Il Tribunale del riesame su Michele Ducato: insussistenti gli indizi che portarono all'arresto

Il Tribunale del riesame su Michele Ducato: insussistenti gli indizi che portarono all'arresto

cronaca
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La storia di cui è stato protagonista, suo malgrado, il bagherese Michele Ducato, dirigente regionale è una di quelle vicende che dovrebbe insegnare molto a tutti noi: ai giudici innanzitutto, che prima di emettere provvedimenti che vanno a privare un cittadino, qualunque cittadino, di un diritto essenziale, quale la libertà, dovrebbero essere più cauti, ma anche all'informazione e perchè no? anche a quell'opinione pubblica che tanto invochiamo come giudice supremo per discernere il bene dal male.

La storia è nota: un mese, fa nella cosiddetta Operazione Iban, 13 dirigenti regionali furono destinatari di provvedimenti di arresto: qualcuno in carcere, altri ai cosiddetti domiciliari.

Conferenza stampa degli inquirenti: vengono fatti i nomi, esibite le foto, sintetizzate le accuse: 13 tra dirigenti e dipendenti regionali avrebbero complottato per far finire sui propri conti  correnti somme che dovevano avere altri destinatari.

Fatto gravissimo: un processo, se e quando ci sarà, attribuirà ad ognuno degli imputati le responsabilità che gli competono. Nell'immediato occorso della notizia però tutti vengono affastellati l'uno sull'altro senza alcuna distinzione di ruoli, di accuse e di responsabilità.

Tra i coinvolti c'è anche il bagherese Michele Ducato, noto a tutti come persona perbene e irreprensibile, marito di Concetta Balistreri, già candidata a sindaco di Bagheria nel 2001 per il PDS, sindacalista regionale dell CGIL, molto nota anche fuori dai confini del nostro comune.

Si può solo intuire il danno di immagine arrecato, e non solo a Ducato e alla sua famiglia.

La faccenda naturalmente provoca stupore, sconcerto e costernazione, e naturalmente si scatenano i commenti sui siti web che invocano giustizia sommaria: dai più 'buoni' che li licenzierebbero in tronco ai più 'talebani' che propongono il teglio delle mani.

Via via che passano i giorni e si vanno precisando le accuse si comincia a  intuire che i conti, è il caso di dire, non tornano, e che almeno per alcuni le cose non stanno come sbandierato nei capi d'accusa.

Per Ducato e altri, per i quali il provvedimento di arresto viene subito annullato e già dopo due giorni viene sostituito con due mesi di sospensione dal lavoro, l'accusa è di avere percepito 1.700 euro di compensi per lavoro straordinario effettivamente prestato, ma che le somme per pagarlo sarebbero state prelevate  da capitoli di spesa che servivano ad altro.

altI legali a difesa  di alcuni indiziati, e tra questi Michele Ducato, chiedono l'annullamento del provvedimento, ed il Tribunale del riesame accoglie la richiesta con delle motivazioni che riconoscono, in buona sostanza che il P.M., fateci passare il termine, ha preso, in qualche caso, un granchio colossale.

Riportiamo , per completezza di informazione  il passaggio con cui il Tribunale del riesame nella propria Ordinanza del 4 dicembre 2013, accoglie la richiesta della difesa di Ducato di annullare il provvedimento di restrizione della libertà:

" Il pubblico Ministero depositando il 2 dicembre 2013 il verbale di interrogatorio del coindagato Currao Emanuele, dichiarava che a seguito di tali dichiarazioni non potevano più ritenersi sussistenti i gravi indizi di colpevolezza  ( che avevano portato al provvedimento di arresto a domicilio n.d.r.).

E questo perchè il Currao nell'interrogatorio prodotto dal P.M. dichiarava altresì:

..".......Ducato non era a conoscenza delle indebite attribuzioni di compensi a titolo di straordinario da lui effettuate sulla base delle direttive che gli erano state impartite dal dirigente Cimino Concetta, e che non appena accortosi dell'indebito gli aveva chiesto le informazioni necessarie per la restituzione".

Questo vuol dire di fatto che Michele Ducato esce dal processo, assolutamente prosciolto.

Il caso testimonia di come la macchina della giustizia e della informazione, talvolta trituri tutto e tutti senza distinzioni provocando poi quelle reazioni sommarie da parte di una parte dell'opinione pubblica sempre pronta, e questo deve farci pensare, a chiedere giustizia sommaria.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio: è vero che i  giudici possono sbagliare, ma è anche vero che il sistema di garanzie, malgrado tutto, funziona.

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