Scagionato in primo grado, ora condannato ad un anno in appello di fronte alla III Sezione, il dottor Stefano Crivello, 40 anni, palermitano, annuncia ricorso in Cassazione e continua a protestarsi innocente del reato per cui ora è stato condannato, e cioè sfruttamento della prostituzione minorile, essendo decaduta l'accusa più grave di violenza sessuale.
I fatti sarebbero avvenuti in una casa famiglia di Bagheria dove il medico prestava servizio: secondo l'accusa approfitando di una situazione familiare complicata del giovane il professionista avrebbe avuto rapporti a pagamento con il ragazzo, che però la storia l'ha raccontata solo a distanza di tempo, allorchè dalla struttura protetta di Bagheria era stato trasferito a Catania.
In una prima fase il medico era stato anche arrestato e poi rimesso in libertà, ma perizie e riscontri sul racconto del ragazzo hanno fatto emergere contraddizioni e lati oscuri, manifestati anche dall'esperto nominato dal Tribunale, che avevano indotto il G.U.P Lorenzo Jannelli, che aveva giudicato il Crivello col rito abbreviato, a scagionarlo in primo grado da ogni accusa.
Adesso la sentenza della Corte di appello: il medico ha sempre sostenuto la propria innocenza con l'argomentazione che il giovane, che in effetti aveva manifestato pubblicamente il desiderio che il Crivello venisse punito, volesse in qualche modo vendicarsi.
Sesso a pagamento con un minore in una casa famiglia di Bagheria: condannato un medico
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