Il rogo ru 'Riavulazzu' a Bagheria - di Maria Luisa Florio

Il rogo ru 'Riavulazzu' a Bagheria - di Maria Luisa Florio

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Certo, diciamo subito, che di vampe improvvisate il nostro Comune non se ne è mai fatte mancare. E non ci riferiamo solo a quelle celebrative del suo Santo Protettore, San Giuseppe, ma alle altre, meno nobili, appiccate ogni tanto in diversi angoli delle strade per ridurre i cumuli di rifuti. 

Stavolta, però, parliamo del recupero di un’antica tradizione, ormai quasi del tutto scomparsa, che ogni anno, in molti paesi siciliani, si svolgeva alla vigilia dell’Immacolata. 

Sarà, infatti, celebrato il 7 dicembre, alle ore18:00 dopo la funzione religiosa, nel grande spazio interno della parrocchia S. Antonio di Bagheria, il rito del rogo del diavolo, una tradizione che affonda le sue radici nel passato e che sopravvive ancora oggi in alcuni paesi dell’entroterra siculo.

Ne ha parlato, con dovizia di particolari, nel suo libro: "Le fiamme dei Santi", il professore Ignazio E. Buttitta, figlio del celebre poeta bagherese. In molti paesi- attesta Buttitta- ancora alla fine degli anni novanta veniva celebrato il rito del rogo del diavolo. A Contessa Entellina, Bisacquino e Caltabellotta venivano fatti bruciare dei fantocci, a volte grandi fino a otto metri, la stessa mattina dell’otto dicembre, a significare la vittoria del bene sul male. I fantocci venivano imbottiti di arbusti e fogliame in modo da scoppiettare durante il rogo e i resti venivano dispersi all’aperto. La consuetudine di bruciare il demonio, fu praticata anche dalle nostre parti, in diversi paesi della Sicilia occidentale.

Nella vicina città di Monreale, ad esempio, l’usanza è attestata fino al dicembre del 1939, ma da lì a poco, essendo scoppiata la seconda guerra mondiale, l’usanza di bruciare il diavolo davanti la chiesa di San Francesco non venne più praticata.

Quest’anno, su proposta del prof. Andrea Sciortino, docente della SMS Scianna, appassionato di storia delle tradizioni popolari, e con il consenso del Consiglio Pastorale della parrocchia di Sant’Antonio, dopo 75 anni, il rito del rogo del diavolo torna a rinascere nella “Cittadina delle Ville”. Attorno al fantoccio imbottito di carta e paglia, realizzato dallo stesso Sciortino, saranno sistemati dei giochi pirotecnici, che cominceranno a scoppiare nel momento stesso in cui il demonio inizierà a bruciare.

Dopo il falò, i fedeli si riuniranno in chiesa e la serata si concluderà in uno spazio attrezzato, antistante la chiesa, dove si condivideranno i piatti della tradizione natalizia bagherese, preparati dagli stessi partecipanti alla manifestazione. L’invito a partecipare al recupero di una tradizione del genere, nell’era della Globalizzazione imperante, può apparire quanto meno curioso e inconsueto, ma di certo può anche contribuire a ricreare interesse per il passato, comunità e relazione sociale. Di cui c’è in effetti un gran bisogno.

E chissà se, in questi momenti di grande ambasce per l’amministrazione comunale bagherese, il rogo Ru Riavulazzu non possa anche servire a riportare un poco di positività.

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Maria Luisa Florio

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