Il pescatore del mese: Salvatore Lo Coco - di Natalie Nicore

Il pescatore del mese: Salvatore Lo Coco - di Natalie Nicore

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L'articolo che vi proponiamo è stato pubblicato su Agricoltura italiana on line, la rivista telematica del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. E' una testimonianza sincera e coinvolgente di cosa pensano gli uomini di mare.

Mi chiamo Salvatore Lo Coco ed ho 58 anni. Sono pescatore dal '75: dopo due anni di marina mi sono trovato, a causa della malattia di mio padre, ad intraprendere la carriera di pescatore. La nostra è una tradizione di famiglia: mio nonno era pescatore e mio padre, Giovanni Lo Coco, detto "u parrino" perché ex seminarista, doveva essere un "pescatore di anime", poi, anche lui, ha seguito le orme di suo padre.

Quando ho cominciato a fare il pescatore la situazione era molto diversa: era un mondo diverso, la tradizione aveva un senso. Io ho sconsigliato i miei figli dal seguire le mie orme: le norme comunitarie che ci sono ora penalizzano in maniera irreversibile tutto il settore pesca. Sento che il mio dovere di padre era di incoraggiarli a cercare altre strade ed infatti ora due di loro sono a Milano ed uno lavora al cantiere navale.

Fare oggi il pescatore è tutt'altra cosa rispetto a venti o trenta anni fa. Una volta per andare a pesca ci si basava sulla luce e le montagne: mio padre mi ha addirittura lasciato dei fogli che contengono una sintesi delle conoscenze nautiche dei miei avi e sono tuttora utilizzabili, ora invece con i sonar ecoscandagli e gps tutto è diventato automatico, quasi meccanico.

Un altro esempio sono le regole dell'Unione europea: seguirle, per me, è un po' come andare contro natura.

Un tempo si seguivano le stagioni e fare il pescatore era un mestiere redditizio che cominciava ad aprile e finiva ad ottobre.

Ora ci sono obblighi precisi su cosa pescare, come e dove e se questi limiti non vendono rispettati si va incontro a delle sanzioni, che non aiutano i pescatori. Queste regole ci hanno di fatto precluso il presente, prima ancora che il futuro.

Credo che bisognerebbe avere regole specifiche per coste specifiche: non ha senso avere in Sicilia le stesse regole della costa adriatica, ogni zona, ogni pezzo di mare, ha le sue specificità e la pesca è diversa di costa in costa.

Le difficoltà sono tante e rischiamo di perdere i valori e le tradizioni e con essi anche la nostra cultura e le nostre specificità. Penso spesso a mio padre e ai sacrifici che ha dovuto fare per imporsi, in un' epoca che non conosceva l'assistenza, come i fondi FEP. Adesso ti danno i soldi e ti chiedono di chiudere la pesca. E' semplicemente assurdo. Penso proprio che oggi ad essere minacciati di estinzione non siano i pesci, ma noi pescatori.

Ogni giorno vado a pesca con i miei quattro fratelli, l'amore ed il rispetto per il mare ce lo hanno trasmesso i nostri avi.

Io nel mio lavoro ci ho messo tutto l'amore e la passione possibili e ora mi dispiace che la situazione sia così difficile. I pescatori hanno sempre rispettato il mare, che è il loro datore di lavoro, e non farebbero mai nulla per danneggiarlo.


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