.
Si diceva un tempo: Deus dementat quos perdere vult! Gli dei rendono folli coloro che vogliono che si perdano!
Vale anche per l’oggi.

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