Cronaca

OPERAZIONE “SOLA ANDATA” : Il 15 novembre, a Monreale, circa 40 Carabinieri della Compagnia di Monreale supportati anche da un elicottero, da 2 unità cinofile del Nucleo di Palermo- Villagrazia, da militari della Compagnia di Piazza Verdi e dal Nucleo Radiomobile di Palermo, all’esito di un’attività investigativa condotta dalla Compagnia di Monreale e convenzionalmente denominata “SOLA ANDATA”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Proc. Agg. Dott. Maurizio Scalia e Sost. Proc. dott.sa Diana Russo), con 10 indagati, hanno eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 2 agli arresti domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, emesse il 12 c.m. dal Tribunale di Palermo – Sezione G.I.P. (dottor Agostino Gristina).

L’attività investigativa, concentrata in 9 mesi tra il dicembre 2011 ed il novembre 2012 e scaturita dall’esigenza di troncare alcuni dei canali di spaccio tra la provincia ed il capoluogo, ha permesso di:

− individuare vari pusher di cocaina, hashish e marijuana operanti nel quartiere Montegrappa – S. Rosalia di Palermo nonché in Monreale e Pioppo;

− far luce su alcuni canali di approvvigionamento di stupefacenti tra Monreale, i suoi centri limitrofi ed il capoluogo nonché tra il capoluogo ed il resto dell’isola;

− trarre in arresto in flagranza del reato di spaccio 20 acquirenti di grosse partite di stupefacenti presumibilmente destinate allo spaccio in altre province siciliane, deferire in s.l. 19 persone e segnalarne 16 alla Prefettura quali assuntori, la maggior parte dei quali acquirenti di piccole quantità di stupefacenti dagli spacciatori indagati.

Genesi dell’indagine

Con l’obiettivo di reprimere il crescente fenomeno del consumo di droghe tra i più giovani, il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Monreale in coordinamento con la Stazione di S. Giuseppe Jato e partendo da una serie di riscontri su piccoli consumatori di droghe leggere, operanti in quel comune dai militari dell’Arma locale in particolare nei giardini pubblici del piccolo centro urbano, si era prefisso lo scopo di individuare e troncare i canali di approvvigionamento insistenti tra l’area jatina e quella monrealese e palermitana. L’attività, una classica “scalata a catena” operata dagli investigatori del N.O.R.M. di Monreale, partendo dai giovanissimi acquirenti, si era poi concentrata su alcuni spacciatori di particolare rilievo operanti in Pioppo ed in particolare nella zona del villaggio S. Rosalia di Palermo.

Lo spaccio nel capoluogo

Le indagini, condotte innanzitutto con metodi “tradizionali”, consistiti soprattutto in prolungati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, svolti con l’ausilio di telecamere o macchine fotografiche e sostenute dal ricorso alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito, analogamente a quanto già emerso dalle recenti attività in materia di stupefacenti, di comprendere come Palermo sia ancora il supermarket della droga per tutte le limitrofe province siciliane.

Sotto questo profilo determinante è stata l’attenzione che gli investigatori hanno concentrato sull’ “impresa familiare” Cottone (padre e figlio)/Accardi (rispettivamente nipote e cugino dei due Cottone), i cui appartenenti sono risultati essere tutti impegnati in una frenetica attività di spaccio con clienti provenienti in particolar modo dall’Agrigentino e dal Messinese e con una serie importante di contatti in tutta l’isola.

Agevolati dal loro domicilio, estremamente vicino all’Università, i Cottone avevano infatti fidelizzato una serie di clienti che, nonostante la fine della loro permanenza a Palermo con il termine degli studi, avevano abbandonato i libri ma non le “vecchie abitudini” , orientate a conservare gli stessi spacciatori di fiducia poiché ben noti per il rapporto qualità/prezzo del loro prodotto. La professionalità della ditta si manifestava nella volontà di soddisfare sempre e comunque il cliente, tanto che mai il Cottone Ignazio, dai contatti registrati, ha negato a chi gli si rivolgeva una cessione di stupefacenti.

La particolarità dell’indagine risiede, rispetto alla genesi ed al primo tratto della medesima, nell’individuazione di un importante polo di spaccio a Monreale: rifornitore privilegiato dei due Cottone è stato individuato nel Migliaccio, grossista capace di soddisfare le impellenti e sempre pressanti necessità dei palermitani per il loro vastissimo giro d’affari.

I loro rapporti nascono dalla comune origine nel medesimo quartiere (atteso infatti che anche il Migliaccio è originario di via Monfenera nel quartiere S. Rosalia, sebbene avesse da tempo spostato il suo centro d’interessi e la sua stabile residenza a Monreale in via Aquino, zona peraltro anch’essa endemicamente afflitta da dinamiche di spaccio di stupefacenti e contigua all’altro polo nobile dello spaccio sito nel vicino quartiere Molara di Palermo).

 

Nel corso dell’attività, che nel complesso ha consentito di sequestrare 1,7 kg. di hashish, 145 g. di marijuana e 18 g. di cocaina, ben 20 sono stati i soggetti tratti in arresto dai militari della Compagnia di Monreale, tutti provenienti dalla periferia di Palermo (10) e da vari centri delle province di Trapani (4), Agrigento (5) e Messina (1): moltissimi sono stati bloccati simulando controlli di routine sulla SS624 Palermo-Sciacca. 19 i deferiti in s.l. per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e 16 i segnalati alla Prefettura quali assuntori.

Nel corso dell’operazione odierna peraltro sono giunti nuovi riscontri alle tesi investigative dalle perquisizioni eseguite contestualmente ai provvedimenti cautelari: infatti Giuseppe Agnello è stato tratto in arresto in flagranza del reato di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio perché, durante la perquisizione domiciliare operata presso la sua abitazione di Pioppo con l’ausilio di un’unità cinofila, i CC di Pioppo hanno trovato 6 dosi di hashish per complessivi 3 g. nascosti in un televisore portatile da 5 pollici. Inoltre Migliaccio e Accardi sono stati trovati in possesso di modiche quantità dello stesso stupefacente e per questo nuovamente deferiti.

 

OPERAZIONE “NUOVO MANDAMENTO 2”

Contestualmente, il Nucleo Investigativo di Monreale ha dato esecuzione a 6 misure cautelari in carcere emesse dal Tribunale del riesame divenute definitive dopo che la Procura della Repubblica di Palermo aveva ricorso contro il rigetto parziale del GIP alla richiesta di ordinanza nei confronti di altrettante persone già detenute perché tratte in arresto nel corso dell’operazione Nuovo Mandamento dell’8/4/2013.

Si tratta di:

MULE’ Salvatore, già reggente del mandamento di San Giuseppe Jato;

LO VOI Giuseppe, zio di MULE’ e vice capo mandamento di San Giuseppe Jato;

VASSALLO Francesco, affiliato alla famiglia di Altofonte;

LOMBARDO Giuseppe, già reggente della famiglia di Montelepre;

LO CASCIO Francesco, affiliato alla famiglia di Camporeale;

LIBRANTI LUCIDO Giuseppe, affiliato alla famiglia di Monreale.

Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione e al traffico di sostanze stupefacenti, nonchè concorso nelle condotte illecite finalizzate alla produzione di cannabis indiana.

Genesi dell’indagine

L’operazione “Nuovo Mandamento 2” (che il 17/9/2013 aveva già consentito di trarre in arresto 8 tra vertici e gregari) è una costola dell’indagine di più ampia portata denominata convenzionalmente “Nuovo Mandamento”, che ha documentato la riorganizzazione territoriale di Cosa nostra nella parte occidentale della provincia di Palermo (con la creazione di una nuova sovrastruttura di coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti mafiosi di “San Giuseppe Jato” e “Partinico”) e che ha portato, l’8/4/2013, all’esecuzione di una O.C.C. nei confronti di 37 persone, tra capi e gregari (Proc. Agg. Dott.sa Maria Teresa Principato e Dott. Vittorio Teresi, Sost. Proc. Dott. Francesco Del Bene, Sergio Barbiera, Sergio Demontis e Daniele Paci)

In particolare, le indagini, avviate nel settembre 2011, hanno consentito di:

- verificare come una delle fonti di reddito dell’associazione mafiosa investigata fosse la coltivazione di canapa indiana, finalizzata alla produzione e alla successiva immissione sul mercato di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, con il fine di provvedere al mantenimento dell’organizzazione criminale e, soprattutto, al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie, come manifestazione del vincolo di solidarietà che lega gli affiliati;

- a riscontro dell’attività investigativa, individuare:

· alcune piantagioni nell’entroterra della provincia di Palermo, specie nella valle del fiume Jato, con il contestuale arresto in flagranza di 3 persone deputate alla loro coltivazione;

· due luoghi di stoccaggio della sostanza stupefacente, pronta per essere immessa sul mercato locale, con l’arresto in flagranza di 8 custodi e il sequestro di circa 40 kg di marijuana già essiccata;

- denunciare a piede libero altre 13 persone, di cui 8 già detenute a seguito dell’operazione “Nuovo Mandamento” e nei confronti delle quali il GIP, pur evidenziando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, non ha ritenuto esistenti le esigenze cautelari.

Le piantagioni

A cavallo dell’estate 2012, le indagini evidenziavano come una delle fonti di reddito dell’associazione mafiosa investigata fosse la coltivazione di canapa indiana, finalizzata alla produzione ed alla successiva immissione sul mercato di ingenti quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, con il fine di provvedere al mantenimento dell’organizzazione criminale e, in particolare, al sostentamento delle spese per i detenuti.

Il monitoraggio degli indagati ha permesso di individuare tre piantagioni del citato stupefacente, tutte insistenti nell’area territoriale compresa tra San Giuseppe Jato e Camporeale, nonché di recuperare una grossa quantità di canapa indiana (circa 40 kg) già essiccata e pronta per essere posta in commercio, del valore commerciale al dettaglio di circa 500.000 €.

Nello specifico, il gruppo criminale investigato ha provveduto, quale prima attività del disegno criminoso, alla creazione di una piantagione di grandi dimensioni in contrada Argivocalotto di Monreale, composta da oltre 6000 piante ed alla cui realizzazione hanno partecipato i maggiori esponenti delle famiglie mafiose. Successivamente, a causa del timore che la piantagione potesse essere individuata, provvedevano allo spostamento delle piante che costituivano la coltivazione e alla loro collocazione in altre più piccole, di più difficile individuazione per le forze dell’ordine e di più facile gestione per l’organizzazione. L’attività d’indagine ha consentito l’individuazione di due di queste piantagioni dalle dimensioni più contenute, una sequestrata il 4.8.2012, in località Tagliavia (riconducibile direttamente al gruppo LO VOI – MULE’) ed una in contrada Monte Petroso, agro di Camporeale, di cui è stata documentata l’esistenza solo in un momento successivo alla sua distruzione (riconducibile al gruppo capeggiato da SCIORTINO Antonino).

La prosecuzione delle investigazioni si è rivelata nondimeno assai proficua e significativa per confermare l’unicità del disegno criminale dell’organizzazione e la riconducibilità ad essa della piantagione più grande di Argivocalotto.

Infatti, in data 26.09.2012 e 09.10.2012, il Nucleo Investigativo di Monreale individuava due grossi quantitativi di stupefacente già stoccati e pronti per l’immissione sul mercato, custoditi in luoghi ritenuti sicuri e tutti riconducibili a personaggi di spicco della consorteria criminale: la masseria di LO VOI Giuseppe e MULE’ Salvatore, già indicata dagli indagati quale “sede centrale” del mandamento mafioso, ed un fabbricato rurale ubicato sempre in contrada Arcivocale, a poche centinaia di metri dall’azienda di LO VOI Giuseppe e MULE’ Salvatore, roccaforte dell’organizzazione criminale.

 

ARRESTATI  Custodia in carcere

1. COTTONE Ignazio, nato a Palermo il 13.12.1982, ivi residente in via Monfenera nr.155;

2. COTTONE Salvatore, nato a Palermo il 09.04.1960, ivi residente in via Morozzo della Rocca nr.1

3. ACCARDI Dario, nato a Palermo il 18.10.1986, ivi residente in cortile Pensabene nr.3;

4. MIGLIACCIO Carmelo, nato a Palermo il 22.02.1989, residente a Monreale in via Aquino nr.130/A;

5. AGNELLO Giuseppe, nato a Palermo il 10.10.1993, residente a Pioppo frazione di Monreale in via Provinciale nr.314.

 

 

Arresti domiciliari

 

6. TAORMINA Giuseppe, nato a Partinico (PA) il 27.03.1992, residente a San Cipirello (PA) in Corso Trieste nr.59;

7. SORRENTINO Gaspare, nato a Palermo il 13.04.1976, ivi residente in Piazzale Tenente Giuseppe Anelli nr.45.

 

 

 

  



Solo un lavoratore messo in regola su trentadue: diciotto lavoratori in nero ed altri tredici irregolari. Questo il bilancio dell'operazione della guardia di finanza a Bagheria, dove nel centro cittadino operava un call center alla ricerca di potenziali acquirenti di impianti di purificazione dell'acqua potabile. Dopo l'accesso nei locali, i finanzieri hanno identificato tutti i soggetti, risultati effettivamente impiegati, ma di cui il titolare non poteva fornire alcuna documentazione che potesse attestare la loro regolare assunzione.

Mentre 18 impiegati sono risultati "assunti" completamente in nero, per altri 13 sono emerse alcune discordanze fra quanto dichiarato formalmente tramite le carte e quanto ricostruito dalla Finanza. In alcuni casi il personale percepiva uno stipendio maggiore rispetto a quello indicato nei contratti, evidentemente pagato in contanti dal datore di lavoro, in altri l'effettiva prestazione di lavoro sforava gli orari previsti dal contratto.

L’attuale normativa prevede una sanzione massima di 150 euro per ogni "dipendente" e per ogni giornata lavorativa in nero accertata in fase di controllo, nonché un’ulteriore sanzione di 250 euro per ciascun "mancato" contratto di lavoro e, quindi, per ogni lavoratore in nero.

L'ammontare complessivo della sanzione contestata al titolare del call center ammonta a circa 60.000 euro. Cifra che potrebbe raddoppiare nel caso in cui la violazione non venga sanata entro 15 giorni dalla formale constatazione.

In casi del genere i finanzieri hanno l’obbligo di segnalare l’impresa agli organi di vigilanza competenti in materia di lavoro, per la sospensione dell’attività, prevista quando i lavoratori in nero scoperti sono meno del 20 per cento del totale dei lavoratori impiegati sul luogo di lavoro. A meno che il datore di lavoro non provveda a regolarizzare i lavoratori, ottenendo così la revoca della sospensione.

Nell’ultimo anno, questo è il terzo call center con impiegati in nero ed irregolari scoperto nella provincia di Palermo dalla Finanza. Risalgono alla fine del 2012 ed a luglio 2013 gli interventi delle fiamme gialle in altri due call center del capoluogo all’interno dei quali sono stati individuati complessivamente 57 lavoratori completamente 'in nero'.


 

 

Sono stati fermati e identificati a Bagheria in via del Fonditore dalla volante di servizio della Polizia, i due giovani che qualche giorno fa erano stati segnalati per il tentativo di mettere a segno l'ormai nota truffa dello specchietto che solitamente viene perpetrata ai danni di persone anziane alla guida di autovetture: i due D.F. di 28 anni originario di Adrano (CT) e R.N. di 25 anni, di Casteltermini (AG) avevano dei precedenti specifici ed erano già stati denunciati per la commissione di questo reato.

Non essendoci la flagranza di reato dopo la identificazione sono stati rilasciati con il divieto di soggiorno e transito per tre anni nel territorio di Bagheria.

Da segnalare anche una serie di piccoli furti compiuti durante le notti trascorse: di materiali e attrezzature edili all'ATI GROUP, dietro la Clinica Santa Teresa, ai negozi tutto ad 1 euro di via Dante e alla pizzeria 'Il Rettifilo, dove sono stati trafugati dalle casse qualche centinaio di euro.

Ad Aspra al Posteggio 45 sono state rubate attrezzature di lavoro.

Tragico impatto sulla Palermo-Sciacca, poco prima dello svincolo per Giacalone. Una famiglia è stata stroncata nello scontro frontale tra due auto. Una bambina di 2 anni è morta subito dopo l'impatto.

I vigili del fuoco, che sono arrivati sul posto, hanno avuto difficoltà a riconoscere il sesso. Accertamenti sono ancora in corso.

Due i feriti: un uomo che ha all'incirca 40 anni e un bambino di dieci anni. Sono stati trasportati in ospedale con un'ambulanza del 118. Una coppia di anziani, rimasta incastrata nella propria auto, è di Roccamena.

L'incidente sarebbe stato causato dal forte temporale che si è abbattutto in queste ore sulla città, ma non èesclusa anche una manovra azzardata da partte di una delle due auto.

Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco che hanno estratto già le cinque vittime dalle auto: due donne si trovavano a bordo di una Ford Focus con i due bambini, invece la coppia di anziani di Roccamena viaggiava su una Punto.

Il bambino, infine, è stato ritrovato sull'asfalto già privo di vita. Un medico di passaggio lo ha portato fuori dall'auto, ma per lui non c'èra più nulla da fare.

Repubblica.Palermo.it

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