Cronaca

Grave incidente all’alba di questa mattina fra piazza Giachery e via Piano dell’Ucciardone.

Una Renault Modus è uscita fuori strada schiantandosi contro quattro auto posteggiate. Il conducente della vettura Francesco Minacapelli di 31 anni, residente ad Aspra, è il più grave fra i tre feriti, tutti della Modus, che ha provocato lo scontro ed è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Civico, per un trauma cranico e toracico.

Feriti anche gli altri due  passeggeri della Modus, tutti ricoverati in condizioni meno gravi a Villa Sofia. L'impatto è avvenuto attorno alle 5 del mattino, e dopo avere abbattuto  con  la vettura a forte velocità  l’insegna di un distributore di benzina,  è finito poi contro un palo e i mezzi posteggiati, una Toyota Yaris e una Mercedes.

Secondo quanto riferito dai vigili dell’Infortunistica è possibile che la causa dell’incidente sia l’alta velocità con cui viaggiava il mezzo, tuttavia le indagini sono ancora in corso.

Il traffico nella zona è rimasto caotico durante l'intera mattinata.
 


 

 

Lo scrive sulle pagine di cronaca palermitana del quotidiano la Repubblica, il giornalista Salvo Palazzolo. Nei giorni scorsi i familiari più vicini di Morsicato, la moglie e due figli piccoli, erano stati prelevati dai Carabinieri dalla loro abitazione di via Bacone ed erano stati portati in un luogo sicuro in conseguenza della collaborazione avviata da Morsicato con la giustizia.

Benito Morsicato era un autista del Conres, licenziato qualche mese fa assieme ad un altro suo collega, per essere stato sorpreso nello scorso febbraio in una area di posteggio delll'autostrada Palermo-Catania, mentre svuotavano il serbatoio di carburante dell'automezzo con cui avevano trasferito i rifuti in discarica.

Di fronte ai Carabinieri i due non hanno saputo trovare alcuna giustificazione per il loro comportamento, per questo avevano patteggiato la pena, e dopo un periodo di sospensione erano stati licenziati dal commissario Roberto Celico.

Benito Morsicato era stato arrestato il 5 giugno scorso nel corso dell'operazione Reset, che ha portato agli arresti di oltre trenta tra capimafia e gregari.

Morsicato si aggiunge alla lista, che comincia a diventare lunga, di mafiosi o di seguaci di cosa nostra bagherese, che stanno dando il loro contributo, per svelarne i segreti.

Morsicato, da sempre noto alle cronache giudiziarie, era un uomo di mano, di quelli che faceva gli attentati, minacciava gli imprenditori per metterli in riga, e non  un caso che sia venuta fuori una intercettazione in cui parlando con i suoi sodali spiega:' Un bidoncino da venti litri, lo rovesci per terra. lo fai svuotare tutto e così succede il viva Maria, perchè, precisava ' se ci vai con un litro non fai niente'.

E' poco probabile che Morsicato possa dare un contributo sull'alta mafia, ma sicuramente per lo scopo per cui veniva utilizzato, sa molto sulle aziende taglieggiate da cosa nostra e sulle pratiche estorsive della mafia di Bagheria

Si è verificato, in serata, intorno alle 18.35 un incendio di natura dolosa, presso la stanza dell’ufficio amministrativo del cimitero di Bagheria.

E’ andato bruciato tutto il materiale amministrativo, vale a dire i documenti di seppellimento e di assegnazione dei loculi, bollettini di versamenti e reversali. Nessun danno è stato registrato a persone o a tombe e sepolture.

Appena dato l’allarme, sul posto sono accorsi immediatamente i Vigili del fuoco per sedare l’incendio, la polizia municipale e le forze dell’Ordine oltre al sindaco ed alcuni dirigenti.

Si avvisa la cittadinanza che il cimitero domani sarà regolarmente aperto, nei consueti orari, per la visita ai defunti. L’amministrazione si scusa per eventuali disagi di tipo amministrativo.

Sin qui il comunicato dell'Ufficio Stampa del comune.

Il pensiero non può non correre alle notizie circolate informalmente in questi giorni, e cioè che ad un primo sommario controllo effettuato dal personale comunale, risultavano mancati versamenti al comune di Bagheria degli incassi di loculi venduti, e regolarmente pagati dai familiari dei defunti, per oltre centomila euro.

Qualcuno parla di ammanchi ancora più consistenti e di pratiche di seppellimento spregiudicate e disinvolte anche per i non residenti.

Non solo, ma fatto di cui avevamo dato già notizia, personale del ROS si era recato un paio di mesi fa in forma riservata presso il cimitero comunale per proseguire nei controlli delle procedure di tumulazione delle salme e dell'assegnazione dei loculi nell'ultimo periodo.

Peraltro il furto di un computer nelle settimane scorse era stata una avvisaglia che avrebbe dovuto mettere in allarme chi di dovere.

AGGIORNAMENTO

Secondo una attendibile ricostruzione, qualcuno è entrato nel cimitero immediatamente dopo la chiusura delle ore 18, ha forzato la porta dell'ambiente degli uffici, (che rimane solitamente chiusa e che è quella dove viene conservata tutta la documentazione), ha gettato per terra tutti i documenti e dopo averli cosparsi di liquido infiammabile ha dato fuoco.

E' andata distrutta una documentazione cartacea di decenni di storia del cimitero, anche se pare che le acquisizioni documentali sulle irregolarità fossero già state messe al sicuro. 

 

Nell’ambito dei periodici controlli che vengono svolti lungo l’intero territorio di giurisdizione, questa mattina i militari della Guardia Costiera di Porticello hanno rinvenuto a bordo di un peschereccio, una rete che, per caratteristiche costruttive (larghezza di maglia, trama di filato, ecc.) è classificabile come “spadara”, attrezzo che da anni è stato dichiarato illegale e che di norma viene utilizzato per la pesca dei grandi pelagici (tonni, pescespada, ecc). 

L’attrezzo di cui è vietata anche la sola detenzione, avente una lunghezza di circa 2800 mt, si trovava occultato a bordo di un peschereccio ormeggiato nel porto di Porticello pronto a salpare. Oltre al sequestro della rete stessa, a carico del proprietario del peschereccio, intervenuto durante l’attività di controllo, è stato elevato un verbale di illecito amministrativo di € 4000,00.

La Guardia Costiera di Porticello sottolinea come l’attività repressiva contro l’utilizzo non consentito di questo tipo di rete derivante proseguirà regolarmente, nell’ ambito delle quotidiane verifiche in atto lungo l’intera filiera commerciale della pesca per favorire la prevenzione di comportamenti illeciti a tutela della risorsa ittica, dei consumatori e degli operatori della pesca che operano nel rispetto delle regole.
 

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