La festa mutilata - di Angelo Gargano

La festa mutilata - di Angelo Gargano

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Da sempre le feste patronali rappresentano un miscuglio irripetibile di sacro e profano, contengono significati, chiavi di lettura e simbolismi che fanno parte dell'immaginario collettivo, che affondano le radici nelle origini e nella storia degli eventi anche fantastici di una comunità,

e che hanno spinto tanti studiosi e artisti a capirle e a rappresentarle.
Un tempo "rappresentazione" del potere religioso ma anche temporale, c'erano i "comitati per la festa", in cui c'era una disinvolta commistione tra politici e mafiosi, che talora si identificavano.
Il posto che si occupava dietro la statua del santo era una sorta di graduatoria del potere e religioso e laico.

Momenti in cui, quelli della Festa, allorchè a quelli di profonda devozione in cui la comunità affidava la propria sorte nelle mani del Patrono(a), si mischiavano riti laici, la corsa dei cavalli ecc..,i cantanti ecc..

Il primo passo falso, per esempio, che fecero i commissari straordinari nel 1993 da poco insediati, fu proprio quello di non fare la festa del patrono di Bagheria.

Da questo i bagheresi trassero nerissimi auspici, che i periodi di gestione commissariale si sono poi incaricati di confermare: le gestioni commissariali appartengono, da qualsiasi punto di vista li si voglia guardare, ai periodi più bui della nostra comunità, e non solo per la soppressione dell'esercizio di voto alle amministrative.

Per cui i sindaci si guardano bene, sia pure in situazioni straordinarie e difficili, assenza di bilancio e casse a secco, a cancellare la Festa del Patrono S.Giuseppe, di cui peraltro in questi giorni centinaia di bagheresi mi hanno chiesto notizia.
Un sindaco che non fa, a meno di un anno dal voto la Festa di San Giuseppe, non avrebbe pressocchè nessuna speranza di essere rieletto, anche se nei quattro anni precedenti avesse trasformato Bagheria sul modello di una linda evoluta e civile cittadina della Svizzera o della Svezia.

Non è il nostro caso penserete, ma si fa per dire.
Ebbene, appena qualche giorno fa, il sindaco Sciortino dà il tanto atteso annuncio,"Nuntio vobis gaudium magnum: la festa si farà" Come?

"Utilizzando quei pochi, pochissimi soldi che abbiamo, valorizzando le tradizioni, sfruttando le sinergie," insomma infiorando la decisione con tutto quel vasto bagaglio di chiacchiere, che serve a mettere una toppa che solitamente è anche peggiore del buco che si vuole nascondere.

Ma una festa del Patrono in tutto il mondo  trova il suo momento culmine, che non è solo religioso, ma "identitario" di una comunità, anche dei non credenti, nella processione del simulacro del Santo o della Santa: ma pensate voi, una festa di Santa Rosalia senza la processione del simulacro di Santa Rosalia lungo  il "Cassaro" (‘Csar) e che non si ferma ai Quattro canti, o, a Catania, una festa di Sant'Agata in cui la Via dei crociferi non venga percorsa come è d'uso di corsa dal corteo, o per restare più vicino a noi una Festa della Milicia, senza l'originale processione del Carro trionfale ‘ra Maronna Aritu" trainato dai buoi, o a Porticello la Festa della Madonna SS. Del Lume senza la suggestiva processione a mare, o per chiudere, la Festa di Santa Fortunata senza le tradizionale processione per le viuzze di Baucina.

No, non riusciamo a immaginarlo.

Che festa sarebbe? Appunto, pur non essendo noi credenti, che festa sarà la Festa di San Giuseppe ‘ra Baarìa senza la canonica e simbolica processione?
Questa risposta in tutte le interviste rilasciate da sindaco e assessori non è arrivata.
Padre La Mendola ha fornito giustificazioni "pubbliche" che, ci perdoni padre Giovanni, non sono per niente convincenti.

In realtà c'è stato un "vulnus" tra la Congregazione di San Giuseppe e l'Amministrazione Sciortino che dissimulare è come voler nascondere il sole con le reti.
Per la prima volta la Chiesa di Bagheria con un gesto clamoroso, ( e basta sentire i commenti di quelle migliaia di cittadini che si chiedono e si chiederanno in questi giorni sul perché della mancata tradizionale processione), ha marcato senza possibilità di equivoci e con un gesto dalla forte valenza simbolica la propria distanza dal potere politico in generale e da questo sindaco in particolare


E questo episodio, assieme ad altri, è la spia di un rapporto "difficile", per usare un eufemismo, tra l'attuale sindaco e il mondo dei presbiteri, rapporti ormai di sotterraneo conflitto che rischiano di appesantire ancora di più la non brillante condizione della maggioranza guidata da Sciortino: da Padre Luciano Catalano, parroco di San Pietro, che rifiuta da anni in maniera categorica anche solo le luminarie fornite dall'amministrazione per la Festa di S.Pietro, a padre Innocenzo Giammarresi, parroco della Parrocchia della Madonna del Carmelo, che non perde occasione per attaccare nelle sue omelìe sindaco, assessori e consiglio, a padre Giovanni La Mendola, che pur diplomaticamente, e con il tatto che solo gli uomini di Chiesa sanno dimostrare, ha dovuto cedere alla ferma presa di posizione dei "confrati di S.Giuseppe", che si erano stancati di un modo di organizzare la festività del Patrono in maniera frettolosa, superficiale e qua ci fermiamo.
Comunque sia, che la festa di San Giuseppe cominci, anche se sarà una festa mutilata.

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