Cultura

 

 

Si muove qualcosa di nuovo in questa estate 2014. Quello che tutti i musicisti e non solo stavano aspettando da tempo, un vero e proprio contest musicale.L'iniziativa parte dal bisogno di dare sempre più spazio alle espressioni artistiche giovanili, ecco perché l'organizzazione "Public Summer Tour", satellite estivo del Public Pub, l'ormai affermato pub bagherese conosciuto come punto di riferimento per gli spettacoli di musica live, ha organizzato la prima battle musicale!

L'evento si chiama infatti "Battle of the Bands" e si svolgerà domenica 20 luglio al lido Rihab.

Il contest permetterà l'esibizione dei musicisti iscritti per decretarne un vincitore.

Completeranno l'evento i drink low cost e tanta bella gente.


Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/699537930082119/


Per gli interessati riportiamo di seguito anche il regolamento e i premi in palio.

Stay Public!


REGOLAMENTO:

- Iscrizione gratuita.

- Possono iscriversi sia band (duo, trii ecc...) che solisti.

- L'iscrizione potrà essere effettuata scrivendo un post nella bacheca dell'evento con su scritto il nome del gruppo e i nomi dei componenti (taggati) oppure scrivendo un messaggio privato agli organizzatori: Peppe o Sem.

- Il tempo limite per iscriversi è 19 luglio ore 15.00.

- Il concorso verrà effettuato tutto in una serata.

- I partecipanti potranno eseguire sia cover che pezzi inediti di qualsiasi genere musicale.

- I partecipanti eseguiranno 3 brani durante la prima fase; nel caso in cui la band verrà selezionata per la fase finale della battle ne dovrà eseguire altri 3 ma non è obbligata ad eseguire brani diversi da quelli eseguiti nella fase precedente.

- La giuria terrà conto di 3 fattori: la tecnica, l'immagine e il coinvolgimento del pubblico.

- I primi che otterranno il voto più alto passeranno all'ultima fase, nella quale si esibiranno nuovamente per decretare l'artista o la band vincitrice.


PREMI IN PALIO

La band/artista primo classificatosi vincerà un ingaggio a cachet pieno nella programmazione estiva del #PublicSummerTour o durante il PopShock invernale o ancora alla riapertura del Public + una cena per ogni componente del gruppo (antipasto+pizza+bibita) nella pizzeria Can Caus + buono sconto di euro 50,00 per la realizzazione di un composit fotografico (trucco+shooting+cd) gentilmente offerto dalla fotografa Danila D'amico + buono sconto di euro 100,00 per la realizzazione di un sito web offerto da E-Web.


Il premio della critica invece, che valuterà fattori indipendenti dai criteri di valutazione elencati nel regolamento, regalerà al vincitore la realizzazione di una grafica digitale (solo grafica) utile per la stampa di locandine + un buono sconto di euro 100,00 per la realizzazione di un sito web, entrambi offerti da E-Web



 

Il fotografo paesaggista palermitano Max Serradifalco, esporrà alcuni dei suoi scatti al Giffoni Film Festival 2014 , la rassegna del cinema per ragazzi e la gioventù dal 18 al 27 luglio . La personale, curata da Adalberto Catanzaro, porterà il nome di “Earth viaggio fotografico nel web” e sarà allestita a Giffoni Valle Piana, comune della provincia di Salerno in Campania, all'interno del complesso monumentale San Domenico, sede della Fondazione Giffoni.

Per l'occasione l'artista esporrà 13 fotografie, di grande formato, stampate su carta fotografica e applicate su pannelli di alluminio.

"Gli scatti che ho scelto per l'esposizione al Giffoni fanno parte di una serie a tiratura limitata - spiega il fotografo - realizzate attraverso il circuito Epson Digigraphie, infatti, per ogni singola foto ne esistono solo trenta copie ”.

Gli scatti in questione sono stati realizzati attraverso Google Earth e sono frutto di una sperimentazione fotografica che nel giro di poco tempo ha prodotto ottimi risultati.

L'idea di Max Serradifalco nasce nel 2011 con l'intento di dimostrare che attraverso l'utilizzo dei satelliti possibile fare comunque dell'arte. E che si può fotografare anche senza l'ausilio della macchina fotografica.

Una concezione questa che vuole ribaltare il clichè, anche  nell'immaginario collettivo, del mestiere del fotografo paesaggista, figura che non appare più solo come colui che immortala i suoi paesaggi attendendo con pazienza l'attimo giusto ed il momento giusto, ma che fa tutto ciattraverso il web, comodamente dalla propria postazione. Ed ecco che i paesaggi di Max Serradifalco, agli occhi dello spettatore, risultano quasi come degli acquarelli variopinti, che conducono chi li guarda a mettere mano all'immaginazione e pensare a cosa si potrebbe nascondere dietro quei luoghi lontani .

Tra le foto selezionate per la mostra al Giffoni Film Festival in evidenza appaiono quelle che immortalano: la baia di Abu Dhabi, il Lago salato Mackay in Australia, il Lago Natron in Tanzania, il Deserto del Gobi in Asia, il deserto salato dell'Iran, i ghiacciai della Groenlandia e la Devon Isalands in Canada.


 

Ogni tanto capita di ricordare, in preziosi e sporadici episodi, quello che siamo stati. Un passato lontano e dai contorni sfumati che ci viene incontro in tutta la sua bellezza e tragicità, Non essendovi, infatti, nei nostri paesi, luoghi della memoria quali biblioteche, archivi, musei dell’emigrazione, la memoria rimane a custodia di quei pochi anziani, abbandonati ai loro ricordi sempre più frammentari e labili. Uno di questi preziosi momenti è stato l’imbattersi in un piccolo libro, “senza pretese, che ha il solo fine- come ha sottolineato l’autrice- di far conoscere una storia”.

Il libro è quello di Esther Rizzo di Licata, classe 1963, Camicette bianche, oltre l’8 marzo, Navarra Editore, 118 pp, 10 euro; la storia è quella delle 126 operaie, di cui 38 italiane rimaste vittime dell’incendio della Triangle Waist Company a New York, il 25 marzo del 1911. Pochi sapevano, infatti, nell’annuale ritualità dell’otto marzo, che di queste 38 vittime italiane, addirittura ventiquattro fossero siciliane, due di Casteldaccia. Una percentuale altissima di donne che già nel 1911 erano riuscite ad avere un’indipendenza economica, seppur sfruttate e in totale assenza di sicurezza e tutela dei luoghi di lavoro.

altIl libro, è stato presentato, per interessamento della sezione Fidapa di Casteldaccia, nelle persone di Giuseppina Martorana e Miranda Cuffaro, e della Consulta della Cultura, presso i locali della Torre Duca di Salaparuta, qualche settimana addietro, presenti anche il sindaco Fabio Spatafora e l’assessore alla Cultura Vincenzo Accurso. La narrazione, malgrado risenta di qualche eccesso di nozionismo storico (per cui sappiamo, ad esempio, quando è stata costruita ogni nave e il numero di immigrati che trasportava in America), ha il merito, indiscusso, di ridare dignità e ricordo alle vittime, con particolare riferimento a quelle siciliane e italiane.

I fatti sono noti: la fabbrica di camicie prese fuoco, pare, per una scintilla e le donne rimaste chiuse dentro l’ottavo e il nono piano non ebbero scampo. Solo alcune riuscirono a salvarsi correndo verso l’ascensore, la maggior parte rimase intrappolata e molte donne preferirono buttarsi dall’ottavo e dal nono piano. “Cadevano giù a decine, alcune con i vestiti e i capelli in fiamme. Dissero che assomigliavano alle comete”. E si trovavano proprio al nono piano le due lavoratrici di Casteldaccia che rimasero uccise quel terribile giorno: Vincenza Pinello e Provvidenza Bucalo Panno.

Le due donne, ricordate dal nipote della Panno, Salvatore Cirone, tra i presenti, erano emigrate in tempi diversi. La Panno, infatti, era partita per prima, con due figli per raggiungerne altri due, i maggiori, che l’attendevano con gli zii. A Casteldaccia era rimasto il marito, con altri quattro figli, che l’avrebbe raggiunta più tardi. La Panno era madrina della Pinello e aveva 41 anni quando morì abbracciata alla figlioccia che ne avrebbe compiuti 30 il giorno dopo. Era sabato e lei aveva già finito il suo turno: aspettava Vincenza. Dopo, probabilmente, sarebbero scese al piano inferiore, dove lavorava una figlia della Panno, Rosalia, che miracolosamente si salvò, e sarebbero tornate a casa. Invece da quella fabbrica non uscirono vive e ne fu anche abbastanza difficile il riconoscimento.

Altre storie si intrecciano a queste: alcune ragazze, avrebbero dovuto sposarsi di lì a pochi giorni, volti sorridenti su fotografie ingiallite e su tutte, quelle camicette bianche, tanto di moda a quel tempo, simbolo di emancipazione femminile. Al processo furono tutti assolti e per molti anni si è ricordato un evento mai esistito: l’incendio del 1908 nella fabbrica Cotton di New York dove morirono più di cento operaie. Tutto falso: la fabbrica era quella della Triangle West. Negli Stati Uniti, dove c'è maggiore attenzione per la propria storia, gli eventi sono stati ricostruiti da tempo, ma di queste donne perite nell'incendio, non vi era alcuna memoria né in Italia e, meno che mai, in Sicilia.

altPer questo la Fidapa e l’editore Navarra, oltre alla promozione del libro, si sono fatti portavoce di un’iniziativa che, si spera, possa ridare memoria a queste donne siciliane. Si tratta di stimolare le nostre sonnacchiose amministrazioni comunali, ad intitolare una strada, un giardino (come è stato fatto a Licata con Clotilde Terranova) a queste donne coraggiose che hanno attraversato l’oceano, spesso da sole o in compagnia di figli piccoli e che, con il loro sacrificio, hanno spianato la strada a diritti sindacali di cui hanno beneficiato altre lavoratrici.

Una memoria necessaria anche per evitare errori toponomastici come quello fatto a Casteldaccia, ricordato da Salvatore Cirone, in cui piazza Orlando (il Barone Orlando, zio della Panno) è stata, di recente rinominata: piazza Vittorio Emanuele Orlando. Ecco, dicevamo, la memoria!

Maria Luisa Florio

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Officina di vita: Laboratorio di vita e di scrittura creativa, di incontri e di apertura al territorio , di obiettivi che parlano di avvio alla Vita Indipendente e di conquista del proprio orgoglio personale. Per mesi l’Afda – Officina di vita, con la sua presidente, Luigia Perricone, ha avviato insieme al grande Giorgio D’Amato, scrittore di indubbia professionalità , un percorso di scrittura creativa , presso Officina di Vita, con giovani diversamente normali e studenti di appena otto anni. Obiettivo : crescere sia dal punto di vista letterario, sia sociale e culturale per un cambiamento di fatto e non annunciato.

Ieri,1 luglio, si è svolto presso la libreria interni 95 il primo reading e la presentazione di una raccolta di brani dal titolo “Lo strano caso della gatta morta” . Un successo di pubblico e di consensi che ha visto una magnifica performance dei ragazzi, che per mesi hanno scritto, letto, provato ad ascoltarsi per dare vita a brani al di sopra di ogni aspettativa, vista la loro tenera età, e di alcuni giovani diversamente normali, che ieri sera con orgoglio sono stati più volte applauditi e apprezzati dal folto pubblico accorso ad ascoltarli.
Vari i temi affrontati,ognuno colmo di estro e fantasia, di riflessioni importanti che hanno avuto come centro di interesse tutto: dai problemi sociali, alle semplici azioni ed esperienze individuali, alla descrizione di uno stato emotivo vissuto.

Tra gli scritti, hanno suscitato grande emozione le lettere d’amore di Maria e Rosario: “Mi sento viva insieme a te,oggi mi sento più donna”; “Vivo ogni giorno solo per dirti... Buongiorno Principessa”; e l’ intenso messaggio di Dario, che , partendo dalla confusione di una farmacia, come metafora della vita, sottolinea il disagio e la confusione della nostra città, in queste semplici parole “Povera Bagheria, 200 bare bruciate,neanche i morti hanno pace” , parole che hanno lasciato esterrefatti i i presenti e riempito i loro occhi di lacrime.
Un impegno certosino, realizzato grazie a un nuovo modo di concepire la diversa abilità e lo spazio fisico della sede, luogo da cui i ragazzi, non volevano andare via, la sera alla fine del percorso iniziato.

Un lavoro valido dal punto di vista letterario per la grande professionalità di Giorgio D’Amato, che ha saputo lavorare sì su basi solide, ma che ha portato entusiasmo, grande professionalità, l’amore per la scrittura , la gioia e la serietà dell’impegno , elementi che hanno indubbiamente contribuito a raggiungere questi successi così brillanti. L’afda non si ferma qui, continuerà il suo obiettivo principale , quale la conquista della vita indipendente, ponendosi come misura di cambiamento, dando degli input alla nostra distratta società e far comprendere come la normalità non è il risultato di una conquista progettuale, esplicitata per alcuni mesi da scuole o professionisti del sociale, ma frutto di consapevolezza, di azioni semplici, sperimentate attraverso comportamenti naturali e spontanei e costanti nel tempo.

Un riconoscimento va in particolare anche ai genitori che hanno condiviso obiettivi, tempo ed energie per dare vita a un modo di essere attivi, ad un successo e a un cambiamento di cui sono anch’essi protagonisti.
 

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