Cronaca

E’ accaduto nel pomeriggio di ieri, 9 aprile 2014, in Santa Flavia (PA), quando i Carabinieri della locale Stazione, coadiuvati da personale della Compagnia di Bagheria (PA), traevano in arresto le sottonotate persone ritenute responsabili del reato di “rissa aggravata”:

CAVALLARO Francesco Angelo, classe “73”; CAVALLARO Ivan, classe “76”; SANFILIPPO Ignazio Giorgio, classe “79; CAVALLARO Paolino, classe “93”; CAVALLARO Alessio, classe “95”, tutti residenti in Santa Flavia.

I predetti, intorno alle ore 18:00, riunitisi all’interno del deposito di automezzi della ditta “S.C. trasporti”, ubicato sulla strada statale 113, al culmine di un’accesa discussione legata a pregressi dissidi familiari di natura economica, spranghe di ferro e coltello alla mano, davano vita ad una vera e propria violentissima rissa, tra membri della stessa famiglia, che per fortuna si concludeva, grazie al tempestivo intervento dei Carabinieri, solo il ferimento di due persone, medicate presso il Punto Territoriale di Emergenza di Bagheria.

Nella circostanza, i Carabinieri sequestravano due spranghe di ferro utilizzate per la rissa ed un coltello appartenente al SANFILIPPO, denunciato anche per porto abusivo di arma bianca.
L’Autorità Giudiziaria, disponeva la misura cautelare degli arrestati presso la Casa Circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese (PA) per l’udienza di convalida, non ancora fissata.


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Cavallaro Francesco,       Cavallaro Paolino,         Cavallaro Ivan,             Cavallaro Alessio,      Sanfilippo Ignazio 

E' stato notificato presso l'Ospedale 'Buccheri La Ferla' dove, L.C.N., 41 anni, la donna responsabile dell'insano gesto si trova ricoverata, il provvedimento di fermo di polizia,  con la pesante accusa formulata dal p.m. Francesco Gualtieri, di tentato omicidio.

Il piccolino migliora a vista d'occhi, non è in pericolo di vita, e viene seguito con cura e affetto particolari da tutto il personale medico e paramedico del nosocomio, che gli hanno imposto il nome di Angelo.

La sorella della puerpera, L. C.M., a lungo interrogata ieri dal magistrato avrebbe dichiarato di essere stata all'oscuro della vicenda, e non risulta in atto indagata.

La molla che avrebbe fatto scattare la follia, andrebbe ricercata nella 'vergogna' che provava la donna soprattutto di fronte ad un genitore, figura autoritaria, anche se ottantenne e cieco.

Gli inquirenti che sono anche alla ricerca del genitore del piccolo, si sono venuti a trovare oltre che in situazione ambientale di grave degrado, anche in una situazione  psicologica particolare della protagonista.

La salvezza del piccolo sarebbe consistita nel fatto che essendo nudo e ancora pieno di sangue sia  scivolato lungo la balconata, con l'impatto sul balcone che sarebbe stato attutito da questo 'scivolamento'.

La Polizia ha rilevato che la distanza tra i due balconi è di m.1,60 e che tra il balcone  da dove è stato lanciato e quello attiguo c'è una differenza di circa 50 cm. di dislivello.

Insomma un bel volo d'Angelo, per fortuna finito, almeno così pare sinora, bene.

 

La tragedia si è consumata poco dopo le 15 a Bagheria in via Serradifalco al civico 24, all'interno di una falegnameria. Il titolare ed alcuni operai di una ditta esterna erano intenti a spostare una grossa e pesante apparecchiatura legata alla lavorazione del legno.

Secondo quanto veniva riferito da alcuni dei presenti il macchinario erano stato imbracato con  larghe stringhe di fibra; mentre veniva issato con una carrucola, all'improvviso lo schianto, perchè  una delle brache si è rotta e le altre non hanno retto il carico dell'attrezzatura, diversi quintali di peso,  che è precipitata addosso a Mariano Di Salvo, 64 anni operaio della ditta esterna che stava eseguendo il lavoro.

L'uomo è morto sul colpo.

Inutile l'intervento delle ambulanze del 118 prontamente accorse, ed il cui personale sanitario e parasanitario ha prestato assistenza ai familiari della vittima che informati, nel giro di poco tempo, si sono ritrovati nel luogo della tragedia.

Il cadavere dell'uomo si trova a terra, pietosamente ricoperto con un lenzuolo in attesa degli adempimenti di rito da parte del magistrato, con i Carabinieri che hanno effettuato i rilievi di rito. 

altSecondo notizie raccolte sul luogo, l'uomo si preparava ad andare in pensione tra qualche mese, ed oggi non avrebbe dovuto neanche trovarsi al lavoro, ma che si sia trovato a sostituire un collega.

La procura di Termini Imerese con il suo procuratore Alfredo Morvillo, sta conducendo indagini per verificare se durante l'operazione erano stati poste in essere tutte le necessarie e obbligatorie misure di sicurezza; un altro aspetto riguarda la presenza di Di Salvo nella circostanza: dipendente di una ditta esterna o presente come semplice amico dei titolari della falegnameria per dare una mano per il trasloco ?

Interrogativi cui la Magistratura dovrà dare una risposta.

Concordano tutte le testimonianze nell'attribuire alla prontezza di riflessi e allo spirito di abnegazione dei sanitari e infermieri del 118 e di quelli ospedalieri,  se il neonato di poche ore ritrovato ieri a Bagheria su un balcone al 1° piano attiguo a quello della casa in cui era stato partorito, è stato letteralmente strappato alla morte.

Dai primi immediati soccorsi prestati subito dopo il ritrovamento e sull'ambulanza che lo conduceva in ospedale,  il neonato già  con i segni dell'ipossia causata dalle difficoltà respiratorie, con una temperatura corporea di 24°, come ha dichiarato il responsabile della neonatologia del 'Buccheri, dr. Gianpiero Pinna,  è emersa non solo la professionalità ma la umanità dei soccorritori.

Il neonato di qualche ora già freddo e viola per l'insuficiente ossigenazione,  viene scaldato subito con un phon, viene intubato: se fossero trascorsi anche solo solo dieci, quindici minuti piuttosto che di una vita salvata staremmo a parlare, ancora una volta, delle tragiche conseguenze di un dramma figlio dei pregiudizi, dell'ignoranza, della solitudine.

Praticamente morto quando è stato ritrovato, con un blocco cardiaco a dire dei soccorritori, già ieri sera il neonato, anche se prematuro di qualche settimana, respirava autonomamente ed aveva assunto un pò di latte.

La trasposizione di un simbolismo banale quanto vero della vicenda di ieri: la vita che si rivela ancora una volta, e nell'essere apparentemente più debole e indfeso, più forte della morte.

 La madre del neonato, che viene descritta dai sanitari come confusa, viene ora assistita dall'equipe dei psicologi, mentre pare che ancora non è stato 'qualificato' il reato che ha commesso, se abbandono di neonato o altro.

Si vedrà più avanti.

Intanto sui media accanto alla rabbia, all'indignazione e alle espressioni di disprezzo verso una madre 'snaturata' e 'schifosa', emergono anche considerazioni più riflessive.

Certo il gesto della donna  è stato terribile, crudele, insensato: ma noi giudichiamo con gli strumenti e con i criteri della normalità eventi 'straordinari' , il comportamento cioè di una mente che non ha più equilibrio, nè consapevolezza, nè capacità di distinguere il bene dal male; e ci viene troppo facile impancarci a sapientoni.

Il dramma di questa donna sola, che deve a tutti i costi nascondere il frutto di un incontro nato forse per caso, o forse dall'illusione di aver trovato una persona amica e comprensiva in una vita di amarezze, o frutto solo di un momento di debolezza, come scrive qualcuno - non è piuttosto una lezione per il nostro egoismo perbenista e bigotto?

Possibile che nessuno, tra i vicini e i familiari, si fosse accorto dello stato di gravidanza della donna? ed il padre del neonato dov'era ? non si è anche lui sottratto ad una responsabilità ? possibile che nessuno abbia teso una mano per capire e eventualmente aiutare e soccorrere ?

Nessuno saprà mai cosa è scoppiato nella testa di questa donna, quando si è ritrovato tra le mani questo piccolo essere, a dover fare delle operazioni che solo l'istinto e la natura ti fanno compiere, che magari piangeva e urlava rischiando di farla 'scoprire', dal padre ottantenne e cieco e dalla sorella.

Dare giudizi sommari è facile, troppo facile; insultare, inveire, disprezzare, è nell'ordine naturale delle cose.

Quante volte però di fronte ai drammi di una famiglia, di una persona, drammi che accadono sotto i nostri occhi, ci giriamo dall'altra parte per far finta di non vedere ?

 

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