Cronaca

Un giovane transessuale di 23 anni è stato colpito dal suo compagno con calci e pugni e si trova ricoverato in osservazione all'ospedale Buccheri La Ferla con numerose ferite.

Secondo una ricostruzione dei fatti, intorno alle ore sette della mattinata di sabato un passante ha visto nella parte terminale di viale S.Isidoro, che solitamente viene usata come luogo di discarica abusiva, un corpo che non dava segno di  vita: avvicinatosi ha cercato di capire se la donna, almeno tale era parsa a lui e successivamente ai primi soccorritori, stesse male.

 Non avendo ripreso coscienza e risposto alle sue sollecitazioni, il passante ha chiamato la polizia e l'ambulanza del 118 che ha immediatamente portato il giovane trans, che non aveva indosso documenti, in ospedale.

Dell'aggressione è stata la stessa vittima, poi identificato per B.C. palermitano di 23 anni,  a riferirlo agli agenti dopo avere ripreso conoscenza: pare che tra lui e il partner, che peraltro avevano bevuto parecchio, fosse stato consumato un rapporto sessuale.

Subito dopo all'improvviso, per motivi che sono ancora da accertare, l'aggressione: il giovane aggredito per le percosse ricevute è svenuto, ed è stato appunto individuato per puro caso da un passante che ha allertato i soccorritori, e non come avevamo scritto in precedenza, che il giovane stesso ripresosi dallo svenimento avesse chiamato aiuto.

Gli agenti della Squadra mobile di Palermo hanno già identificato e rintracciato l'aggressore e ne stanno valutando la posizione.

 

 

da gds.it

La notizia che ad Altavilla Milicia circolava già da diverse settimane ha trovato conferma: Vincenzo Gennaro, residente ad Altavilla Milicia ed  arrestato nel blitz del maggio scorso, da circa due mesi collabora con la magistratura, ed i suoi familiari sono già sotto protezione in una località segreta.

Un altro pentimento nella famiglia mafiosa di Bagheria che sembrava impermeabile da questo punto di vista: prima Stefano Lo Verso a Ficarazzi, quindi Giuseppe Carbone a Casteldaccia, poi ancora un pentito di peso come Sergio Flamia, che si sta rivelando una  vera miniera di informazioni per la lunga militanza malavitosa, ed ora il milicioto  Vincenzo Gennaro, che di vicende di mafia ne conosce pure tante, perchè girava nei cantieri ad incassare il pizzo, ed aveva sperimentato, proprio per 'venire incontro' alle difficoltà economiche degli imprenditori il pizzo a metro quadro.

In effetti, a volerla buttare sul ridere, dopo la pizza a metro, il pizzo a metro quadro ci voleva.

Non più quindi quel 3% fisso sull'importo dei lavori che aveva sempre rappresentato il pedaggio di cosa nostra che gravava sulle imprese ma un sistema più duttile e comprensivo dei problemi che attraversa l'intera economia del territorio.

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Vincenzo Gennaro che ha 57 anni, geometra, ufficialmente era responsabile per la sicurezza in vari cantieri dei comuni che gravitano intorno a Bagheria, ma di fatto era la longa manus di cosa nostra per incassare il dazio mafioso.

In questi giorni le sue dichiarazioni vengono depositate agli atti dell'inchiesta legata all'operazione 'Argo', inchiesta che i magistrati inquirenti si avviano a chiudere chiedendo per gli imputati il rinvio a giudizio forti anche delle dichiarazione dei pentiti.

Secondo quanto scrive Salvo Palazzolo sulla Repubblica di oggi, Gennaro starebbe confermando le tensioni che c'erano all'interno della famiglia mafiosa di Bagheria, dovute ad un antagonismo ravvicinato tra Carmelo Bartolone e Sergio Flamia di fatto i due luogotenenti che avrebbero potuto aspirare a ruoli di capifamiglia e Gino Di Salvo, forse troppo avanti negli anni e troppo preso dai suoi affari, per potere mettere un freno alle ambizioni degli aspiranti capimafia.

Ma i problemi, come stanno accertando gli inquirenti, venivano anche dalla presenza dei due ispano-canadesi, poi ritrovati bruciati in discarica, Juan Fernandez Paz e Fernado Pimentel, la cui presenza era in qualche modo spia di un orizzonte più ampio in cui si muovevano alcuni mafiosi bagheresi e casteldaccesi soprattutto.

E la eliminazione di due personaggi di tale spessore, decisa, ormai sembra certo, in Canada, doveva però avere un avallo autorevole a Bagheria: ma se, come pare, il reggente della famiglia  Gino Di Salvo non sapeva nulla sulla scomparsa dei due canadesi, chi aveva dato allora l'autorizzazione per la loro eliminazione? 

E' l'interrogativo al quale investigatori e magistrati stanno cercando di dare una risposta.

Ieri, alle ore 00:30, in via Loreto, i Carabinieri della locale Stazione hanno tratto in arresto per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, ISAIA Davide, nato a Palermo, classe 1991, residente ad Altavilla Milicia.

A seguito della di perquisizione locale e domiciliare il giovane è stato trovato in possesso del seguente materiale, posto poi sotto sequestro:

- nr. 19 dosi di sostanza stupefacente tipo “marijuana”, confezionata in altrettanti involucri di cellophane termosaldati, del peso complessivo di grammi 20;

- ulteriori grammi 900 della medesima sostanza, occultati all’interno di nr. 2 barattoli;

- nr. 2 bilance di precisione e materiale atto al confezionamento;

- la somma contante di euro 250 verosimilmente provento dell’attività di spaccio.

L’arrestato, su disposizione del Dott. Brucoli, PM di turno presso la Procura della Repubblica di Termini Imerese, ha trascorso la notte presso la propria abitazione agli arresti domiciliari per essere poi tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese, ove il Giudice Monocratico ha convalidato il suo arresto e lo ha condannato alla pena di anni 2 e mesi 6 di reclusione, da scontare presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari. 

ufficio stampa Carabinieri

C'era già un fascicolo aperto dalla procura palermitana su Vito Rizzuto il boss italo canadese di 67 anni, originario di Cattolica Eraclea, morto per 'complicazioni polmonari' qualche giorno fa dopo un ricovero al Sacre Coeur Hospital di Montreal: la Procura sospettava che l'uccisione dei due italo-canadesi, Juan Ramon Fernadez Paz e Fernando Pimentel, avvenuta a Bagheria  ad opera dei due fratelli Pietro e Salvatore  Scaduto,  secondo il pentito Giuseppe Carbone che avrebbe partecipato all'agguato, fosse stata decisa appunto da Vito Rizzuto ora defunto.: lo scrive  sul Giornale di  Sicilia di venerdì 3 gennaio, Leopoldo Gargano.

I due canadesi sarebbero caduti sul fronte di una guerra di mafia scatenatasi tra la cosca dei Rizzuto ed il francese Raynal Desjardin, un tempo luogotenente di Vito Rizzuto guerra che  che aveva visto già cadere sotto il piombo dei killer l'anziano padre Nick Rizzuto, e il figlio di don Vito, anche lui Nick, sepolto poi, così si dice, all'interno di una bara d'oro.

I due ispano canadesi avevano trovato temporaneo riparo a Bagheria dove avevano cominciato a frequentare oltre che i fratelli Scaduto anche Sergio Flamia ed altri malavitosi bagheresi: ma dal Canada arrivò l'ordine di ucciderli, e secondo quanto avrebbe riferito nelle sue confessioni il pentito casteldaccese Giuseppe Carbone anche lui arrestato con Flamia nell'operazione Argo, nel mirino c'erano anche Sergio Flamia e Michele Modica che nell'estate del 2008 aveva partecipato al progetto di eliminare Pietro Lo Iacono.

E Michele Modica che in Canada aveva assidue frequentazioni, proprio nel paese nordamericano, era stato già bersaglio di un tenntativo di eliminazione.

Carbone quando si era pentito, subito dopo l'arresto nell'operazione 'Argo' avvenuto l' 8 maggio 2013, non aveva ancora l'imputazione di omicidio, ma il fatto che fosse entrato in possesso di un Rolex d'oro appartenuto a Fernandez Paz scomparso da settimane aveva già insospettito gli investigatori, che gli avrebbero sicuramente chiesto le circostanze in cui era entrato in possesso di quell'orologio.

Di Fernandez e Pimentel si erano perse le tracce il 9 di aprile, quando erano stati attirati in una trappola e crivellati di piombo appunto dagli Scaduto e dal Carbone: i corpi dei due ispano-caandesi erano stati poi bruciati ed abbandonati in un terreno adibito a  discarica abusiva.

Peraltro come scrive Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia solo uno dei due cadaveri è stato identificato, e cioè quello di Fernandez Paz per la presenza di una protesi metallica ad un gamba.

Per Pimentel invece il riconoscimento ufficiale non c'è ancora stato, perchè le condizioni in cui il corpo carbonizaato era ridotto non lo hanno consentito: è sicuramente lui, ma solo in base alle dichiarazioni del collaborante Carbone che ha partecipato personalmente alla sua eliminazione.

Per gli investigatori l'intera vicenda dimostra i legami di interesse e di reciproca  assistenza  ancora fortissimi esistenti tra i clan mafiosi italo-americani e la cosa nostra siciliana.

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