Cronaca

Le numerose feste rionali e patronali previste durante l’estate, anche in vista di ferragosto, scuotono il mercato dei prodotti pirotecnici, con conseguente aumento di produzione dei fuochi d’artificio, non sempre sui circuiti di fabbricazione e vendita legali.

Forse è proprio per fronteggiare questa crescente domanda, che, presso una zona di campagna nell’entroterra di Misilmeri in provincia di Palermo, si era deciso di avviare, con leggero anticipo, la produzione di “botti” che, a breve, sarebbero andati a ruba sulle bancarelle dei mercatini della provincia di Palermo; una fabbricazione del tutto priva delle autorizzazioni richieste dalla legge e quindi abusiva.

I militari della Guardia di Finanza di Bagheria (PA), che già da qualche tempo monitoravano alcuni siti sospettati di alimentare il mercato clandestino di fuochi illegali nella zona, nei giorni scorsi hanno concentrato l’attenzione su un’area periferica di campagna, per l’anomalo incremento di movimenti attorno ad un fabbricato ivi situato risultato di proprietà privata, ma, apparentemente, in stato di abbandono.

Dopo qualche giorno di appostamento ed osservazione, è scattata la perquisizione del fabbricato, dove i finanzieri vi hanno rinvenuto, stivati in diversi cartoni e su varie scaffalature, ben oltre 500 kg di fuochi pirotecnici, alcuni già confezionati e pronti all’uso, altri accantonati e in attesa di lavorazione.

In un altro fabbricato situato nella stessa zona, invece, è stata individuata la fabbrica di confezionamento dei “botti”: all’interno, infatti, in un angolo era situata una macchina impastatrice, che da poco tempo aveva smesso di funzionare, mentre in un altro locale del medesimo magazzino una macchina legatrice, oltre a varie confezioni di colla e balle di carta da impacco.

Inoltre, in una decina di secchi, era stata accumulata numerosa quantità di polvere pirica ed altri materiali necessari per la fabbricazione dei “botti”.

La fabbrica e il deposito presentavano diversi rischi, sia a causa della precarietà dello stato di conservazione dei pericolosi materiali, sia in considerazione dell’incremento degli incendi nella stagione estiva, alcuni dei quali hanno interessato proprio aree prospicienti la zona sottoposta a perquisizione dalle Fiamme Gialle; tutta la zona è stata quindi messa in sicurezza, anche grazie all’intervento degli artificieri della Polizia di Stato.

Immediati i provvedimenti di sequestro: i sigilli sono scattati per l’intera area di oltre 12.000 mq e per i fabbricati adibiti a laboratorio e deposito clandestini; sequestrati anche tutti i macchinari e le attrezzature necessarie alla fabbricazione illecita, oltre ai 500 kg di fuochi pirotecnici ed ai 150 kg di prodotti chimici da utilizzare per le attività di produzione.

In seguito all’autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria procedente, i “botti” verranno fatti esplodere dagli artificieri in località sicura.

Per il proprietario dell’intera area e responsabile dell’illecita attività (già gravato di precedenti per gli stessi illeciti) è scattata la denuncia a piede libero per i reati di fabbricazione abusiva di materie esplodenti e conseguente omessa denuncia alle autorità.

Fonte Ufficio Stampa GdF
 

La crisi di liquidità alla Regione colpisce, si fa per dire, anche le tasche dei deputati regionali, che non riceveranno puntualmente il fatidico 27 del mese le loro spettanze di circa 15.000.000 tutto incluso.

Il presidente dell'Assemblea Francesco Cascio secondo quanto scrivono i giornali di oggi eleva una vibrata protesta e precisa:" L'assemblea dei deputati è un organo costituzionale, e non può essere trattato alla stregua dei fornitori", che, sia detto per inciso, aspettano mesi e addirittura anni per avere liquidate quanto loro dovuto per la fornitura di beni o servizi a Regione  e comuni.

Non importa se le imprese che aspettano soldi dalla regione o dai comuni falliscono e licenziano, l'importante è rispettare il principio: i deputati fanno parte di un organo costituzionale e quindi hanno il diritto di passare per primi alla cassa a riscuotere.

Se poi per mesi non adottano un solo provvedimento e votano solo uno stitico disegnino di legge, poco importa, perchè il più antico Parlamento del mondo, quello siciliano s'intende è un organo costituzionale equindi va strapagato con puntualità.

E poi si lamentano per il crescente sentimento di antipolitica.

Sono sette sinora come era venuto fuori dalle notizie dei primi giorni, gli indagati dell'inchiesta sui grandi eventi che ha al centro il manager della comunicazione Fausto Giacchetto.

Assieme a Giacchetto ci sono due suoi collaboratori, Angelo Vitale e Sergio Colli, la sua segretaria Stefania Scaduto, due dipendenti dell'assessorato turismo Antonino Belcuore e Antonio Imburgia oltre all'imprenditore Gioacchino Muratore.

L'indagine ruota attorno al meccanismo che era stato organizzato per far sì che i bandi che riguardavano la comunicazione di eventi aventi valenza regionale, dal Taormina Fashion Awards, al Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, ai Mondiali di scherma di Catania, fossero ritagliati su misura per essere aggiudicati ad imprese molto spesso del Nord, che facessero parte del "sistema", che il GIP Giuliano Castiglia definisce "collusivo oltre che assai articolato e ramificato, dotato di una intensissima vitalità operativa...e alimentato dalla linfa della corruttela"

IL GIP Giuliano Castiglia, pur accogliendo sostanzialemnete le tesi dei due p.m. Maurizio Agnello e Gaetano Paci  che intanto stanno esaminado le carte e le memorie dei computer sequestrati, ha però ordinato la restituzione del contenuto di due cassette di sicurezza, una intestata alla cognata di Giacchetto e alla nipote e una allo stesso Giacchetto: nella prima c'erano oltre 300.000 euro in contanti e gioielli, nella seconda circa 100.000 euro ed orologi di gran marca appartenuti però da sempre al manager della comunicazione.

La motivazione che da il GIP dell'ordinanza di dissequestro consiste nel mancato collegamento delle eventuali condotte illecite di Giacchetto con la cognata, e dal fatto che non c'è alcuna prova che i contanti nella cassetta di sicurezza  siano frutto di proventi illeciti.

E' accaduto intorno alle 21 di questa sera: un giovane a bordo di una Fiat seicento, di fronte alla paletta dei Carabinieri che intimano l'alt in via Città di Palermo, non si ferma ed anzi scappa a tutta velocità.

Nasce un inseguimento, il giovane imbocca prima Via Libertà e poi il corso Butera e si avvia spingendo sempre "a tavoletta" verso il "Palazzo"; arrivato all'altezza di via Anzelmo la imbocca a folle velocità nella speranza di sfuggire all'auto dei Carabinieri.

L'auto sbanda, sfiora il muro e finisce la corsa sul lato opposto contro una saracinesca, provocando seri danni alla parte anteriore della vettura: in un attimo i carabinieri gli sono addosso e lo bloccano.

I militi allertano  subito i colleghi che vengono a prelevare il giovane e lo conducono in caserma.

L'urto violentissimo, in una strada  a quell'ora silenziosa, ha fatto scendere in strada decine di persone abitanti nel vicinato e accorrere numerosi curiosi. Mentre scriviamo la macchina è ancora ferma e piantonata dai carabinieri.

Adesso interverranno gli agenti della Polizia urbana per gli adempimenti di loro competenza.

Dai primi accertamenti l'auto non risulterebbe rubata; parrebbe che il giovane, S.A.le iniziali di nome e cognome, e di cui non sono state fornite ancora nè l'età nè le generalità complete,  si sia lasciato prendere dal panico perchè sprovvisto di patente e di assicurazione.

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