Liquidate in fretta le dimissioni di V. Casa da segretaria del P.D.

Liquidate in fretta le dimissioni di V. Casa da segretaria del P.D.

Politica
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Riceviamo e pubblichiamo:
Il Partito Democratico cittadino, a mio parere, ha archiviato frettolosamente, troppo frettolosamente le dimissioni di Vittoria Casa. Il dibattito interno che ne è seguito non è noto. Troppo scarne e di routine sono state le motivazioni di accettazione delle dimissioni che sono state comunicate all’opinione pubblica,
agli iscritti , ai simpatizzanti, ai potenziali elettori del Partito Democratico.
Il gruppo dirigente cittadino ha metabolizzato
con incredibile velocità un fatto che è pur sempre traumatico nella vita di un Partito.
Vittoria Casa era stata eletta ed investita della pienezza dei poteri che l’incarico comporta e li ha esercitati in un tempo difficile come è quello attuale del PD.
Se il fatto si fosse verificato in un tempo in cui il Partito godrebbe di ottima salute l’epilogo sarebbe stato, anche se difficilmente, più comprensibile.
Il passaggio di consegne è avvenuto, invece, con estrema velocità e disinvoltura, come se l’evento fosse atteso, anzi sollecitato, anzi auspicato.

Eppure Vittoria Casa nel comunicato che ha offerto al gruppo dirigente del partito, alla Città, all’opinione pubblica, aveva posto alcune questioni molto serie, che non possono essere ignorate, né rimanere sospese.
Lei ha riassunto il percorso del Partito dal momento che ne ha assunto la responsabilità fino al momento in cui aveva considerato opportuno rimettere il mandato per via del fatto “che i tempi dei congressi del partito si sono allungati, vogliamo anche noi cogliere il richiamo all’unità, auspicato sia a livello nazionale che regionale, per riscoprire collegialmente in un percorso partecipato e inclusivo le ragioni che uniscono in questo progetto politico le diverse anime e sensibilità, perciò ritengo utile e politicamente corretto rimettere il mio mandato e ridare la parola al coordinamento.”

Il coordinamento, colto da afasia più che da sorpresa, ha accettato le dimissioni e proceduto alla surroga immediata.

Il comunicato che annuncia l’accettazione delle dimissioni e l’elezione del nuovo Segretario sono lapidari, poche parole di circostanza, non un cenno alle motivazioni che erano a fondamento delle dimissioni.
Successivamente, con uno sforzo di fantasia che non ha attinenza con la realtà, si è tentato di assimilare la vicenda bagherese a quella nazionale: al segretario dimissionario è succeduto il vice.
Le analogie sono inesistenti.
La vicenda nazionale è nota: Veltroni ha scontato una serie lunghissima di errori, che non potevano più essere reiterati, né tollerati, tanto dal gruppo dirigente del partito, quanto (come si diceva una volta)dalla base.
Lo scollamento e la frattura era ed appariva evidente.

L’annuncio della scelta delle alleanze future, diverse da quelle che sostenevano il Governo Prodi, ne hanno determinato la caduta anticipata; le sconfitte elettorali; il consolidamento della nomenklatura; eventi che, chi scrive, come altri, avevano evidenziato con spirito critico, quando quelle scelte venivano compiute, dovevano trovare un momento di discontinuità.

Le dimissioni erano: trarre le conseguenze, e Veltroni l’ha fatto, altrimenti glielo avrebbero fatto fare!

A Bagheria, diversamente, il Partito Democratico è una componente importante della coalizione che governa la Città; Vittoria Casa è stata una degli Assessori indicati dal Sindaco in Campagna elettorale; ha lasciato quell’incarico per assumerne un altro, certamente più delicato e più complesso; ha condiviso fin da subito quella operazione politica avviata l’estate scorsa e che fu denominata “allargamento della Giunta”.

Ha dichiarato nell’atto delle dimissioni “che bisognava continuare l’azione di governo rilanciandola con una maggioranza in Consiglio Comunale che permettesse l’adozione di atti importanti che la città aspettava da molto tempo.”

Ed aggiunge “bisognerà lavorare ancora per consolidare questo accordo al fine di renderlo strategico piuttosto che tattico, fare fruttare tutte le opportunità che da esso potranno discendere per la crescita della città.

Le dimissioni di Vittoria Casa non erano, né potevano apparire, la resa incondizionata dinanzi alla cattiva gestione del Partito.

Con senso di alta e nobile responsabilità, di rispetto per sé e per tutti, in presenza delle mutate condizioni che allungavano i tempi della celebrazione dei Congressi, ha messo a disposizione la sua disponibilità e chiesto, a mio parere, con molta discrezione, la proroga al suo mandato, con il consenso di tutto il gruppo dirigente, auspicandone un coinvolgimento più partecipato.
Ha indicato un percorso politico di grande impegno per tutto il gruppo dirigente, già intrapreso, e che deve essere continuato, con rinnovato vigore.
Un progetto politico pilota, sperimentato in sede locale, per verificare un’alleanza di governo che non è omogenea rispetto a quelle praticate su altri livelli territoriali.

Ma che a Bagheria trova la sua ragion d’essere.

L’archiviazione frettolosa della pratica Vittoria Casa si presta, in particolare, presso l’opinione pubblica, a letture non proprio lusinghiere.
Quella che faccio io è, che se il percorso ha portato a risultati positivi, se il progetto politico deve essere perseguito e realizzato, perché cambiare il conducente?
Se ciò è, allora sembra proprio che sono in corso lavori di restauro; anziché premiare e sostenere il merito e la qualità dell’azione politica, si vuol fare valere la forza dei numeri, delle tessere.
Vittoria Casa, quindi, rappresenta un corpo estraneo, la reazione è il rigetto.

Il messaggio che ne viene fuori è che il nocciolo duro del Partito è assolutamente impermeabile al nuovo che emerge, non include le novità, non esplora i nuovi fermenti presso i più giovani; i pochi giovani che si avvicinano all’esperienza politica vengono considerati supporter; una rondine, anche se ha talento, non fa primavera; non allarga i suoi orizzonti.

Esattamente come sta avvenendo a livello regionale
, dove non si è sentita l’esigenza di sollecitare ad alcuno le dimissioni, in presenza di un lavoro assolutamente incolore, inodoro ed insaporo che sta svolgendo il Segretario, né tanto meno al livello provinciale.
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