Col silenzio assenso di Renato Guttuso- di Ezio Pagano

Col silenzio assenso di Renato Guttuso- di Ezio Pagano

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Robaccia, definì Togliatti l’arte astratta e lo fece per stroncare una mostra dei pittori di Forma 1.

Togliatti alias Roderigo di Castiglia, per stroncare una mostra bolognese di Forma 1 scrive: una raccolta di “cose mostruose”, di “orrori e scemenze”, di “scarabocchi”. Poi se la prende con gli organizzatori e si chiede come mai nella rossa e dotta Bologna ci siano «tante buone persone» disposte ad avallare l'esposizione di simile robaccia come un evento artistico.
Prima d’ora mai uno scriba aveva stroncato con tanta veemenza e altrettanto malvagità una mostra d’arte, e non lo farà nessun altro dopo, proprio perché se la verità non la conosciamo quelli che in qualche modo pratichiamo i santi, figuriamoci se poteva albergare nell’animo dell’ateo Togliatti. Vi starete chiedendo perché riservo tanto rancore a Roderigo, e la risposta è semplice: per pagarlo dei suoi servizi con la sua stessa moneta.
Il punto grave però è un altro: quest’uomo non viene assalito dal dubbio che le cose che dice sono scemenze e che i rossi e dotti bolognesi potessero avere ragione. E non basta firmare l’articolo con lo pseudonimo di Roderigo per non sentirsi colpevole di tale empietà. È anche vero, che a danno fatto, alcuni decenni dopo, il P.C.I. ha cercato di minimizzare l’accaduto e persino Guttuso ha cercato di rimediare, sostenendo che ha tentato di mediare a favore dei suoi compagni di “viaggio”.
Bene! Per questi motivi, a quanti pensano che la biografia di Guttuso debba essere scritta solo con “rose e fiori”, lasciando fuori tutte le cose non belle, e sono tante, dico che continuano a sbagliare! Perché quel silenzio assenso di Guttuso di allora è stato un fatto molto grave, tale da far cambiare il corso della Storia dell’arte, svantaggiando l’Italia a favore degli Stati Uniti d’America, che approfittando di questa faida interna, ha “sguinzagliato persino i servizi segreti, consentendo che l’America scrivesse la pagina più importante dell’arte contemporanea della seconda metà del Novecento, attraverso la pop art di Andy Warhol, pagina che poteva essere scritta dall’Italia con l’arte astratta del Gruppo Forma 1.
Tra le vittime della battaglia persa da Forma 1 c’era anche Carla Accardi, l’artista che in questi giorni avrebbe compiuto novantanove anni e che ha contribuito all'affermazione dell'astrattismo in Italia.
Infatti, dopo le primissime prove figurative del periodo accademico, solo pochi quadri per la verità, Carla Accardi inizia subito a dipingere opere astratte col precipuo intendimento di adeguare il linguaggio artistico italiano a quello dei paesi che in quel periodo erano più evoluti, la Francia e la Germania.
Questo desiderio di rinnovamento coinvolge lo stesso Guttuso che diventa determinante, favorendo incontri nel suo studio, con artisti che vivevano le stesse problematiche. A seguito di questi incontri, nel 1947, viene stilato il manifesto del Gruppo Forma 1, ma, strano a dirsi, Guttuso non lo firma.
Cerchiamo ora di capire perché Guttuso non lo firma.
Tutti i pittori che si ritrovavano nello studio di Guttuso: Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e lo stesso Guttuso si professavano appartenenti al P.C.I., in un certo senso seguivano la moda di quegli anni; altrimenti professare di essere comunista non sarebbe stato necessario; come avveniva con quei pittori ideologizzati di destra e di sinistra, che non si professavano ma semplicemente lo erano, come Mario Sironi a destra e Carlo Levi a sinistra e con questo non voglio dire che tra i pittori di Forma 1 non ci fossero veri comunisti.
Guttuso nonostante fosse interessato al rinnovamento dell’arte, per non entrare in conflitto con Togliatti, il servo sciocco di Stalin, che inneggiava ad una arte scioccamente realista, perseguendo ideali zdanovisti del comunismo sovietico, come ho già detto non firmò il Manifesto di Forma 1 e con questa obbedienza si guadagnò grande rilievo nel P.C.I., diventando il pupillo culturale di Togliatti e acquisendo quel potere che rincorreva da quando era arrivato a Roma, la città del Re Mida Cagli. Ma allo stesso tempo entrò di forza a far parte del Club di chi sostiene che “Una cosa è dire e un’altra cosa è fare”.
Ovviamente questa situazione ci fa capire meglio l’opaca querelle tra Guttuso e Sciascia sull’Affaire Moro; come d’altra parte è chiaro il pensiero di Sciascia su Guttuso che ci ricorda il filosofo Antonio Saccà: “Pubblicai su Guttuso un ampio saggio, andai a trovarlo, lesse, finì, e di scatto afferrò una sua tempera e me la dedicò. Divenne la copertina di un mio libro. E un fermo ricordo. Un comunista ma soprattutto un siciliano”. Su quest’ultima frase “Un comunista ma soprattutto un siciliano” c’è molto da riflettere e tanto da capire.
A conclusione di questo excursus di notizie, voglio ricordare alle Istituzioni, di non dimenticare i cento anni dalla nascita di Carla Accardi, che ricorrono nel 2024. Un paese civile non si lascia sfuggire una data così importante non celebrando la più grande artista italiana del Novecento, di riconosciuto talento internazionale.

 La foto: Carla Accardi, Benedetto Patera, Elda Pucci ed Ezio Pagano, ritratti nella Galleria il “Poliedro” di Ezio Pagano. Bagheria, 1981. Prima mostra personale siciliana della celebre artista Carla Accardi.

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