Bagheria: il TAR dice sì alle antenne dell'impianto di telefonia ad Aspra

Bagheria: il TAR dice sì alle antenne dell'impianto di telefonia ad Aspra

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La II sezione del  TAR di Palermo ha messo la  parola fine ad un contenzioso che si trascinava dal 2003, anno in cui l'amministrazione comunale aveva concesso l'autorizzazione alla società di telefonìa mobile Vodafone, di sistemare un impianto di antenne ad Aspra; lo riporta il 'Giornale di Sicilia' di oggi in un articolo di Ignazio Marchese. 

Per una vicenda analoga accaduta più di recente nel rione Certosa, l'autorizzazione per H3G era stata  revocata dal sindaco Vincenzo Lo Meo nel 2013 in seguito alle proteste dei cittadini che ravvisavano in quell'impianto rischi per la popolazione soprattutto per i più piccoli, tant'è che Lo Meo nelle motivazioni aveva scritto che 'l'amministrazione comunale ha inteso ascoltare la voce dei cittadini che aevavano avviato una protesta voltaa contrastare l'allocazione della stazione radio per il paventato pregiudizio alla salute'. La sospensione era stata motivata anche con il fatto che 'il comune non era dotato di apposito regolamento aggiornato sui criteri per la localizzazione di tali impianti come presvisto dalla legge 36/2001'.

Da qui il ricorso al TAR dellaVodafone, ed oggi l'organo di giustizia amministrativa in maniera perentoria taglia la testa al toro: quella autorizzazione non poteva essere revocata, perchè si legge nella sentenza "con l'entrata in vigore del decreto legislativo del 4 settembre del 2002 n°198 il legislatore ha introdotto disposizioni volte ad accelerare la realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione strategiche che, fra l'altro, hanno qualificato le stazioni radio base pe  reti di comunicazioni mobili GSM/UMTS come opere di  urbanizzazione primaria, stabilendo nel contempo la loro compatibilità con qualsiasi destinazione urbanistica e la possibilità di realizzarle in ogni parte del territorio comunale, anche in deroga agli strumenti urbanistici e ad ogni altra disposizione di legge o regolamento'.

La sentenza oltre ad obbligare il comune a dare corso alla realizzazione dell'opera lo ha anche condannato a pagare 1.500 euro per le spese di giudizio. 

 

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