Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Ultima parte)

Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Ultima parte)

cronaca
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Concludiamo con questo articolo lo spazio che abbiamo voluto riservare a quella che è stata vista come una 'rivolta' degli imprenditori del territorio bagherese contro il pizzo. Una storia disomogenea e non univoca, che al di là delle contraddizioni, ha segnato comunque una svolta epocale nella percezione del fenomeno mafioso soprattutto nelle giovani generazioni e che ha aperto una prospettiva nuova per le comunità del nostro territorio.

L'estorsione consumata commessa in danno di Iannolino Salvatore, contestata agli odierni indagati Liga Pietro, Liga Paolo e Lombardo Francesco

Liga Paolo, detto !"'americano", fratello di Pietro, è nipote del boss bagherese Scaduto Giuseppe arrestato a dicembre 2008 con l'operazione di polizia denominata "Perseo" per avere assunto il ruolo di capo all'interno del mandamento mafioso di Bagheria.

Paolo Liga - già condannato per traffico di sostanze stnpefacenti nelle province di Palermo e Trapani- pur risiedendo da anni a Mazara del Vallo non ha mai interrotto i legami con la sua città d'origine: Bagheria.

La partecipazione di Liga Paolo al sodalizio bagherese, quantomeno con riferimento alla partecipazione alle attività estorsive, trovava definitivo riscontro nella fase di accertamento delle estorsioni riferite da Gennaro Vincenzo.

Tra gli episodi raccontati da Gennaro Vincenzo figurava anche l'estorsione perpetrata ai danni di Annolino Salvatore, amministratore della SICUREDIL s.r.l., con sede a Termini Imerese c. da 413 San Girolamo snc, ditta operante nel settore dell'intonacatura e stuccatura (-Al!. nr. 43- inf. Cit).

Per l'estorsione in argomento Gennaro Vincenzo indicava quali autori Liga Pietro e Lombardo Francesco i quali, alla sua presenza, ebbero un incontro con Annolino Salvatore che inizialmente non intendeva pagare il pizzo ma alla fine acconsentì a corrispondere circa 1.500 euro.

I significativi elementi fomiti dal collaboratore di giustizia venivano confermati da Annolino Salvatore che esponeva nei minimi dettagli le vicissitudini patite, che risaltavano con estrema chiarezza l' operatività e la contiguità delle famiglie di Bagheria ed Altavilla Milicia.

Annolino riferiva di aver subito, in totale, cinque richieste estorsive e di aver pagato, solo in una occasione, la somma di 1.500 euro: la prima richiesta estorsiva avvenne nel 2009-2010 dopo un lavoro realizzato per la ditta Drago Ferrante Manlio:a chiedergli 50.000 euro per i carcerati erano stati in tempi diversi i fratelli Paolo e Pietro Liga, Gennaro Vincenzo e Lombardo Francesco.

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L'estorsione consumata commessa in danno dell'imprenditore edile lmburgia Francesco, contestata all'indagato Lombardo Francesco

Il successivo episodio attiene alla vicenda estorsiva commessa in danno dell'imprenditore edile Imburgia Francesco, nella sua qualità di titolare della omonima ditta individuale avente sede in Altavilla Milicia.

Le risultanze delle attività investigative svolte hanno, infatti, consentito di accertare che anche il sopra menzionato imprenditore era stato vittima di richieste a contenuto estorsivo proveniente dalla famiglia mafiosa di Altavilla Milicia avente ad oggetto la dazione, a titolo di "pizzo" di una somma di denaro inizialmente fissata in 20.000,00 euro e poi ridotta a 12.000,00 euro, per la realizzazione di una villetta singola e di una villetta bifamiliare che il predetto stava effettuando in c/da Sperone ad Altavilla Milicia.

In particolare, all'odierno indagato Lombardo Francesco, come sopra generalizzato, viene contestato di: "avere costretto, in concorso con Gennaro Vincenzo (soggetto nei cui confronti si è già proceduto in separata sede), mediante minaccia implicita derivante dalla sua appartenenza all'organizzazione mafiosa denominata Cosa Nostra, Imburgia Francesco, nella sua qualità di titolare dell'omonima ditta individuale, a consegnare, a titolo di pizzo, la somma di 12.000,00 euro, così procurando a sé e ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.
Con l 'aggravante di avere commesso il fatto con le modalità e al fine di agevolare l'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra."

In relazione alla predetta vicenda, gli elementi a suo carico si fondano, in primo luogo, sulla base del contenuto delle dichiarazioni dal collaboratore di giustizia Gennaro Vincenzo, laddove si autoaccusava di avere chiesto il "pizzo" all'imprenditore edile in relazione ai lavori che la sua ditta stava svolgendo, per conto e nell'interesse dell'esponente mafioso Lombardo Francesco, all'epoca dei fatti reggente la famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, a sua volta rientrante nel mandamento mafioso di Bagheria; quindi, dalle stesse dichiarazioni rese dalla persona offesa ai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, laddove l'Imburgia Francesco ammetteva di essersi piegato alle richieste estorsive rivoltegli, pagando la somma di 12.000,00 euro in contanti nelle mani di Gennaro Vincenzo e di Lombardo Francesco.

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L'estorsione consumata commessa in danno dell'imprenditore edile Cinà Benedetto contestata agli odierni indagati Liga Pietro e Di Salvo Giacinto.

L'ulteriore vicenda che viene ora presa in considerazione è quella attinente l'estorsione consumata commessa in danno di Cinà Benedetto, nella sua qualità di titolare di fatto dell'impresa edile "B.M. Costruzioni" avente sede in Bagheria.

Anche in questo caso, infatti, le risultanze delle attività investigative svolte hanno consentito di appurare la sua sottoposizione ad una richiesta a contenuto estorsivo di "messa a posto" proveniente dalla famiglia mafiosa di Bagheria ed avente ad oggetto il versamento nell'anno 2012 di una somma di denaro pari a 1.000,00 euro. Somma dal medesimo poi effettivamente versata in due tranches da 500,00 euro ciascuna, rispettivamente in corrispondenza delle festività pasquali del 2012 e del successivo periodo estivo di quello stesso anno.

Anche in relazione alla predetta vicenda, gli elementi a carico degli odierni indagati si fondano, in primo luogo, sul contenuto delle dichiarazioni dal collaboratore di giustizia Gennaro Vincenzo, nel corso dei suoi interrogatori, e dalle sommarie informazioni rese ai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, nel corso delle indagini, dalla persona offesa Cinà Benedetto.

Il predetto, infatti, nel corso della sua audizione, ammetteva tanto di essere stato destinatario di richieste di pagamento del "pizzo" in relazione ai lavori che la sua ditta stava effettuando, quanto di avere poi effettivamente pagato la cd. "messa a posto.

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L'estorsione consumata commessa in danno di Palumbo Fabio, quale commerciante di abbigliamento di Bagheria, contestata agli odierni indagati Morreale Onofrio e Flamia Pietro Giuseppe.

L'episodio che viene ora preso in esame attiene alla vicenda estorsiva commessa in danno del commerciante bagherese Palumbo Fabio, in atti
generalizzato, titolare di un negozio di abbigliamento a Palermo, in corso Finocchiaro Aprile.

In particolare, agli odierni indagati Morreale Onofrio e Flamia Pietro Giuseppe, viene contestato di:
"avere in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e mediante minaccia implicita derivante dalla loro appartenenza
all'interno dell'organizzazione mafiosa denominata Cosa Nostra, Palumbo Fabio, nella sua qualità di esercente commerciale titolare di un negozio di abbigliamento a Palermo, a consegnare, a titolo di pizzo, la somma di 30.000,00 o 40.000,00 euro per il mantenimento dei carcerati, così procurando a sé e ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, tra la fine del 2003 ed il 2004.
Con l 'aggravante di avere commesso il fatto con le modalità e al jìne di agevolare l'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra."

Anche in relazione alla predetta vicenda gli elementi costituenti i gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati si fondano essenzialmente sulle
dichiarazioni rese al Pubblico Ministero nel corso delle indagini dal collaboratore di giustizia Flamia Sergio Rosario e sui riscontri costituiti dalle dichiarazioni rese ai Carabinieri dalla stessa persona offesa Palumbo Fabio; quest'ultimo nella sua qualità di persona informata dei fatti.

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 La vicenda di estorsione consumata commessa in danno dell'imprenditore Bucaro Vincenzo, nella qualità di amministratore della 'Bucaro Giuseppe e C.' contestata agli indagati Carbone Andrea Fortunato, Lombardo Francesco e Zarcone Antonino.

L'episodio esaminato è quello relativo alla vicenda estorsiva consumata commessa in danno dell'imprenditore Bucaro Vincenzo, nella sua qualità di amministratore della società "Bucaro Giuseppe & C.".

Con riferimento a tale vicenda, gli elementi a suo carico emergono, in primo dal contenuto delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Flamia Sergio Rosario e Gennaro Vincenzo, laddove entrambi riferivano della sottoposizione dell'imprenditore Bucaro Vincenzo a continue richieste estorsive avanzate da Cosa Nostra ed, in particolare, dalla famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, in concomitanza delle festività sia natalizie che pasquali, nella persona del reggente "pro tempore" la famiglia stessa, indicando i  vari esecutori materiali di dette richieste estorsive alle quali la vittima si era sottomesso, che si erano succeduti nel tempo, con particolare riferimento al capomafia di Altavilla La Mantia Rosario, quale mandante delle richieste, Carbone Andrea Fortunato, Lombardo Francesco, Liga Pietro e Zarcone Antonino.

La stessa persona offesa Bucaro Vincenzo nel corso della sua audizione del 21.03.2014 resa dinanzi ai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, pur con una certa ritrosia nel raccontare i fatti, ammetteva comunque di avere ricevuto una richiesta di denaro a titolo di estorsione per 20.000 euro da Carbone Andrea Fortunato e che per tale vicenda fu Vincenzo Gennaro a mediare il pagamento di 5.000,00 euro in due tranche da 2.500,00 a Natale e Pasqua.

Angelo Gargano

 

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