Guttuso nel giardino dell’Eden- di Ezio Pagano

Guttuso nel giardino dell’Eden- di Ezio Pagano

cultura
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Scriveva Luis Borges: “Ogni scrittore ed ogni uomo deve vedere in tutto ciò che gli accade, ivi compreso lo scacco, l’umiliazione e la sventura, uno strumento, un materiale per la sua arte.“

La svolta della vita può arrivare come un uragano quando meno te l’aspetti, a me è arrivata nel 1962 quando ero ancora in collegio alla “Montagnola” di Bagheria.
Prima l’iniziazione alla Montagnola, nell’austero Palazzo novecentesco d’impronta settecentesca, con tanto di blasone di famiglia, in questo caso, quello di Don Armando Trigona della Floresta, discendente di Coriolano. Poi la dipendenza dall’arte senza pentimenti o ripensamenti. Infine, una vita vissuta con l’arte per più di dodici lustri tra godimenti e dolori, successi e delusioni. Proprio come l’Amore.

AUGURO DI CUORE FELICI NOZZE”, si legge nel telegramma che Guttuso m’inviò il giorno del matrimonio, senza sapere che la felicità me l’aveva regalata proprio lui, quando con la sua arte plasmò i miei sentimenti e anche il sentiero per il futuro, nel giorno dell’”Equinozio di primavera”. Quel giorno, si aprìva la sua grande mostra “La Sicilia nella pittura di Renato Guttuso”.

In questi lunghi anni sono accaduti tanti fatti, e tra questi alcuni mi hanno visto lavorare per Guttuso: “le pitture della chiesa d’Aspra”, la mostra “Guttuso e la Sicilia”, le indagini sulle opere false e la genesi del dipinto “Arsura. Donna alla fonte”. Quest’ultima opera esposta al “Museo Guttuso” di Bagheria a firma di Topazia Alliata, ma con la mia convinzione che è stata dipinta da Renato Guttuso, con la complicità sentimentale di Topazia. Infatti, nei pochi materiali d’archivio che non sono finiti nel rogo voluto dal padre di Topazia o tra quelli secretati dalla stessa Topazia, appare chiara la genesi del dipinto, anche se qua e là affiorano contraddizioni dalle quali nemmeno Guttuso ne esce indenne. Contraddizioni, che comunque, non indeboliscono la tesi probatoria.

Allo stesso modo, avveniva con Pirandello e Tomasi di Lampedusa che nei loro scritti descrivevano una Sicilia culturalmente arretrata, mentre loro stessi erano i primi a essere immersi nella cultura mitteleuropea(1), favorendo così lo stratificarsi di una società di piagnoni, come nell’antica Roma al tempo delle prefiche, nonostante Goethe nel suo “Viaggio in Italia” avesse già manifestato la sua opinione sull’Isola: “L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra … chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.

Ora, senza tener conto del modello di vita del Maestro, c’è chi lo vorrebbe nel “Giardino dell’Eden”, non tenendo conto che Guttuso da vivo si era conquistato un posto nel luogo degli dei. Un destino che appartiene solo a poche celebrità e nel XX secolo ha riguardato: Picasso, Dalì, de Chirico, Warhol, Schifano e adesso Guttuso.

Come dire: piagnoni di Sicilia, non lagnatevi di questa terra, perché senza di essa e senza i siciliani, la cultura italiana non sarebbe la stessa e non avrebbe trionfato nel mondo!

1) In Franco Lo Piparo, “Bagheria, borgo continentale”, 2023; nella collana ITascabili dell’arte n. 98 “L’identità culturale di Bagheria”, Edizioni Ezio Pagano.

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