I politici disertano la iniziativa antiracket

I politici disertano la iniziativa antiracket

Politica
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Sabato scorso 20 marzo era una bella e calda giornata di sole: legittimo per tutti pertanto programmare una gita fuori porta o una passeggiata in campagna o nelle nostre spiagge.


Sabato scorso però alle 10.30 del mattino, era stata promossa una manifestazione di solidarietà nei confronti di Isidoro Mancino, fornaio, esponente di Italia dei Valori, presidente dei panificatori, che qualche giorno prima aveva avuto la brutta sorpresa di ritrovarsi i lucchetti delle saracinesche bloccati con l’Attak.
Al di là delle perplessità espresse dai familiari del Mancino sulla giustezza e opportunità dell’iniziativa, sulle quali non abbiamo alcun titolo per potere esprimere giudizi, trattandosi di autonome valutazioni che i componenti di una famiglia compiono in un momento così difficile, rimane una preoccupante considerazione politica che riteniamo opportuno sottolineare.
Sin quando siamo stati presenti noi, c’erano sì e no una quindicina di persone: quattro o cinque giornalisti, tre troupe televisive, rappresentanti di circoli o di associazioni di varia natura ed estrazione: Pippo Cipriani, responsabile dell’Associazione antiracket, l’assessore alle Attività produttive Pietro Pagano, Italo Fragale responsabile di Confcommercio, Piero Paladino della Confartigianato, Giusy Maggiore della Confesercenti, Carmelo Tripoli, presidente della Cooperativa “La Sicilia”, Beppe Zaso di “Sinistra ecologia e libertà”, Tommaso Impellitteri di “Noi cittadini” e altri due o tre con i quali ci scusiamo per la mancata citazione.
Ma la domanda che un po’ tutti, sconcertati si sono posti, è stata: ma i politici, i bagheresi, ma dove sono? dove sono non "i commercianti", ma qualche normale, anonimo commerciante?
Quei politici sempre pronti a inviare comunicati, a recitare litanie, a votare insulsi ordini del giorno, a fare i finti indignati, dove erano quando c’era da compiere un gesto minimo di presenza, in una realtà difficile quale quella di Bagheria, che sta conoscendo l’apertura di un fronte, quello del pizzo, che pensavamo ci sarebbe stato risparmiato almeno nelle forme capillari e diffuse che assume in città come Palermo?
Ci hanno riferito che il sindaco abbia fatto, così come fa da tre anni a questa parte nella gran parte delle manifestazioni, una “affacciata” rapida e veloce prima dell’ora in cui l’iniziativa era programmata.
L’unico consigliere comunale presente era Daniele Vella, presidente del consiglio, e l’unico assessore era Pietro Pagano, competente per la materia.


Ma gli altri 29 consiglieri e sette assessori dove erano?

E i consiglieri del "principe" dov'erano? e i beneficiati dal principe?
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Dove erano quei gruppi dirigenti di partito del P.D., uno e bino, che in queste settimane si scambiano scomuniche e anatemi e chiedono “riflessioni” sull’antimafia di facciata?
Dove erano quei dirigenti dell’U.D.C., giovani e meno giovani, con le loro “tirate” sulla legalità da convegno, e che sulla falsariga del loro mèntore, ormai caduto in bassa fortuna, “schifiano” la mafia?
E gli aspiranti alla carica di sindaco? e quelli che stanno preparando liste e listini? E la chiesa degli appelli antimafia? E avessimo visto qualcuno, anche solo qualcuno di quelli che, assetati di democrazia e di partecipazione, andarono a votare per le primarie del P.D.
Hanno perso per caso la parola e la memoria?

 Ora ripetiamo, non abbiamo niente da dire sulle perplessità e le preoccupazioni manifestate dei familiari di Isidoro Mancino sulla giustezza dell’iniziativa di sabato.

Una cosa però sappiamo con certezza: che se, sabato scorso in quella strada di Bagheria dove, a due attività commerciali immediatamente contigue, sono stati sigillati i lucchetti con l’Attak, ci fossero stati non mille o duemila, ma cento, duecento cittadini e rappresentanti delle istituzioni, pronti a testimoniare con la loro faccia e la loro presenza la solidarietà a Isidoro Mancino e alla sua famiglia, ben altro sarebbe stato lo stato d’animo di quanti, non solo in Via Lo Bue, ma in Via Scordato, in Corso Butera o chissà dove, un mattino qualunque all’inizio della loro giornata di lavoro, hanno provato quella paura oscura che ti secca la gola e ti attanaglia lo stomaco, tipiche di chi comprende di essere entrato nel mirino di una forza criminale.

Per questo sarebbe stato veramente importante che sabato scorso, sotto il primo caldo sole di primavera, la loro passeggiata i politici e qualche bagherese più sensibile l’avessero fatta, piuttosto che allo stratonello, in Via Lo Bue.
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