L'ultimo saluto al Prof. Salvatore Provenzani

L'ultimo saluto al Prof. Salvatore Provenzani

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Lo hanno salutato come avrebbero fatto con uno di loro, quando la Parca crudele recide anzitempo il filo: "Sarai sempre qui... con noi". Il lenzuolo steso alle finestre dell'I.T.C. "L.Sturzo" nella sua semplicità dà la misura dell'attaccamento dei ragazzi al loro preside.

Oggi è il momento dell'addio, con la bara composta in quell'auditorium che lo aveva visto centinaia di volte parlare, presentare, presenziare, intervenire alla miriade di iniziative culturali, sociali, ambientali che il suo Istituto pressocchè settimanalmente organizzava ed ospitava.

Lo ricorda con un commosso intervento una delle sue collaboratrici, la professoressa Concetta Giamporcaro, poi uno dopo l'altro alcuni ragazzi in rappresentanza delle varie sezioni.

Poi inizia l'ultimo mesto viaggio da Piazza Palagonìa alla Chiesa Madre: una folla enorme oltre duemila persona ad accompagnarlo lungo un corso Umberto a tratti riscaldato dal tepore di una bella giornata di sole di gennaio.
Ogni tanto un applauso spontaneo dalla gente che assiste al passaggio di questo funerale di popolo di un uomo che pur non bagherese, non solo a Bagheria ma ai ragazzi dell'intero hinterland aveva dato tanto.

La folla entra in una chiesa subito stracolma, dilaga in una piazza Madrice, dove un impianto di amplificazione scandisce all'esterno i vari passaggi della cerimonia e i discorsi che lo ricordano, dal sindaco Biagio Sciortino al Direttore dell'Ufficio scolastico regionale Di Stefano a Vittoria Casa , che lo saluta a nome dei dirigenti delle scuole del territorio.

Infine l'estremo viaggio verso Palermo e la cremazione, decisa dai parenti per rispettare una sua precisa volontà.

 

Eravamo stati prima nel suo I.T.C. " L. Sturzo" con i ragazzi fuori a chiacchierare sotto il sole, senza il solito cicaleccio e allegria che è d'uso nei gruppi di giovani.
Nella sua "presidenza", una stanzetta di tre metri per quattro stracolma di centinaia di cose, in quel simpatico disordine, ci sono un gruppo di suoi collaboratori: quando andiamo a trovarli per parlare di Salvatore, senza alcun pudore, uomini e donne maturi piangono come bambini.
Si parla a bassa voce dell'ultimo suo gesto di generosità: la donazione dell'unico organo che, nelle condizioni in cui si trovava, era stato possibile donare, e cioè le cornee.


La sua presidenza non stava nei piani alti, non era roccaforte inaccessibile, come un tempo avveniva e talvolta ancora avviene: era ed è una stanzetta a piano terra, a diretto contatto con ragazzi,genitori e collaboratori, che forse era stata pensata come locale di foresteria: in quella stanza c'è di tutto, la parete dietro la scrivania tappezzata di foto di scuola e di famiglia, Il presidente Napolitano, Falcone e Borsellino, il suo cane, il gagliardetto della Iuventus di cui era tifoso, i familiari e la nipotina, e in un piccolo armadio a vetri quelle centinaia di oggettini che i "suoi" professori gli portavano dai loro viaggi ed ai quali teneva in modo particolare.

In questa scuola oggi con la scomparsa di Salvatore Provenzani è venuto a mancare a tutti qualcosa: agli studenti il preside-padre, sì tollerante e comprensivo dei problemi delle loro età ma non indulgente, anzi attento a far capire quali fossero i valori veri e fondanti della nostra società: la cultura e il sapere, la tolleranza, il rispetto delle idee degli altri, l'amore per l'ambiente, la responsabilità e la partecipazione

Ironico e colto, mancheranno ai suoi collaboratori le sue battute scherzose, le parole di incoraggiamento e di fiducia, il suo sorriso sornione.
E' venuto a mancare anche qualcosa alla scuola di Bagheria, nella quale era visto come una sorta di nume tutelare per l'esperienza, le conoscenze e i contatti che metteva sempre a disposizione di tutti.
Come "Sacerdos in aeternum", o "Nei secoli fedeli" ( ed il padre carabiniere lo era), "Educatore sempre" potrebbe essere questo il motto che racchiude il senso della vita terrena di Salvatore Provenzani.

 

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