II edizione del Premio "Angelo Fiore"

II edizione del Premio "Angelo Fiore"

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Un premio quello intitolato ad Angelo Fiore che, anche se "inaugurato" solo un anno fa, ha trovato ampio riscontro di partecipazione e interesse di critica e di pubblico;

il premio viene riproposto per il secondo anno assieme ad una serie di iniziative che contribuiranno a diffondere la conoscenza di un autore "difficile", ma che ancora tanto da dirci.

Riceviamo e pubblichiamo: Il Consiglio direttivo del Centro Studi "Angelo Fiore" bandisce la seconda edizione del premio "ANGELO FIORE" - CITTA' DI BAGHERIA".

A Comunicarlo il presidente del centro studi, Emma De Giacomo.

Il premio, patrocinato dal Comune di Bagheria, consistente in una borsa di studio di 1.000 euro verrà assegnato al miglior progetto di ricerca sull'autore e la sua opera, in occasione di uno specifico seminario di studi che si terrà nel prossimo mese di giugno 2012.

Per maggiori informazioni http://www.angelofiore.com/home.html

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CHI E' ANGELO FIORE

Angelo Fiore (Palermo, 1908 - Palermo, 1986) è stato uno scrittore italiano.

Lavorò come impiegato statale a Palermo. Dopo il 1943, prestò servizio come interprete per l'Esercito Americano in Sicilia e di seguito come insegnante di Inglese negli istituti tecnici.

Esordì nel 1963 con una raccolta di racconti dal titolo Un caso di coscienza per Lerici, tenuta a battesimo da Romano Bilenchi e Mario Luzi.

Con Vallecchi uscirono, poi, i romanzi Il supplente (1964), Il lavoratore (1967, per il quale si aggiudicò uno dei due premi Selezione Marzotto), L'incarico (1970) e Domanda di prestito (1976).

Il suo ultimo romanzo, L'erede del Beato, fu pubblicato da Rusconi nel 1981 con una nota critica di Geno Pampaloni.

Poco prima della morte gli venne attribuito a Palermo il Premio Internazionale Mediterraneo.

Benché appoggiato e stimato da eminenti studiosi e critici, non riuscì a farsi notare dal grande pubblico, anche per il suo stile complesso e per il proprio carattere schivo e poco accomodante.

Lo Stile e la poetica

Il suo stile secco e scostante lo avvicina a Federigo Tozzi, ma l'afflato spirituale è qui molto più sentito, ricordando per certi versi Georges Bernanos.

La scrittura di Fiore raggiunge intensità liriche notevoli che danno alla narrazione un'impronta allucinatoria.

Nei suoi romanzi vi è descritto un universo in disfacimento, dove un'umanità ingobbita dalla meschinità vive di continui raggiri e di sospetti.

Il protagonista è sempre un forestiero che non riesce a farsi accettare nel consorzio umano dove, senza motivo, si è venuto a trovare.

La vita è quindi sempre procrastinata a un domani di affermazione o di liberazione, ma che, per l'inettitudine propria del protagonista, non avverrà mai.

L'idea di fondo della scrittura di Angelo Fiore è che la morte di Dio abbia lasciato l'uomo in balia di se stesso.

Per Fiore la morte di Dio è dovuta al un difetto originario, insito nella natura dell'uomo, quel residuo di male che si traduce in mancanza di amore, incapacità di riceverlo e incapacità di sentirlo o di offrirlo al prossimo.

Mancando l'amore, manca di conseguenza il senso della vita, la quale diventa così una carriera spirituale che porta l'uomo a inseguire senza fine una certezza che non arriverà.

La visione della vita, in Fiore, è assolutamente pessimista perché non vi è possibilità di riscatto, l'uomo è fatuo, in balia di continui arrovellamenti e delle sue passioni che non gli portano nessuna felicità, sempre in attesa di un evento risolutore.

Dio, per Fiore, esiste in quanto manca di esistenza e la sua vita è un peregrinare sulla terra nella assoluta mancanza di un progetto o di un fine. Forte è quindi l'impatto teologico di Fiore che cita, nelle lettere e nei romanzi, la massima di Friedrich Nietzsche "deus sive vita".

Benché generalmente la narrazione ruoti intorno a un personaggio principale, è l'umanità nel suo complesso a essere inadatta a vivere, ad aver perso, cioè, la capacità di trarre un senso dal caos dell'esistenza.

 

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