Finiamola con l'apoteosi dei luoghi comuni sulla scuola prossima ventura - di Maria Luisa Florio

Finiamola con l'apoteosi dei luoghi comuni sulla scuola prossima ventura - di Maria Luisa Florio

Politica
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Ho letto attentamente la riflessione sulla scuola del collega e amico Maurizio Padovano e, non trovandomi d’accordo con quanto da lui affermato, vorrei esprimere il mio punto di vista. Premetto che non è affatto semplice: in questo clima esasperato riferire un parere diverso dalla vulgata comune può essere piuttosto impopolare (nel migliore dei casi si è tacciati di renzismo). 

Ma spero di riuscirci. 

Innanzi tutto una distinzione tra decreto e ddl: come sappiamo la riforma Gelmini, fu l’esito di un decreto partorito ad agosto e sul quale nulla si è potuto, mentre adesso si è di fronte ad un ddl in fieri e sul quale il governo ha già accettato e fatto propri diversi emendamenti migliorativi. Non è chiaro, quindi, perché il decreto Gelmini e il ddl Renzi debbano essere messi sullo stesso piano scomodando, niente meno, che il concetto di declino democratico.

Poi, lo storytelling. Non c’è bisogno di narrazione alcuna, il ddl è pubblicato da tempo, consta di 140 pagine e, se si ha la pazienza di leggerle, si può discutere su punti ben precisi, facendo critiche e proposte circoscritte e uscendo dai soliti luoghi comuni. Gli insegnanti, se hanno la percezione che qualcuno non gliela stia raccontando giusta, possono farsi un’idea propria leggendo quanto scritto nel ddl, non accontentandosi di schemi semplificativi che possono creare pregiudizi e mistificazione o, peggio ancora, facendosi strumentalizzare politicamente dai sindacati.

Sul “minchiatismo” renziano preferirei sorvolare, in quanto credo che l’esasperazione dei toni non possa portare a nulla di buono e accettare le opinioni degli altri, specie quando sono in contrasto con le nostre, possa solo essere indice di apertura mentale (e non c’è bisogno di citare Voltaire che Padovano conosce meglio di me).

E’ vero, però, che la scuola forse non era proprio una priorità assoluta, ma voi avete presente quante graduatorie ci sono? Prima o poi qualcuno avrebbe dovuto mettere mano a questa babele ed è questo, in primis, ciò che è stato fatto. E poi ci sono le cento mila assunzioni, che creeranno posti di lavoro, mutui, economia. I sindacati chiedono, invece, l’assunzione di tutti i seicento mila precari, come se la scuola fosse un ammortizzatore sociale.

C’è stato l’emendamento sui meritevoli del concorso: era anticostituzionale non assumerli e infatti il Governo è tornato sui suoi passi.

Creare una scuola più vicina al mondo del lavoro penso sia un bene e sulla scuola, infatti, si stanno investendo quattro miliardi. Con l’Invalsi, poi, Renzi non c’entra nulla, non sono una novità e per adesso sono l’unico modo, certo assai discutibile, di fare autovalutazione, (che esiste in tutti i paesi), boicottarle non serve a niente.

I poteri del preside sono già stati ridimensionati da un emendamento ad hoc: non farà la hit parade dei meritevoli ma, in base a criteri stabiliti da collegio e consiglio di istituto, darà un piccolo contributo a chi si sia distinto durante l’anno scolastico (o dobbiamo ancora difendere l’assurdità che siamo tutti uguali: chi non si assenta mai e chi si ostina a leggere il giornale in classe?). E poi c’è l’ albo provinciale dal quale il dirigente dovrà selezionare i neoassunti, anche qui, pubblicando i criteri di selezione, vagliati anch’essi dagli organi collegiali, (su questo, in effetti, sarebbe necessario qualche chiarimento sui trasferimenti).

Vedremo meglio a legge ultimata.

Infine l’articolo 33 della Costituzione sempre sbandierato all’occorrenza. Non c’è scritto da nessuna parte che il docente non sarà più libero di insegnare. Sarà, però, ed era ora, costretto ad aggiornarsi perché non è questa, caro Maurizio, la scuola che dobbiamo difendere: chiusa, con una didattica ferma all’ottocento, senza merito, senza innovazione, senza valutazione, sulle difensive, che non dice una sola parola sul diritto degli alunni ad avere sempre docenti preparati, aggiornati, più vicini alle loro esigenze. Più vicini all’Europa (si spera, anche nello stipendio).

Maria Luisa Florio

In copertina foto d'archivio
 

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