Cronaca

Nelle prime ore di oggi, a Palermo, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bagheria hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, per i reati di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso, dal G.I.P. presso il Tribunale di Termini Imerese (PA) nei confronti di:

 COPPOLINO Francesco Paolo, classe 78, residente in via Bartolo Cattafi;

· RUGNETTA Roberto, classe 1970, residente in via Maria SS del Carmelo.

L’ordinanza scaturisce da una prolungata ed articolata attività investigativa svolta dai militari, sotto la direzione del Dott. BRANDINI, Sostituto P.M. presso la Procura di Termini Imerese, a seguito del colpo perpetrato il 28 ottobre 2013 ai danni del deposito della ditta “Gesco – Gruppo Amadori”, in via Pietro Nenni a Casteldaccia.

altIn quella circostanza tre malviventi, armati di pistola, avevano fatto irruzione all’interno degli uffici dello stabilimento, e dopo aver immobilizzato con del nastro adesivo il personale presente, avevano sottratto dalla cassaforte circa 50.000 euro, equamente divisi tra contanti ed assegni.

L’attività svolta dai Carabinieri, ha consentito di ricostruire minuziosamente il ruolo attivo e determinante avuto dal COPPOLINO nell’organizzazione e realizzazione della rapina. COPPOLINO, autotrasportatore licenziato solo qualche giorno prima dalla ditta Amadori, si presentava infatti pochi minuti prima del colpo presso lo stabilimento e, con la scusa di consegnare documentazione contabile, faceva in realtà in modo che il cancello e la porta degli uffici rimanessero aperti, allontanandosi solo dopo essersi assicurato dell’arrivo del RUGNETTA, esecutore materiale della rapina in concorso con altri 2 soggetti, al momento rimasti ignoti e sulla cui identificazione si stanno ora concentrando le indagini dei militari dell’Arma.

Gli arrestati sono stati tradotti presso la Casa Circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese, ove si trovano ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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 Coppolino Francesco Paolo                                 Rugnetta Roberto

nella foto interna l'azienda Amadori a Casteldaccia

Nell'interrogatorio dell'8 novembre 2013 il secondo successivo alla dichiarazione del 'pentimento', presenti il procuratore aggiunto dott. Leonardo Agueci e  il p.m. dr.ssa Francesca Mazzocco e due ufficiali dei Carabinieri, a Sergio Flamia vengono mostrate delle foto, per operare dei riconoscimenti.

Gli viene mostrata la foto n°4

altFLAMIA: Totino Lauricella.

P.M. Sì.

P.M.1: Chi è Totino Lauricella ?

FLAMIA: detto, u figghiu ri u’ Scintilluni, detto u’ Scintilluni puru  iddu... Allora, finché c’era Nino Zarcone, Tonino Vitale in giro, lui è un semplice soldato che andava a destra, a sinistra….

P.M. Ma di quale famiglia?

FLAMIA: Di Villabate.

P.M. Eh, ma come arriva lì a Villabate? Cioè come entra nella famiglia di Villabate?

FLAMIA: So che il suo padrino era Tonino Vitale, è stato Tonino Vitale ad affiliarlo formalmente, però come arriva alla famiglia mafiosa di Villabate non lo so, non glielo so dire; so solo che subito dopo l’arresto di Nino Zarcone e l’allontanamento che si è allontanato già qualche po’ di tempo prima Tonino Vitale, lui ha preso in mano questa situazione di Villabate tant’è vero che chi portò l’ambasciata a me per non fare uscire di casa Gino Di Salvo, togliere tutto dalle mani di Gino Di Salvo ed interessarmi io, è stato lui. Aveva un buon rapporto con Alessandro D’Ambrogio (arrestato nell'estate del 2013 n.d.r.)spinto un pò da Alessandro D’Ambrogio si è fatto strada.

....OMISSIS.....

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P.M.1: Aveva a che fare con Ficarazzi pure?

FLAMIA: Sì, lui era... allora, ai tempi di Nino Zarcone lui formalmente era stato messo a Ficarazzi, poi con...

P.M.1: Come mai?

FLAMIA: Perché a Ficarazzi non c’era nessuno, era scoperto, lui che è a Villabate e allora, dice, a Ficarazzi te la sbrighi tu... in un primo moménto si era...

P.M.: Ed era stato Nino Zarcone a, diciamo, a dargli questo incarico?

FLAMIA: Sì, a dirgli di sistemarsi a Ficarazzi con l’aiuto di Atanasio Leonforte. Dopo l’arresto di Nino Zarcone, dopo che lui è riuscito a rafforzarsi bene con l’aiuto anche di Alessandro D’Ambrogio e avendo tolto a Franco Lombardo dal mandamento di Altavilla, si è messo a capomandarnento con l’okay di Alessandro D’Ambrogio

P.M.1: Capomandamento?

FLAMIA: Capomandamento della famiglia mafiosa di Bagheria insieme a Gino Di Salvo; il mandamento di Bagheria era stato messo nelle mani di Gino Di Salvo e di Totino... Bagheria-Villabate.

P.M.1: Ficarazzi no, quindi...

FLAMIA: Ficarazzi fa parte di Villabate.

Cap.no.: Ma il mandamento di Bagheria quali famiglie comprende, Io vogliamo chiarire?

FLAMIA: Allora, il mandamento di Bagheria che so io dai vecchi, ehh, comprendeva: Altavilla, Casteldaccia, Santa Flavia chiaramente, Ficarazzi e Villabate, Villabate e Misilmeri.,.

P.M.1: Ah pure Misilmeri?

FLAMIA: Pure Misilmeri.

altCap.no: Prima...

FLAMIA: Prima, poi pian piano Villabate... poi c’è stato un certo periodo che il mandamento è stato spostato a Villabate, poi da Villabate è ritornato di nuovo a Bagheria, però una cosa è certa, che già dai tempi di Onofrio Morreale, anche se il mandamento era a Bagheria...

P.M.1: Quindi siamo...

FLAMIA: . . . però, c’erano sempre contrasti... ..

P.M.1: …e Villabate di Onofrio Morreale ossia, in che anni siamo?

FLAMIA: 2004, 2003...

P.M.1: E allora?

FLAMIA: ......il mandamento era a Bagheria però c’erano forti contrasti con la famiglia mafiosa di Villabate, all’epoca gestita da Nicola Mandalà e Ezio, come si chiamava questo, Rizzo, c’erano dei forti contrasti...

Magg.re: Nel periodo dell’Operazione Argo come si componeva il mandamento di Bagheria?

FLAMIA: Bagheria era: Ficarazzi, Bagheria, Villabate, Casteldaccia e Altavilla.

CAP.NO: Quindi nell’ultimo periodo...

FLAMIA: L’ultimo periodo questo era.

CAP.NO: Lo vuole ripetere così almeno...

FLAMIA: Bagheria, Villabate, Casteldaccia, Altavilla e Ficarazzi e Santa Flavia chiaramente.

P.M.: Ma questo ruolo di Lauricella assieme a Di Salvo da chi viene stabilito, diciamo, viene.., avviene un’investitura insomma o comunque un...

FLAMIA: Allora, l’investitura ufficiale è stata fatta ai tempi di Nino Zarcone con il mandamento ad Altavilla, spostato da Bagheria ad Altavilla, a capomandamento c’erano Nino Zarcone  e Tonino Vitale di Villabate, come capomandamento erano loro, tutti e due, quando Antonino Vitale se n’è andato all’Estero, Nino Zarcone è stato arrestato, di routine il mandamento è rimasto nelle mani a quello che c’era ad Altavilla, Franco Lombardo.

Stu Franco Lombardo essendo visto da tutti come un truffatore, persona di pochissimo affidamento in tutto, c’erano sempre discorsi che si doveva togliere stu Franco Lombardo, discorsi sempre tra di loro, tra Gino, Totino e Alessandro che mi riferivano a me, rici: amu a livari a Franco, amu a livari a Franco, amu a livari a Franco,.. c’amu a diri ca un s’avi a ‘mmiscari cchiù a nienti...( secondo le dichiarazioni di Vincenzo Gennaro rese agli inquirenti, Franco Lombardo, dopo il suo arresto avvenuto nel dicembre del 2012, era stato sostituito al vertice della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia da Rosario La Mantia n.d.r.)

altP.M.: Ma questi incontri con Alessandro lei ha idea di dove si svolgessero? No.

FLAMIA: So a Palermo, ma dove non lo so, non ho mai presenziato io.

P.M.: Va bene, comunque...

FLAMIA: L’unica cosa, che un giorno vengono da un appuntamento sia Gino Di Salvo che Totino Lauricella, vengono da un appuntamento che avevano avuto con Alessandro D’Ambrogio informandomi che Palermo, in particolar modo nella persona di Alessandro D’Ambrogio che girava tutto intorno a lui, a quello che mi dicevano loro, hanno deciso che in via formale.., in via informale, come si dice, il mandamento è stato dato nelle mani di Gino Di Salvo e di Totino Lauricella, si deve informare a Franco Lombardo che non si immischia più...

P.M.: Perché in quel momento Lombardo era ancora libero?

FLAMIA: Era, il capomandamento era lui, tant’è vero che il Lombardo in un appuntamento a me che cosa mi dice, rici: chistu è u ringraziamento che sono stato io a presentargli come uomini d’onore ad Alessandro D’Ambrogio! Perché anche se Totino si conoscevano sin da bambini con Alessandro D’Ambrogio, non c’era la presentazione ufficiale, perché per presentare un mafioso ad un altro mafioso, bisogna essere almeno in due, quindi dice: mi hanno sfruttato per avere la presentazione sia Gino Di Salvo che Totino, con Alessandro, picchi, pi’ farimi fuora?

Il che io, mettendo la buona ci dissi: 'no Franco, non è questo, non c’entra niente che tu sei stato fatto fuori, è un discorso che il mandamento era a Bagheria ed è, c’è stato il volere che il mandamento si riportasse di nuovo a Bagheria, tanto tu ad Altavilla ci sei sempre tu, se c’è bisogno di qualcosa ad Altavilla ci rivolgeremo sempre a te', coprendo io un po’ tutti i discorsi che c’erano.

Magg.re: Posso? Ma chi è a Palermo per decidere come deve essere costituito il mandamento di Bagheria?

FLAMIA: Che ne sappia io nessuno, ma siccome è stato un momento che chi si alzava prima la mattina comandava, in quel momento c’era Alessandro D’Ambrogio che girava tutto intorno a lui.

Magg.re: Come se fosse al di sopra di tutti gli altri.

FLAMIA: Sì, come se fosse al di sopra di tutti gli altri, come se fosse un capo commissione a tutti gli effetti.

Magg.re: Sì, come se fosse un capo commissione...

FLAMIA: ...a tutti gli effetti..,

Magg.re: Quindi...

FLAMIA: .. . girava questo...

Magg.re: ... come se fosse un capo...

FLAMIA: ... sì, al cento per cento gira... il discorso che girava era questo, al momento in cui arrivava l’ambasciata che c’era...

P.M.1: A vera tiesta i’ l’acqua... la vera tiesta i’ l’acqua...

FLAMIA:. la vera tiesta i’ l’acqua a tutti gli effetti, cioè ma poi per cose stupide pure si mettevano nel mezzo per cose stupide, la raccomandazione per un matrimonio in una sala trattenimenti per fare togliere dieci euro a persona... cioè per cose proprio assurde che andare a disturbare le persone per delle stupidaggini, però basta che apriva bocca Alessandro D’Ambrogio, si deve fare, in quel momento si doveva fare.

Magg.re: E questo sa se era (inc.) anche per altri mandamenti?

FLAMIA: Sicuramente su quello della Noce, sicuramente su Villabate, sicuramente su Bagheria...

Magg.re: (inc)

FLAMIA: . .. qualche po’ di dubbio ce l’ho su Brancaccio.

P.M.1: Comunque una cosa, Comunque una cosa, prima, tornando a quello che le chiedeva prima la collega, Lauricella ad un certo momento diventa capomandamento assieme a...

FLAMIA: Gino Di Salvo.

P.M.I: innanzitutto io francamente non ho mai sentito dire che ci sono due capimandamento, dove c’è... al massimo uno e il vice, ma io so che il capomandamento è uno, per cui non lo so se...

FLAMIA: E allora, loro ufficialmente mi dicevano a me che visto che si doveva togliere e si è tolto a Franco Lombardo, e che al momento non c’è la possibilità di riunire tutte le famiglie per nominare un nuovo capomandamento sulla zona di Bagheria, dice, per il momento sbrigatevela tra di voi, tu, Totino Lauricella e lei, Gino Di Salvo, dice, ve la sbrigate voi di comune accordo, dice, quando ci sarà la possibilità di ufficializzare questa situazione, poi si ufficializza.

P.M.1: Questo chi lo diceva? Chi lo stabilisce?

FLAMIA: Alessandro D’Ambrogio.

P.M.1: Sempre D’Ambrogio.

FLAMIA: Alessandro D’Ambrogio ma a me mi è stato riferito sia da Totino che da Gino Di Salvo, da tutti e due, perché quando mi hanno informato erano tutti e due assieme. Non solo, addirittura Totino Lauricella ha preteso tipo una cortesia, dice: anzi fammi una cortesia, dice, ora deve venire Natale Bruno, questo di Brancaccio, dice, tieni presente che ora il mandamento ce l’abbiamo io e zu’ Gino...

P.M.1: Ma questo era... Totino Lauricella?

FLAMIA: Totino, dice, tieniti che ehh in modo, dice, accussì anche loro già sanno che il mandamento a Bagheria ce l’abbiamo noi...

P.M.1: Ma questo che diceva Totino, cioè era verificato che era vero o era una esaltazione (inc.)

FLAMIA: Era vero picchi Gino, Gino Di Salvo quello che diceva Totino lo faceva; cioè un giorno Totino, ricordo che è venuto a Bagheria a trovarmi, io mi trovavo seduto davanti ad un chiosco di fronte l’agenzia di scommesse da mio cugino a Piazza Palagonia, è arrivato Totino tutto di premura, tutto ehh, dice: mi devi fare una cortesia, rici, u zu’ Gino? Ci rissi: in giro. Comunque, rici, ci u rici, stasira ci rici ca s’avi a squagghiari a putia ri pompe fùnebri Mineo, nei, s’avi a squagghiari stu negozio.

Cap.no.: Si deve incendiare, cioè...

FLAMIA: Si deve incendiare. Ci rissi: 'ma picchi Totino, ci rissi, già chisti sunnu mali visti, ci nissi, succieriri na cuosa ri chisti a stu minutu'... anche perché non avevo interesse a fare succedere ste cose. Rici; no iddu come si, come si permette, questo Mineo, ad andare a Villabate da Gioacchino, gli ha dato botte, hanno massacrato di botte a Gioacchino davanti alla moglie….

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Le foto all'interno dall'alto verso il basso: Totino Lauricella, Alessandro D'Ambrogio, Atanasio Leonforte, Rosario La Mantia, Sergio Flamia

 

 

Stamani il Nucleo Investigativo dei Carabinieri e la Squadra Mobile di Palermo Sezione V, hanno tratto in arresto MINEO Dionisio, palermitano 23enne, volto noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti specifici, accusato di rapina aggravata in concorso in danno di un istituto di credito della provincia.

I fatti risalgono al 13 febbraio 2013 quando, alle 15:00 circa, tre soggetti, uno dei quali travisato, accedevano all’interno dell’agenzia del Banco di Sicilia di Altavilla Milicia, con il chiaro intento di perpetrare una rapina.

Due dei malfattori scavalcavano il bancone, spingendo da parte un cliente intento ad effettuare un’operazione e spostando con violenza l’impiegato dell’unica cassa, frugando nei cassetti aperti ed intimandogli di aprire quelli chiusi a chiave.

Il terzo rapinatore rimaneva all’interno del salone di cassa, con il compito di gestire eventuali reazioni dei clienti, fra i quali una giovane coppia con una bambina di quattro anni, tranquillizzandoli sul fatto che, se non avessero opposto resistenza, non gli sarebbe stato fatto del male. Quest’ultimo, sfruttando la sua esperienza criminale, individuava fra gli impiegati il direttore e, dopo averlo afferrato per un braccio, gli intimava di aprire la cassaforte.

Una volta appurato che la cassaforte non poteva essere aperta in quanto temporizzata, i tre malfattori si impossessavano dei contanti custoditi nei cassetti (circa 2.000 dollari americani e pochi euro) e si dileguavano velocemente, facendo perdere le loro tracce.

altLe indagini, svolte nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri della Stazione di Altavilla Milicia, consentivano di acquisire le descrizioni dei rapinatori e permettevano di ricostruire la dinamica dell’evento delittuoso. La successiva e più approfondita comparazione degli elementi raccolti nel corso delle prime indagini, hanno consentito agli investigatori della squadra antirapina dei Carabinieri e della Squadra Mobile, di identificare MINEO Dionisio, nel rapinatore che si era occupato di tenere a bada la clientela e che poi aveva minacciato il direttore. 

L’identificazione è stata possibile grazie al confronto della descrizione fornita dalle vittime con le foto segnaletiche di pregiudicati in possesso agli investigatori ed anche dal confronto del modus operandi del MINEO, simile ad altre rapine da lui commesse.

L’Autorità Giudiziaria, concordando quindi con i risultati delle investigazioni, tenendo conto della spiccata pericolosità sociale del MINEO Dionisio, nonostante la sua giovane età, disponeva la misura cautelare in carcere.

L’arrestato, è stato associato presso la Casa Circondariale di Palermo all’Ucciardone.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Squadra Mobile di Palermo continuano, al fine di identificare gli altri due giovani complici della rapina

Nell’ambito di un più ampio servizio indirizzato al contrasto dell’economia sommersa, tra venerdì sera e sabato, i finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo, in cooperazione con personale ispettivo della locale Azienda Sanitaria Provinciale, hanno messo i sigilli a 3 ristoranti risultati totalmente abusivi in quanto privi delle necessarie autorizzazioni all’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Ai tre locali i finanzieri sono risaliti grazie all’analisi di rischio effettuata sistematicamente mediante il monitoraggio degli elementi informativi risultanti dall’Anagrafe Tributaria, riscontrando in particolare che tutti e 3 i ristoranti non presentavano le previste dichiarazioni dei redditi, risultando, di fatto, evasori totali.

Uno dei tre esercenti, per dare alla sua trattoria una formale situazione di regolarità fiscale ed evitare che qualche cliente, magari, segnalasse al numero di pubblica utilità 117 della Guardia di Finanza il mancato rilascio della ricevuta, aveva escogitato un ingegnoso sistema: quello di rilasciare ai suoi clienti scontrini fiscali mediante l’utilizzo di un vecchio registratore di cassa - dismesso ma ancora funzionante - che emetteva documenti riportanti una partita iva intestata ad un suo parente, riferibile ad una attività commerciale similare (somministrazione di cibo da asporto, così detto take away) ma con una pecca: era cessata da un paio di anni.

Ma i tre i ristoratori, con esercizio nelle zone di Borgo Nuovo, Bellolampo e Corso Calatafimi, oltre a non essere a posto con il fisco, sono risultati non in regola anche con il rispetto delle più elementari norme igienico sanitarie.

Le ispezioni dei locali, svolte congiuntamente a personale della locale Asp, hanno permesso di rinvenire in alcune celle frigo, prive di qualunque dispositivo di controllo delle temperature, una ingente quantità di carne bovina e suina alla rinfusa, prodotti ittici e sughi vari, in cattivo stato di conservazione, che sono stati subito sottoposti a sequestro per il mancato rispetto dell’articolo 5 della Legge 283/1962, relativo alle prescrizioni da osservare per la conservazione degli alimenti, e dell’articolo 18 del Regolamento Comunitario 178/2002, sulla obbligatoria tracciabilità dei prodotti.

Al termine delle attività ispettive sono stati sequestrati preventivamente tutti e tre i locali e segnalati alla locale Procura della Repubblica i tre imprenditori per avere esercitato in maniera abusiva il congelamento di alimenti, precedentemente acquistati freschi, e per aver detenuto gli stessi in condizioni igieniche scadenti ed in ambienti privi dei requisiti igienico sanitari.

Nei loro confronti, a breve, saranno avviate dai finanzieri del Gruppo attività di verifica fiscale al fine di ricostruire i ricavi sottratti al fisco nelle rispettive attività.   

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