Le lezioni di un voto - di Angelo Gargano

Le lezioni di un voto - di Angelo Gargano

Politica
Typography

E' stata una valanga:  e come per le valanghe c'erano stati mille segni premonitori e percettibili per chi avesse occhi  e orecchie attenti a percepire i segnali che Bagheria mandava.

A partire dal dettaglio che dopo il voto del primo turno la gente aveva preso a chiamarlo Patrizio, confidenzialmente per nome, come avvenne nel 2006 nelle due settimane prima del ballottaggo per Sciortino, che per tutti, nessuno escluso, divenne familiarmente Biagio.

Quando arrivava in piazza Madrice ancora prima del voto di ballottaggio erano i pensionati che lo salutavano, lo abbracciavano, lo coccolavano, lo incitavano 'Patriziu, fa cosi 'bbuoni', gli raccontavano i loro problemi e e le loro storie; e Patrizio paziente e comprensivo ascoltava, perchè è uno che sa soprattutto ascoltare, e non ha, come si usa dire, la parola (o la tastiera) più veloce del pensiero.

E dalla pancia profonda di Bagheria veniva quel sordo brontolìo della valanga che, man mano che rotola verso valle, via via si ingrossa e poi tutto travolge: nei bar, dal fornaio, dal benzinaio, al supermercato, dal barbiere, dal giornalaio, negli uffici, per strada, nei quartieri, ovunque quel nome rimbalzava, e con giochi di parole veniva coniugato in mille modi diversi, ma soprattutto rappresentava una speranza, forse l'ultima, per i bagheresi che vogliono comunque bene a questa martoriata città.

Ed ancora qualche segnale: un incontro di routine tra attivisti di 5 stelle tenuto dopo il primo turno e che diventa in piazza una assemblea di trecento persone, la coda che si è subito formata di ex consiglieri trombati pronti ad offrire i loro servigi, insomma i segni c'erano tutti; certo era difficile prevedere che la valanga avrebbe assunto queste proporzioni e che avrebbe seppellito quel vecchio mondo duro a morire, fatto anche da quei ventuno consiglieri reduci che dopo la sfiducia a Lo Meo, erano ripartiti per l'assalto alla diligenza; ma per fortuna solo in sei ce l'hanno fatta.

altE' un paese che non è portato per le rivoluzioni Bagheria, tutt'altro. Dal 1946 attraverso il voto alla Democrazia Cristiana e al suo  blocco di potere, che non fu solo agrario e mafioso, ma anche cattolico, democratico e popolare,  e ai partiti di un tempo il PCI e il PSI soprattutto aggrappati attorno alle roccaforti del loro elettorato, passando per le manifestazioni del voto moderato che si indirizza, in larga parte ancora oggi verso Forza Italia, per arrivare al voto vischioso, e spesso melmoso e maleodorante come di stagno putrido,  alle liste civiche, si è arrivati al voto plebiscitario per un candidato dalla faccia pulita, che incarnava semplicemente la voglia di cambiamento.

Stavolta però la propria rivoluzione Bagheria l'ha fatta: quei 21.000 bagheresi che l'8 e il 9 giugno sono andati a votare, sono quelli che hanno deciso per un giorno di prendere in mano il loro destino e di scrivere una delle pagine più intense della loro storia, dando a Patrizio Cinque praticamente gli stessi voti che aveva ricevuto Lo Meo tre anni prima, allorchè però a votare era andato il 62% del corpo elettorale: di fronte a questa cifre qualunque distinguo sulla legittimità del mandato è solo tempo perso.

Detto fuori dai denti: i bagheresi avevamo letteralmente la nausea di certi politici e di una certa politica, ed il conto lo ha pagato tutto ed anche salato Daniele Vella, che di quella vecchia politica, al di la dei suoi demeriti, è stato visto come espressione.

Nella vittoria di Patrizio Cinque hanno certo un ruolo centrale i meriti del Movimento 5 stelle, che non è solo giovanilista e internettiano, ma che a Bagheria  in due anni ha saputo individuare referenti nel territorio e costruirsi insediamento sociale; ma hanno avuto un peso non secondario anche i difetti, i demeriti e i vizi , e non abbiamo alcuna remora a dirlo, della classe politica più avida e incapace degli ultimi dieci anni.

Ci sembra una  esercitazione da politologi disoccupati quello di cercare di capire se dentro e dietro al voto  a Cinque ci sia il centro, la destra o la sinistra. Sono tutte sciocchezze grandi quanto una casa: abbiamo detto e ripetuto sino alla nausea che al ballottaggio per il voto a sindaco, la gente si spoglia dei propri orientamenti e pregiudizi politici, e guarda e pesa le persone.

Bagheria e i bagheresi non ne potevamo più, ed io per primo, di gente che massacrava i cittadini di tasse, raddoppiando la Tarsu e triplicando l'Irpef comunale, che tagliava servizi sociali essenziali, che ci restituiva una città di cui c'era solo da vergognarsi, e che poi mangiava a quattro palmenti giocando con i gettoni e i rimborsi e con le sedute inutili e perditempo, che faceva finta di ridurre le spese della politica per poi riaumentarli con gli interessi, e che magari dietro le spalle dei cittadini organizzava operazioni spregiudicate sul cimitero, consentendo che venissero impunemente violate tombe e affetti.

Una politica tutta che chiedeva sacrifici alla gente comune (ci portino un solo atto serio, uno solo, che non sia la solita inutile interrogazione o interpellanza, che è stato fatto per bloccare il raddoppio della Tarsu decisa da Lo Meo in maniera illegittima)  ma che non rinunciava ad un solo euro dei propri privilegi: è stata una vergogna che in primo luogo ha provocato una disaffezione dalla politica, ed a testimoniarlo c'è quell'oltre 50% di elettori che ha preferito il mare o la campagna o starsene a casa piuttosto che esprimere un voto.

E di questa disaffezione dall'impegno civico, la vecchia politica porta tutta intera la responsabilità.

altUna schiacciante maggioranza dei bagheresi, di destra, di centro e di sinistra, l'8 e il 9 giugno abbiamo detto semplicemente BASTA a questa malapolitica e a questi politici famelici e inetti e tra primo e secondo turno li abbiamo rispediti a casa portando una ventata di aria nuova dentro il consiglio.

Patrizio Cinque è un giovane di carattere, non il più giovane sindaco di Bagheria,  ( ricordiamo per inciso che Antonio Gargano fu sindaco eletto dal consiglio nel 1962 a soli ventisei anni), forse un pò irruento come tutti lo siamo stati a quell'età, inserito però in un gruppo di persone oneste e perbene che hanno vissuto con lui una esperienza straordinaria, ben collegato con la rappresentanza parlamentare regionale e nazionale del suo movimento.

E' quello che ha meno vincoli e obbligazioni nei confronti delle corporazioni cittadine, che non è ostaggio di nessuno, che non ha debiti con nessuno, che ha una maggioranza larga; certo qualche dubbio è legittimo perchè la squadra è 'leggera' ed inesperta, però il nuovo sindaco è ben collegato e sostenuto dal gruppo parlamentare del suo Movimento, e se farà quello che ha dichiarato, vale a dire di mettere subito mano alla macchina amministrativa, vorrà dire che parte con il piede giusto.

Se il nuovo sindaco saprà ridare, per usare una frase a lui cara, ai dipendenti comunali  'la passione e l'orgoglio di servire la propria comunità', sarà già un bel passo avanti.

Poi man mano si vedrà, cosa c'è dietro queste idee, per ora solo accennate, di strumenti di democrazia partecipativa e diretta, quali saranno questi strumenti e come verranno fatti funzionare, assieme anche alla trovata dell'assessore americano. Certo tanti passaggi dovranno essere chiariti e messi a punto.

Daniele Vella è stato percepito come rappresentante del vecchio: non lo hanno certo aiutato l'ex sindaco Vincenzo Lo Meo che va sfacciatamente a votare per lui alle primarie del centrosinistra e che immette nelle liste a suo sostegno il rampollo del suo assessore-tifoso più fedele; come non lo ha aiutato l'appoggio strumentale last minut  di Biagio Sciortino, la presenza tra le sue file di vecchi brontosauri e maneggioni della politica che speravano di poter continuare con lui i soliti traffici, come non lo ha certo aiutato l'endorsement sottobanco (?) di Gino Di Stefano, che noi pensiamo sia stato uno dei motivi che ha reso ancora più vistosa la sconfitta.

Non sono bastate le sue indubbie capacità ed esperienza, la puntuale e approfondita conoscenza dei problemi, il rapporto privilegiato con i governi di centrosinistra a Palermo e a Roma per convincere i bagheresi.

Forse se avesse gettato a mare certa zavorra, se avesse segnato un taglio netto con il passato, se avesse stabilito un rapporto diretto con la gente senza la mediazione dei vecchi sensali, se...se...se.... ma i se, come è noto, non fanno la storia.

Comunque si è battuto come un leone, e rimane uno dei giovani che hanno più capacità e voglia di spendersi, ed è una risorsa che potrà tornare utile.

Patrizio Cinque adesso, con serenità e fermezza, butti fuori i mercanti dal tempio, riparta dalla gente comune e dai problemi di Bagheria, che sono tanti e complicati,  e dimostri che la fiducia in lui è stata ben riposta.

 

Angelo  Gargano

 

.

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.