La I D del Carducci 'scopre' il limone

La I D del Carducci 'scopre' il limone

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Giorno 21 marzo 2014 alle ore 9.00 noi alunni della 1 D della scuola secondaria di primo grado “Giosuè Carducci”, accompagnati dalla prof. di Arte Anna Maria Piazza e dalla prof. di Italiano Giusi Provino, ci siamo recati in visita alla cooperativa agrumicola “La Ciammarita”. Un luogo di lavoro sito in via Consolare sempre nella nostra cittadina.

La giornata, dal punto di vista meteo, non prometteva nulla di buono, ma noi tutti eravamo forniti di cappucci e ombrelli.

Questa visita è finalizzata alla elaborazione di cartelloni che ci permetteranno di partecipare al concorso “Guarda dove FAI” ,infatti da alcuni giorni stiamo lavorando al progetto e abbiamo iniziato con un brainstorming e continuato con una intervista ai nostri genitori e nonni sui settori produttivi esistenti nel territorio. Il settore primario è stato quello che ha registrato un’alta percentuale soprattutto per la coltivazione e lavorazione di agrumi.

Alla cooperativa ci aspettavano la dott. Alfano Giuseppina, agronomo e imprenditore agricolo, e il sig. Mineo titolare della cooperativa che si occupa della lavorazione ed esportazione degli agrumi.

Quando siamo arrivati loro erano già in cooperativa e noi eravamo tutti po’ emozionati sia perché incontravamo persone a noi sconosciute sia perché non eravamo mai entrati in un “magazzino”, cosi si chiama l’edificio sede del luogo di lavoro.
Superata la fase delle presentazioni, siamo subito passati alle domande, che avevamo precedentemente preparato in classe con le professoresse.

Abbiamo subito chiesto alla dott. Alfano notizie sulla pianta di limone e la dottoressa ci ha spiegato che la pianta fa parte del genere Citrus della famiglia delle Rutaceae, come gli aranci e i mandarini, e che proviene dalla Cina.

In Sicilia la coltivazione dei limoni inizia intorno al X secolo. Le foglie sono di colore verde e lanceolate, i fiori, anzi per meglio dire la “zagara” hanno i petali esterni di colore violaceo e interni di colore bianco nel “femminello comune” invece e di colore tutto bianco nel “femminello zagara bianca”. La buccia esterna è liscia o ruvida e si chiama “flavedo” la parte interna spugnosa invece “albedo”.

La dott. Alfano rappresenta la quinta generazione di coltivatori e ci ha anche confermato che la laurea le è servita molto, perché anche i limoni sono attaccati da malattie e riuscire a riconoscerne la tipologia, significa trovare subito la cura e salvare le piante. “Proprio come noi essere umani”!!!!!!

Il sig. Mineo, invece, ci ha condotto lungo le fasi della lavorazione.

Abbiamo visitato il magazzino molto grande che ospita la macchina con il nastro trasportatore, la calabitrice, la macchina che chiude nelle retine il prodotto e tante tante cassette di legno, di plastica e di cartone che servono per far viaggiare il limone rispettando le richieste dell’imballaggio da parte dei mercati .

Infine ci mostra anche un foglio di carta chiamato “velina” che serve ad incartare i limoni singolarmente, questa operazione si fa solo su richiesta della ditta destinataria del prodotto. Le veline portano il logo della ditta ed un’immagine.

Anche il sig. Mineo svolge questo lavoro da generazioni, però suo papà non era contento che lui facesse questo mestiere, si arrese soltanto quando al terzo anno di frequenza dell’Istituto per geometra, il sig. Mineo comunicò che non aveva più intenzione di continuare gli studi e che lui amava quel lavoro. Beh, in effetti gli brillano gli occhi quando parla del suo lavoro e la voce si fa un po’ roca quando ricorda che prima aveva circa trenta operai ora solo dieci.

Alla fine della mattinata intensa di spiegazioni ed emozioni, torniamo a scuola ricchi di nuove conoscenze.

In classe le professoresse ci aiutano con i loro racconti ad immaginare Bagheria come un grande giardino dai colori dell’oro e dai profumi incantevoli.

Siamo molto contenti di partecipare al concorso del FAI perché vogliamo fare conoscere  un’altra Bagheria, quella vera. E…se dovessimo vincere, sarà una festa!

Così sentirete ancora parlare di noi.

 

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