Cronaca

Intorno alle 11 di stamane un incendio è scoppiato in un magazzino di via Ettore Maiorana , una travera di corso Umberto, a Ficarazzi: per spegnere le fiamme sono dovute intervenire i vigili del fuoco. 

altHanno trovato purtroppo conferma le notizie che all'interno dello stabile ci fosse qualcuno che era rimasto intrappolato dalle fiamme: è stato recuperato infatti un corpo carbonizzato che ancora non è identificato, anche se le prime ipotesi fanno pensare che la vittima sia un parente del locatario dell'immobile.

Non si è ancora saputo se l'uomo si stava prodigando a spegnere l'incendio o se si trovasse già  dentro quando è scoppiato l'incendio.

Più forte è questa seconda ipotesi perchè i vigili hanno trovato la porta chiusa dall'interno ed hanno dovuto forzarla per potere accedere al locale.

 

 

Ne da notizia il Giornale di Sicilia di oggi che in un articolo a firma di Sandra Figliuolo riferisce del decreto della V sezione della Corte di appello per le misure di prevenzione, che ha deciso di restituire al pentito ed ai familiari tutti i beni che erano stati sequestrati, ritenendoli compatibili con le attività commerciali esplicate dal Lo Verso e non riconducibili al riciclaggio di redditi acquisiti mediante condotte illecite legate alla sua appartenenza a 'cosa nostra'.

La Corte ha tenuto conto oltrre che delle argomentazioni dei difensori di Lo Verso, gli avvocati Monica Genovese, Giusi Loredana Russo e Santi Magazzù anche della perizia contabile disposta dallo stesso tribunale che ha accertato che i beni sono stati acquisiti in maniera del tutto lecita.

Con lo stesso provvedimento i giudici hanno anche revocato la misura della sorveglianza speciale cui era sotto posto il pentito ficarazzese, giustificata con la sua pericolosità sociale.

Lo Verso era stato arrestato nel 2005 nell'operazione 'Grande Mandamento' perchè considerato uomo d'onore della famiglia di Ficarazzi e vivandiere di Bernardo Provenzano, di cui aveva gestito la latitanza tra Bagheria e Ficarazzi. Condannato a cinque anni e otto mesi, nel 2010, qualche mese prima di avere finito di scontare la pena, aveva deciso di collaborare con la giustizia 

altTutta un'altra musica insomma rispetto a quando le indagini del Gico del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza, secondo quanto scrissero al tempo gli inquirenti," hanno permesso di accertare, tra l'altro una forte sproporzione tar l'ingente patrimonio individuale ed i modesti redditi dichiarati dal Lo Verso e dai componenti del nucleo familiare, tali da non giustificarne la legittima provenienza".

I sigilli vennero apposti a undici terreni, per una estensione complessiva di oltre 12.000 mq. e ad undici tra case di campagna e appartamenti posseduti dal Lo Verso tra Ficarazzi e Palermo per un valore di circa tre milioni di euro.

Adesso qualche decina di appezzamenti di terreno nelle contrade Badia, Pilato, Cordova e Pezzotto a Ficarazzi, e abitazioni varie una delle quali di otto vani in via Celsi , sempre a Ficarazzi oltre ad  un appartamento in via Cesalpino a Palermo, tornano nella disponibilità di  Stefano Lo Verso della moglie e del figlio, che peraltro è riuscito a dimostrare di essere l'unico vero proprietario dei beni a lui intestati, acquisiti esclusivamente attraverso le sue attività di lavoro.

 

 

 

 

     Stefano Lo Verso

 

     

 

 

 

 

          

I Carabinieri della locale stazione hanno tratto in arresto, Salvaggio Carlo, nato a Palermo, 23enne, e Campani Antonio, nato a Palermo, 24 enne, per il reato di tentato furto aggravato in concorso.

In via Città di Palermo, i Carabinieri hanno sorpreso i predetti mentre smontavano con l’utilizzo di attrezzi da scasso degli infissi in ferro da una palestra abbandonata.

I due giovani hanno tentato la fuga ma sono stati raggiunti e bloccati lungo la stessa via dai militari dell’Arma che hanno recuperato anche sette infissi già smontati e sequestrato gli arnesi da scasso poco prima utilizzati.

Dopo aver trascorso la notte presso le rispettive abitazioni al regime domiciliare il Tribunale di Palermo, a seguito dell’udienza celebrata con rito per direttissima, ne ha convalidato gli arresti, rinviando il dibattimento per la richiesta dei termini a difesa.

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      Campani  Antonio                                        Salvaggio  Carlo

In un articolo del Giornale di Sicilia di oggi a firma di Riccardo Arena, si dà notizia del provvedimento preso dal Giudice dell'Udienza Preliminare Daniela Cardamone, che ha rinviato a giudizio sedici tra dipendenti del Coinres e del comune di Bagheria per reati che vanno dalla mafia, alle estorsionie, alla truffa.

Il processo avrà inizio il 21 maggio di fronte alla II sezione del Tribunale di Palermo.

L'operazione 'Baghad' che aveva portato all'arresto lo scorso 6 aprile di un dipendente del comune di Bagheria Diego Lo Paro e di  Antonino Di Bella, sorvegliante del Coinres, aveva coinvolto anche se per reati di minore gravità rispetto ai principali imputati, accusati di mafia e di estorsioni, altri dipendenti del Coinres, per violazioni che andavano dall'assenza ingiustificata dal luogo di lavoro, o di un contabilizzazione 'taroccata' delle giornate effettivamente lavorate e delle ore di straordinario svolto.

Le accuse erano di falso e truffa, appunto per la manipolazione dei fogli di presenza  e degli straordinari.

Per Antonino Di Bella invece le accuse più gravi, di essere contiguo all'organizzazione mafiosa, accuse che stanno peraltro trovando riscontri nelle dichiarazioni dei collaboranti dell'operazione 'Argo', Sergio Flamia in primis.

Di Bella che,  pur sorvegliante, era di fatto il dominus del Coinres viene tirato in ballo oltre per gli elementi specifici anche per avere avuto frequentazioni ed essere stato per un lungo periodo il braccio destro del capomafia di Bagheria Giuseppe Scaduto, e viene anche coinvolto in quanto avente la disponilità di un mezzo, un bobcat, che veniva spesso impiegato nelle periodiche emergenze rifiuti che con un meccanismo ad orologeria scattavano a Bagheria.

Tutti gli imputati sono a piede libero tranne Diego Lo Paro che è agli arresti domiciliari e Nino Di Bella che è ristretto in carcere.

Questi i nomi degli  altri imputati: Antonino Adamo, Pasqualino Barone, Antonino Caputo, Antonino Di Bella (figlio), Onofrio Galioto, Carmelo Guida, Antonino Nocera, Giovan Battista Sardina, Giuseppe Urso, Giovanni Schimmenti, Domenica Pedone, Filippo Lombardo, Giacinto Tutino e Pasquale Di Salvo

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  Antonino   Di  Bella                            Diego  Lo  Paro

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