Silvio Berlusconi e lo scioglimento del consiglio di Fondi

Silvio Berlusconi e lo scioglimento del consiglio di Fondi

Politica
Typography

Abbiamo ascoltato a Ferragosto, Silvio Berlusconi nella conferenza stampa che tradizionalmente si tiene da parte del ministro dell’Interno sui temi della sicurezza, affermare che il Consiglio dei ministri non ha ritenuto opportuno aderire alla richiesta del prefetto di Latina,

presentata da circa un anno, di sciogliere il consiglio comunale di Fondi, perché nessuno, tra sindaco, consiglieri,e assessori è destinatario di alcun avviso di garanzia.

Le nostre modestissime e, in questo caso, ininfluenti opinioni, sono solitamente lontane da quelle di Berlusconi, (anche se corre l’obbligo di dire che meriti importanti gli vadano attribuiti), ma su questo argomento sottoscriviamo senza alcuna riserva le cose che ha detto.
Non è la prima volta che affrontiamo questo argomento, e malgrado le amarezze e le delusioni che nostra classe politica ci riserva, pensiamo che il peggior consiglio comunale eletto dai bagheresi, sia sempre da preferire ad un regime di commissari, abituati a trattare i comuni disciolti e i loror abitanti come una pratica burocratica

Noi non conosciamo ovviamente la relazione dle Prefetto di Latina, né la situazione del comune di Fondi, quello che ci preme affermare è un principio.

Se il riferimento di Berlusconi ci interessa è perché il consiglio comunale di Bagheria, ed i lettori lo ricorderanno bene, ha subito due scioglimenti ed un terzo lo ha evitato per un soffio.

Bene: nel 1999, sindaco Valentino, lo scioglimento fu ingiusto e sbagliato
, e forsa anche accortamente pilotato: malgrado lo scioglimento, nessun procedimento giudiziario fu avviato.

Né il sindaco Valentino, nè i suoi assessori, né i consiglieri furono coinvolti in alcunché.
Non solo, e non sarebbe difficile dimostrarlo, la mafia con i commissari prefettizi è diventata più forte e penetrante nei confronti della amministrazione comunale, perchè viene meno l'attenzione e la vigilanza della opinione pubblica sui problemi di una città.
E, comunque sia,  ancora non è stato dimostrato che lo scioglimento di un consiglio comunale abbia mai indebolito la pervasività di cosa nostra nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

Ma non è finita: in quelle occasioni , lo scioglimento dei consigli comunali diventò una sorta di arma contro gli avversari politici: non possiamo non ricordare che proprio nel 1999 fu sciolto anche il consiglio comunale di Caltavuturo, guidato dal centrosinistra e dal sindaco Domenico Giannopolo.
Bene dopo lo scioglimento, Giannopolo si è ripresentato per ben due volte, quale candidato a sindaco, ricevendo in entrambi i casi una vera e propria investitura plebiscitaria dai suoi concittadini.
Giannopolo era solo responsabile di aver guidato, bene, una giunta di centrosinistra,e bisognava fare il apio con la giunta di centrodestra di Bagheria.

Lo stesso discorso, andrebbe fatto, per il “quasi scioglimento” della primavera del 2006 che molti corvi davano già per fatto.
A parte l’avviso di garanzia a Pino Fricano, che, sia detto per inciso, a distanza di quasi quattro anni non ha esitato in alcun rinvio a giudizio, di tutte le presunte nequizie e malefatte realizzate, a dire di qualcuno, dalla sua amministrazione, nessuna indagine ne è scaturita, nessun procedimento giudiziario è stato avviato, nessuno tra assessori o consiglieri è stato “avvisato”.

Basta questo per non sciogliere un consiglio comunale? Secondo noi basta e avanza.

Per non far sì che lo scioglimento diventi un’arma impropria in mano a carabinieri, prefetti e governi, occorre stabilire riferimenti e regole certe.

Se poi ci sono problemi legati ad apparati amministrativi e funzionari, o a sopsetti su singoli amministratori, il prefetto ha sempre avuto ed ha, tutti gli strumenti per intervenire: li utilizzi, se vuole.

Sarebbe poi sommamente utile che le attenzioni di concentrassero ormai su Consorzi ed Enti partecipati, dove di fatto amministratori e politici fanno e disfano quel che gli pare e piace.
Non sarebbe male se i prefetti si decidessero a commissariare gli Ato rifiuti e compagnia bella, piuttosto che tenere in vita simulacri di organi di gestione, che stanno provocando danni gravissimi: paesi sporchi oltre ogni limite, deficit da capogiro, malcostume, e stanno dando spazio a fenomeni di illegalità diffusa e organizzata.