Giuseppe Falsone: il boss hi-tech e solitario- di Giusy La Piana

Giuseppe Falsone: il boss hi-tech e solitario- di Giusy La Piana

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Il mensile Vivere, edito dalle edizioni San Paolo, ha chiesto alla giornalista e criminologa Giusy La Piana, un parere sulla strategia comunicativa del boss Falsone, recentemente catturato a Marsiglia. Vi riportiamo l'articolo.
Giuseppe Falsone, il boss dell'agrigentino, era tra i diciotto latitanti più ricercati d'Italia, sfuggito nel 1999 ad un mandato d'arresto per associazione mafiosa, omicidi e traffico internazionale di stupefacenti. La sua cattura, avvenuta venerdì nel sud della Francia, è considerata un successo nella lotta per accerchiare la nuova Cosa Nostra. L'ex numero uno Bernardo Provenzano lo reputava un "fedelissimo" per l'attaccamento alla famiglia mafiosa: non a caso è noto con lo stesso soprannome, ossia "il Ragioniere"; inoltre, anche lui ha latitato a Marsiglia, con un piano preciso: cambiarsi i connotati grazie alla chirurgia plastica.

L'identikit dei nuovi capi aiuta a capire come si evolve l'organizzazione criminale. "Un quarantenne con una mentalità di altri tempi (per questo ha agito con la benedizione del cuore del pensiero mafioso) ma con un modus operandi da mafioso 2.0, che gestisce i suoi affari criminali e controlla il suo territorio con estro manageriale, grazie alla capacità di utilizzare le più avanzate applicazioni internet", spiega a Vivere Giusy La Piana, giornalista e criminologa palermitana, autrice dei saggi "Strategie di comunicazione mafiosa" (2010) e "L'impero dei pizzini: la carriera criminale di Bernardo Provenzano" (2007).

"Usava Skype per le videochiamate e i suoi ‘pizzini' erano digitali, faceva i conti con Excel. Si era affidato ad internet per documentarsi sui migliori chirurghi plastici francesi. Sfuggendo alla cattura, però, dimenticò sul letto le pagine stampate. Passava molto tempo online, non solo per controllare gli appalti, ma anche per sentirsi vivo. È stato tradito dai suoi bisogni relazionali" sottolinea l'esperta.

"Si collegava ad un blog cittadino per capire chi parlava e sondare gli umori - aggiunge - la mafia è un'azienda che ha bisogno di comunicare, affermando la propria identità nel territorio, ma non può farlo quando è braccata: la solitudine contrasta con la voglia dei nuovi boss di ostentare una bella vita, a differenza dei loro predecessori".

Il boss di Campobello di Licata, infatti, è stato incastrato per l'incauta richiesta della patente nautica: "Aveva diverse identità, ma la sua grafia, grazie ai diversi ‘pizzini' sequestrati, era nota agli inquirenti. Quando ha presentato la domanda, firmando con falso nome ma personalmente, ha commesso un errore fatale: la perizia, il confronto delle impronte e il lungo lavoro investigativo lo hanno incastrato" spiega La Piana. Il bisogno di comunicare e il tentativo di dissimulare la permanenza in Francia, avviando un lavoro normale, hanno contribuito alla fine della latitanza. "Una cattura, a detta degli stessi inquirenti, anche grazie ad un largo uso delle intercettazioni. L'approvazione del ddl potrebbe dare a qualche superlatitante, primo fra tutti Matteo Messina Denaro, l'occasione di alzare i calici per brindare".

Falsone aveva vendicato nel sangue i suoi familiari. "Scavalcato nell'organizzazione, si era rivolto a Provenzano per ‘fare sistemare le cose': per questo è molto citato nei pizzini", sottolinea l'autrice che ha analizzato i noti messaggi cartacei. "Rappresenta il collante, un uomo di transizione tra vecchio e nuovo, figlio della mentalità tradizionale ma con strumenti all'avanguardia. Ai prossimi boss verrà richiesta una maggiore preparazione tecnica: mandano i figli in università e scuole prestigiose. Lo stesso Provenzano ha sottolineato in un suo messaggio l'importanza della laurea" afferma la criminologa.

Strategie comunicative. Come sottolinea La Piana nel suo ultimo libro, "la mafia adotta precise strategie comunicative per cementare le alleanze e determinare gli equilibri interni. Da una parte le consentono di sopravvivere ma dall'altra, come una spada di Damocle sempre puntata, la rendono vulnerabile: una mancanza di comunicazione può determinare la differenza fra prigione e libertà. E all'interno dell'organizzazione ha spesso fatto la differenza fra continuare a vivere o morire".

 

Andrea Paternostro- Giusy La Piana

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