Il regolamento dei PIP entra nel vivo

Il regolamento dei PIP entra nel vivo

Politica
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Con 18 presenti e 12 assenti, e con un poco di ritardo da parte dell’assessore Pagano, ha inizio la terza seduta del Consiglio Comunale di Bagheria dedicata al Regolamento aree PIP.
Già la scorsa seduta i consiglieri avevano iniziato a votare l’articolato e avevano approvato le generalità del regolamento.
Dopo avere approvato all’unanimità un emendamento tecnico presentato dagli uffici, il consiglio inizia ad entrare nel vivo della discussione.
Un emendamento a firma Di Stefano Domenico e Viscuso ha proposto al consiglio l’esclusione dalle aree PIP delle imprese commerciali.
Il consigliere Di Stefano motiva tale emendamento con la paura, condivisa da altri consiglieri, che le zone artigianali, creando tante aspettative in città, possano essere interamente occupate da imprese commerciali e in particolare ipermercati.
L’emendamento reca parere negativo, in quanto in contrasto con il PRG vigente che destina tali aree a zone fieristiche, commerciali ed artigianali prevedendo quindi la presenza delle ditte commerciali.

Il tema sollevato è sicuramente di pregnante importanza, ma probabilmente va affrontato in altra maniera, per esempio destinando una percentuale dell’area alle ditte artigiane e una alle ditte commerciali.
Del resto, ricordano vari consiglieri, questo è l’intendimento di un emendamento presentato dai consiglieri Gulli, Vella, Castronovo e Bartolone, che si manifestano disponibili a ridiscutere con l’intero consiglio comunale tali percentuali.
Tuttavia l’emendamento non viene ritirato e, messo ai voti, è respinto a larga maggioranza.

Votato l’articolo 1 si passa alla trattazione dell’articolo 2, sul quale annunzia il Presidente Di Salvo insistono 7 emendamenti.
L’articolo 2 del regolamento riveste una importanza particolare perché regola la composizione della commissione di assegnazione dei lotti.
L’originaria previsione del regolamento, così come formulata dall’ufficio (che dopo alcuni approfondimenti cambierà idea), prevedeva come componenti della commissione: il sindaco o un suo delegato, l’assessore competente o un suo delegato, il capo ufficio tecnico o un suo delegato, il dirigente settore attività produttive, un esperto in materia di artigianato designato dalla commissione prov. per l’artigianato, un esperto designato dall’ass. prov. piccoli industriali,un esperto designato dall’Assessorato regionale alla Cooperazione Commercio Artigianato e Pesca, 4 rappresentanti designati uno per ogni associazione di categoria artigiana maggiormente rappresentativa firmataria dei c.c.n.l., un rappresentate designato dall’Asi ed infine un rappresentate designato dall’Associazione industriali della provincia di Palermo.

Il primo ad intervenire è il consigliere dell’UDC Gino Di Stefano, il quale avanza una critica all’elevato numero dei componenti della commissione, la quale inoltre, a suo dire, deve assegnare solamente 8 o 9 lotti, visto che alcune aree verranno assegnate a coloro che in quella zona già hanno una ditta e altre alle imprese che hanno avuto i finanziamenti del patto territoriale.
La sua proposta, rivolta all’amministrazione, era quella di ritirare il regolamento e ripresentarlo solo dopo avere accolto gli emendamenti dei consiglieri, trovando così l’aula più disponibile ad un confronto.
Per l’amministrazione Sciortino prende parola l’assessore Pietro Pagano, il quale avrà modo di spiegare come tale composizione, molto articolata, prande spunto da un decreto regionale del ’91.
I lotti da assegnare, ribadisce con forza l’assessore, non sono quei pochi di cui parla il consigliere d’opposizione, ma sono ben 29 ed inoltre il regolamento che si sta per approvare dovrà valere per il funzionamento e la gestione di tutte le aree PIP presenti nella nostra Città.

A tal punto il Presidente del Consiglio, al fine di potere procedere proficuamente e speditamente nei lavori d’aula, visti i numerosi emendamenti presentati all’articolo, propone all’aula di intervenire solo sull’articolo 2 in generale, per fare poi una sospensione dei lavori e predisporre un sub-emendamento che possa essere largamente condiviso dai consiglieri.
L’invito viene recepito.

Interviene il consigliere Barone, il quale ribadisce in parte le critiche sollevate da Gino Di Stefano; ritorna sulla composizione numerosa della commissione, sulla presenza - non condivisa - di sindaco e assessore e proponendo all’aula, così come prevede un emendamento proposto dallo stesso e da altri consiglieri del centrodestra, la presenza nella commissione di aggiudicazione dei lotti di alcuni consiglieri in rappresentanza del consiglio comunale.

Prende parola il consigliere Lima, che sottolinea con forza, come la politica debba, al contrario, rimanere fuori dalle commissioni di gestione, secondo quanto previsto dalla legge.
Il concetto verrà ribadito dal consigliere del PD Enzo Gulli, il quale ha più volte ricordato come sia oramai norma generale che i consiglieri siano fuori dalle commissioni di gestione, stante la previsione del dettato normativo (vedasi legge Bassanini).
Tale concetto sarà ripreso dal consigliere Viscuso e da D’Agati, che invita il consiglio comunale a prevedere una composizione più snella della commissione.

Al termine degli interventi sull’articolo, il consiglio viene sospeso e i rappresentati dei vari gruppi consiliari si riuniscono nella ricerca di un sub-emendamento comune.
I consiglieri, senza distinzioni che vedano il centrosinistra da una parte e il centrodestra dall’altra, ma posizioni diversificate tra i vari schieramenti, appaioni divisi tra coloro che vogliono la presenza della politica (sindaco e consiglieri comunali) all’interno della commissione di aggiudicazione, e coloro che vorrebbero che la politica ne restasse fuori.

La prima posizione viene tramutata, dopo un ragionamento che non ci è dato sapere, in un sub-emendamento a firma del consigliere Gino Di Stefano, che prevede una commissione così composta: Prefetto o suo delegato, dirigente settore attività produttive, 6 rappresentanti delle organizzazioni professionali aventi diritto di insediamento nei lotti, segretario comunale o suo delegato.
La seconda posizione viene invece tradotta in un altro sub-emendamento a firma dei consiglieri Gulli, per conto del PD, D’Agati, Lima e altri, che prevede una commissione composta da: dirigente del settore attività produttive con funzioni di presidente, segretario comunale, un rappresentante esperto designato dalla categoria degli artigiani, un rappresentante esperto designato dalla categoria del commercio, un rappresentante esperto della camera di commercio.

L’aula non è riuscita a formulare una previsione comune e si riaprono gli interventi.
Il consigliere D’Agati argomenta a sostegno della previsione di cui è firmatario, sostenendo, innanzitutto,che in una commissione di gestione la presidenza debba essere per legge affidata al dirigente del settore e non possa essere, invece, affidata al Prefetto o ad un suo delegato.
Inoltre ribadisce come sia un fattore estremamente positivo avere ridotto il numero dei componenti a 5.
Il Consigliere Aiello, nel suo intervento, richiama la necessità di affidare la materia a degli esperti non comprendendo invece l’idea di prevedere rappresentanti delle associazioni di categoria.
Il Presidente del Consiglio,non essendo riusciti i vari gruppi consiliari a formulare una previsione comune, dichiara di dovere mettere ai voti i 7 emendamenti originariamente predisposti, oltre che i due su-bemendamenti nati in serata.

Il primo sub-emendamento, posto subito ai voti, viene bocciato con il voto favorevole dell’UDC, di SD e altri consiglieri, il voto contrario del gruppo del PD, di Lima e Tripoli Giuseppe, l’astensione di Vigilia e Prestigiacomo.
Si passa quindi alla votazione degli emendamenti.

Un primo emendamento all’art.2 è presentato dal consigliere Gino Di Stefano e altri: esso prevede che la commissione sia nominata con delibera del consiglio comunale e che duri in carica tre anni, come previsto nel decreto regionale richiamato dall’amministrazione.
Tale emendamento presenta parere negativo, prevedendo il regolamento che la commissione venga nominata con determina del Sindaco e duri per l’intero mandato del Sindaco stesso.
L’ufficio nell’atto di spiegare tale parere ha occasione di ribadire che la composizione della commissione, così come originariamente formulata nel testo all’attenzione del consiglio, dopo una più attenta visione della normativa, non è più condivisa.
E’ invece necessaria una composizione che non preveda rappresentanti politici nella commissione stessa. Il parere invece dato a tale emendamento è contrario, vista l’evoluzione delle competenze di Sindaco e Consiglio previste dalla normativa.
L’emendamento del consigliere dell’UDC, messo ai voti, viene respinto.
Altri emendamenti all’articolo, di contenuto minore, proposti da rappresentanti del centro-destra vengono ancora respinti dall’aula.

In tali votazioni, la nota politica che emerge è la condivisione della linea espressa dal gruppo del PD, presente in maniera determinante con tutti i suoi componenti in aula; da parte dei gruppi civici, l’astensione (che comunque equivale a voto contrario) del gruppo di SD e di altri consiglieri della coalizione di governo; la totale frammentazione del centrodestra, con consiglieri che votano ognuno in modo differente e con il gruppo dell’UDC presente con soli due consiglieri, oltre al Presidente del Consiglio.

Un ulteriore emendamento, predisposto qualche giorno prima dell’ulteriore chiarimento dell’ufficio, è presentato dai consiglieri Gulli, Vella, Castronovo e Bartolone.
L’emendamento, relativo sempre alla composizione della commissione, prevede la presenza del sindaco.
I consiglieri Gulli e Vella, nel rispetto del parere degli uffici – contrari dopo più attenti approfondimenti - alla presenza dell’organo politico in commissione ritirano la loro firma dell’emendamento.
Il voto dell’aula è contrario, con 10 favorevoli e 10 astenuti.

Al termine di una già lunga e snervante seduta si arriva alla votazione del sub-emendamento presentato dai consiglieri D’Agati, Gulli, Lima e altri relativo ancora alla composizione della commissione.
Interviene il consigliere Amato, rammaricato dalla bocciatura del precedente sub-emendamento che introduceva la figura del Prefetto e dalla mancata ricomposizione delle varie posizioni presenti in aula.
Alcuni proponenti del sub-emendamento in votazione, sottolineano come questo sia perfettamente aderente alla previsioni di legge, separando la politica dalla gestione e riducendo il numero dei componenti.

Il consigliere Castronovo nel suo intervento sottolinea come Bagheria, essendo una città “particolare” dove forte è la presenza della mafia, avrebbe necessitato della presenza del Prefetto o di un suo delegato nella commissione di aggiudicazione.
Il sub-emendamento viene approvato con i voti favorevoli del PD, delle liste civiche e di D’Agati e Aiello, con quelli contrari dell’UDC, SD, Bartolone e Di Stefano.

La seduta di oggi lascia sicuramente spazio a varie riflessioni.
Lasciano riflettere necessariamente le composizioni delle votazioni, dalle quali emerge una sempre maggiore convergenza delle componenti civiche verso la linea di governo, seppure è vero che le stesse hanno dichiarato di affrontare secondo coscienza, e quindi liberamente, la votazione dell’articolato.
Emerge la divisione politica di un centrodestra che, tra assenze e altro, è sempre più incapace di creare una alternativa, quanto meno numerica, all’amministrazione Sciortino.

Un'ulteriore riflessione è doverosa sul tentativo di inserire il Prefetto o un suo delegato nella commissione relativa alle aree artigianali. Esclusa la politica, con la discrezionalità che avrebbe potuto comportare (ma anche no se buona politica come anche qui si sa fare); previste norme certe, tra le quali, la necessaria presentazione da parte delle ditte della certificazione antimafia, avendo presentato il centrosinistra un emendamento (che l’aula riteniamo dovrebbe approvare) che introduce la c.d. clausola “sirena” - che prevede la pena di decadenza dell’istanza di partecipazione al bando - l’impegno e l’obbligo da parte delle imprese alla denunzia di qualsiasi tentativo di infiltrazione, vessazione o condizionamento mafioso, Bagheria deve essere considerata una città matura e in grado di autodeterminarsi.
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