Appunti per una storia di Bagheria, di G.ppe Speciale - VIII parte

Appunti per una storia di Bagheria, di G.ppe Speciale - VIII parte

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La bellezza del paesaggio, la dolcezza eccezionale del clima
spiegano in gran parte l’enorme successo che Bagheria ebbe per tutto il Settecento come zona di villeggiatura.

In un territorio tutto sommato di modeste proporzioni sorgono infatti, a cominciare dal 1700, più di una cinquantina di ville, tra auliche e meno auliche.

Notevoli ricchezze vengono profuse in queste costruzioni da un baronaggio che si è sempre distinto per le gale, il lusso e lo sperpero.

Cinquantaquattromila ducati costa la villa Valguarnera. Il principe di Comitini spende seimila onze per la villa che alla metà del Settecento è costretto a vendere, senza averla prima ultimata, al principe di Trabia, e questi ne deve spendere altre seimila almeno per completarla.

Impossibile poi fare il calcolo di quanto sia costata Villa Palagonia, la più ricca e bizzarra fra tutte quelle che sorgono nella campagna di Bagheria.


Un’attività edilizia così intensa che dura per circa un secolo non poteva, naturalmente, non avere importanti conseguenze sull’assetto del territorio.

Masse notevoli di artigiani affluiscono dalla città: sono muratori, carpentieri, cavatori, falegnami, ebanisti, decoratori, scultori, pittori etc…

I primi arrivati si sistemano nei catoi di Palazzo Butera e nei “dammuselli”, ma presto si manifesta la necessità di costruire altre case per tutti questi mastri che continuano ad affluire da Palermo. Come sempre avviene in questi casi mentre la mano d’opera qualificata affluisce da Palermo, la manovalanza, invece, viene reclutata sul posto tra i contadini che, come abbiamo visto, vivono sparsi per la campagna: alla Porcara, alle case dell’Accia, a Bellacera, a Chiarandà, nella contrada Amalfitano e sulle sponde dell’Eleuterio.

A poco a poco i contadini fissano la loro residenza nel nuovo centro abitato sia perché trovano più remunerate e durature le occasioni di lavoro sia perché cominciano ad apparirvi i primi servizi, quello religioso in primo luogo, quello dell’aromatario (l’antenato del farmacista), del cerusico, del notaio e così via.

Si apre qualche misera bottega.

Alla fine del Settecento cinque o seimila abitanti popolano Bagheria.
La maggior parte vive in terrani di non più di cinquanta metri quadrati (è questa la misura del “posto di casa”) nel nuovo rione sorto dietro la Chiesa Madrice e in quello della Chiesa delle Anime Sante (che assolve anche la funzione di cimitero).

La attività edilizia si va lentamente esaurendo.

Le grandi costruzioni sono ormai tutte ultimate e le case che cominciano a costruirsi i pochi borghesi (notai, amministratori, appaltatori del dazio, preti, medici, gabelloti e simili) non bastano per dare lavoro a tutti.

La popolazione artigiana è costretta a rifluire verso la campagna. Ma anche questa non può accoglierli tutti.

Inizia così una grave crisi che si protrarrà per tutta la prima metà del sec. XIX e oltre.


Continua....

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