Dall’alba di oggi, militari appartenenti al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione a n. 9 ordinanze di custodia cautelare,
emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo nei confronti di soggetti, fra cui un noto avvocato palermitano, accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante di aver agevolato “cosa nostra”.
L'avvocato Marcello Marcatajo, 69 anni, è stato arrestato appunto perchè avrebbe riciclato i soldi delle famiglie Galatolo e Graziano. Insieme all’avvocato è finito in manette anche l’ingegnere Francesco Puccio, 67 anni, che frequentava spesso lo studio del legale in via Albanese nei pressi del carcere Ucciardone.
Il provvedimento emesso dal gip Lorenzo Jannelli è stato richiesto dal pool composto dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia.
E' finito in manette assieme ad altre otto persone. Immobili, società, conti correnti: il civilista sarebbe la mente economica di una mafia che ha investito soldi a palate. Altro che gli spiccioli raccolti con il pizzo.
È stato Vito Galatolo, boss dell'Acquasanta, l'ultimo dei pentiti di mafia, a mettere a verbale la storia del professionista con studio in via Enrico Albanese, a pochi passi dalla centralissima via Libertà, nel cuore del salotto di Palermo. Avrebbe iniziato intestandosi un paio di appartamenti finendo per mettersi a disposizione dei clan nella gestione di grosse operazioni finanziarie.
Questi gli arrestati: oltre all'avvocato Marcatajo e all'ingegnere Francesco Cuccio ci sono, Francesco (già detenuto), Angelo e Vincenzo Graziano (anche lui era già in carcere). I domiciliari sono stati concessi a Maria Virginia Iserillo (moglie di Francesco Graziano), Giorgio Marcatajo (figlio dell'avvocato Marcello) e i due presunti prestanome Giuseppe e Ignazio Messeri.