Pino Fricano: "abbiamo toccato il punto più basso"

Pino Fricano: "abbiamo toccato il punto più basso"

Politica
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Abbiamo ritenuto opportuno rivolgere alcune domande all'ex-sindaco di Bagheria Pino Fricano, per analizzare alcuni aspetti di criticità dell'attuale situazione politica; un'amministrazione, quella Sciortino, che ha in parte ereditato carenze e problematiche dalla precedente.

Che opinione s'è fatto delle attuali polemiche innescate dal voto del consiglio comunale sull’area ex-Poste?

Credo che sia stato toccato il punto più basso di capacità di governo. L’amministrazione sa di non avere la maggioranza in Consiglio. Un tema così sensibile andava governato o con l’assunzione piena della propria responsabilità (il diniego del cambio di destinazione d’uso, in quanto non compatibile con le previsioni urbanistiche) o con una concertazione preventiva e una condivisione che avrebbe garantito i numeri in Consiglio. Senza sottoporre nessuno ad un referendum, pro o contro. Con il conseguente polverone che si è sollevato sulla vicenda, con la ricaduta negativa per l’immagine della Città.

Che giudizio da del lavoro sinora svolto dall’amministrazione di Biagio Sciortino?

Assolutamente negativo. E non lo dico io. Lo dice la gente comune. Vai in giro e chiedi. Tutti i parametri di riferimento per determinare la qualità della vita di una comunità sono in forte ribasso, specie negli ultimi due anni. La vivibilità, la viabilità, la sicurezza del territorio, l’assistenza alle fasce deboli, la scuola, le politiche giovanili, il sostegno all’associazionismo, al volontariato sociale, i lavori pubblici, la fuga degli investimenti per potenziare le infrastrutture, ecc...

Perché questo giudizio così drastico e ingeneroso?

Questa Amministrazione ha riportato ad un ruolo di protagonismo vecchi politicanti che erano stati bocciati dal voto popolare; ha avviato una discontinuità con la precedente gestione pur avendo ricevuto il consenso degli elettori per continuare il lavoro avviato, tradendo quindi il mandato ricevuto; ha inserito in posti chiave persone non all’altezza del compito, con la logica clientelare, tradendo ancora il mandato ricevuto di valorizzare le competenze piuttosto che le appartenenze. Con i risultati disastrosi a cui facevo riferimento prima.

Il movimento che l'ha portata a Sindaco nel 2001 e che ha consentito a Biagio Sciortino di diventarlo nel 2006, non ha più una rappresentanza consiliare: come è potuto accadere?

I consiglieri eletti nella nostra lista e col nostro simbolo, hanno deciso di rispondere solo ai loro elettori, mortificando le aspettative dei non eletti, che con la loro candidatura avevano contribuito alla loro elezione. È stato un calcolo miope, hanno avuto nell’immediato una fetta di potere da gestire per accrescere il proprio consenso; hanno ceduto la leader ship della coalizione a chi era stato bocciato dagli elettori; e penso che in futuro non troveranno facilmente compagni di viaggio che si presteranno a svolgere un ruolo di servizio sulla scorta di un progetto comune.

Perché mentre era sindaco, la sua amministrazione si mostrò disinteressata alla acquisizione dell’ immobile?

La proposta delle Poste risultò superiore alla valutazione che facemmo dell’immobile, questa opzione avrebbe distratto risorse importanti da altri progetti che stavamo portando avanti.
In risposta ad una specifica iniziativa di Legambiente avevamo avviato, comunque, un percorso di verifica della donazione originaria, che sembrava avesse vizi di forma che ci pareva potessero consentirci di rientrare in possesso dell’immobile con percorsi meno onerosi.

Ha detto recentemente che nel momento in cui, si chiuderanno, come pare che avverrà, le indagini giudiziarie che in qualche modo l'hanno riguardata, tornerà a fare politica.
Ripartendo da quale progetto e da quali protagonisti?

E’ assai singolare che la mia situazione pur non essendo contemplata nel codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione antimafia (non ho alcun procedimento in corso per l’ipotesi di reati contro la pubblica amministrazione, né ho avuto alcun rinvio a giudizio), abbia determinato una così pervicace volontà di esclusione: mia personale e di quelle persone con i quali ho condiviso e continuo a condividere in questi due anni il percorso di attraversamento del deserto, che ormai ci stiamo lasciando alle spalle.

Perché è avvenuto questo?

Penso, come pensano i miei compagni di viaggio, che la scelta di escluderci dall’ Amministrazione, più che rispondere ad esigenze etico-politiche, risponda solo a calcolo di potere: cioè far fuori una presenza significativa (ma scomoda, critica, attenta più ai bisogni della Città senza trascurare quelli dei singoli), per avere più spazio per coltivare interessi particolari, che come ha visto sono quelli che stanno più a cuore, con le conseguenti polemiche e i malumori suscitati circa lo spreco di denari dei contribuenti, che potrebbero essere altrimenti utilizzati.

Si può dire che sta in panchina, pronto ad entrare in campo?

Voglio precisare che non ho mai smesso di seguire le vicende della nostra città e quando sarà il momento scenderò ancora in campo in prima persona. Proporremo alla Città il progetto originario, “Un Progetto per Bagheria”, che ha perso tanti pezzi e ne ha acquisiti altri, ma ha mantenuto intatto il suo spirito originario; e se i nostri concittadini ci daranno ancora la fiducia tornerò a occuparmi del destino della nostra città, prestando stavolta maggiore attenzione nella scelta delle alleanze.

Pensa a candidature anche al di là di Bagheria?

Se nel frattempo si determineranno le condizioni per dare un nostro contributo per fare crescere la città, anche da altre sedi credo che una forza politica di Centro (è lì che mi colloco ormai dal 2001) ci darà ospitalità; una forza di centro, comunque alternativa al Partito Democratico che a livello locale ha fallito su tutto il fronte collezionando una serie di flop, non ultimo l’emarginazione di tanti giovani che erano stati attratti dagli slogan coniati altrove, ma inapplicabili a Bagheria.

Cosa dovrebbe fare a suo avviso l’Amministrazione di oggi, per uscire dall’impasse, e dal rischio sempre incombente di uno “scioglimento”?

Questa Amministrazione ormai non è in grado di far nulla. Deve al più presto consegnare le chiavi e passare la mano per il bene della città per non continuare a fare altri danni.
Credo che avrebbe dovuto fare quello che si sarebbe dovuto fare anche a livello nazionale: un governo di larghe intese, tra le principali forze politiche che poteva ridurre la frammentazione e i particolarismi e favorire, nella pratica concreta, l’affermazione di una cultura delle regole che premi i migliori, a partire dai dirigenti che debbono essere scelti con procedure trasparenti eliminando ogni discrezionalità ed ogni logica di appartenenza.

 

 

 

 

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