Totofestival di Venezia: Baarìa di Tornatore tra i favoriti

Totofestival di Venezia: Baarìa di Tornatore tra i favoriti

cronaca
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Tra i film in pole position per il Leone d’oro al Festival di Venezia, Baarìa sembra quello meglio piazzato e che ha le migliori chances di vittoria. Interromperebbe un digiuno che per il film italiano dura da oltre dieci anni. infatti l’ultimo film italiano a vincere il Leone d’oro fu nel 1998


Infatti l'ultimo film italiano a vincere il Leone d'oro fu nel 1998 “Così ridevano” di Gianni Amelio, e dieci anni prima, nel 1988, era stato Ermanno Olmi a trionfare con “La leggenda del santo bevitore”. Insomma una astinenza che il film di Tornatore potrebbe degnamente chiudere. Lo scrive sulla "Repubblica" di oggi Natalìa Aspesi, che riecheggia le previsioni degli addetti a i lavori.

Anche perché, visti praticamente tutti gli altri film in concorso, almeno nei giudizi della gran parte dei critici, è il film che per la complessità della storia, per la bravura degli attori e verrebbe da aggiungere per la potenza delle immagini, meriterebbe il Leone d’oro.
Una accoglienza come sempre a due facce quella riservata al film di Peppuccio: anche se stavolta una parte dei suoi critici tradizionali, ha invece apprezzato molto Baarìa.
In realtà le polemiche sui film di Tornatore non sono recenti e rimandano al suo modo “classico” e “tradizionale” di concepire il cinema: la stessa polemica in fondo, che veniva portata avanti per Guttuso, pittore figurativo, incapace così si diceva di aprirsi alla ricerca e individuare vie nuove per l’espression pittorica.

Non era in realtà così per Guttuso, che frequentò e interloquì anche con tendenze artistiche sperimentali e di ricerca, e neanche per Peppuccio, che con "Una pura formalità" e “La sconosciuta” ha dimostrato di avere una capacità di rinnovare temi, schemi e linguaggio della sua narrazione filmica.

In qualche modo il “difetto” di Tornatore starebbe in quella frase famosa messa in bocca a Tim Roth, pianista sull’oceano: “Finchè avrai una bella storia da raccontare, non sarai mai fregato”
E quella di Baarìa è una bella storia, ben raccontata.


Il problema che, come noi altri hanno sottolineato, è se questo procedere, soprattutto nella prima parte, per flash rievocativi, per grandi pennellate, in maniera quasi epigrafica o didascalica, di eventi, fatti, episodi, circostanze della nosrra Baarìa, sarebbe stato inteso da un pubblico non siciliano, anche se il linguaggio dell’arte non conosce confini.

In ogni caso, tutti, e crediamo anche i critici, si riserveranno una seconda visione e lettura del film, che fa letteralmente volare via, e questo non va sottovalutato, due ore e mezzo.

Aspettiamo, incrociando le dita, la chiusura di Venezia e poi dal 25 settenmbre ,sarà l’accoglienza del pubblico, che, come sempre , è il miglior critico, a dirimere ogni dubbio e controversia

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