La mortificazione di una categoria, gli Insegnanti- di Roberto La Tona

La mortificazione di una categoria, gli Insegnanti- di Roberto La Tona

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Approfittando della distrazione calcistica dei Mondiali, degli esami di maturità e del sopraggiungere dell’estate, il Governo, nello specifico quello che “doveva mettere al primo posto la scuola”, ci riprova. 

Nella maniera peggiore. In un paese dove la corruzione la fa da padrone, l’evasione fiscale è ai massimi nel pianeta, il degrado ambientale sta fagocitando il territorio, dove c’è la mafia, dove non si conoscono gli autori delle stragi impunite, dove il calcio è spesso oggetto di combine, dove i costi della politica sono altissimi, dove il problema dell’immigrazione sta mettendo in seria difficoltà le strutture dell’accoglienza, tutto quello che si fa è distruggere la scuola.

E’ stato così con Berlusconi, è stato così con Monti, è così anche con Renzi. Dallo staff del Ministro Giannini, che evidentemente ha già dimenticato le proteste del novembre 2012, viene fuori un’idea del Sottosegretario Roberto Reggi che prevede l’abolizione dell’ultimo anno delle superiori, scuola aperta in estate, l’innalzamento da 18 a 36 ore settimanali ore per gli insegnanti di ruolo, i quali dovrebbero trattenersi a scuola dalle 7 del mattino sino alle 22; il tutto, si penserà sarà retribuito … invece no, sarà il Dirigente scolastico a decidere chi è meritevole di premio oppure no. Immaginiamo dalla presidenza un via vai di insegnanti con l’aria di chi mendica. La proposta verrà discussa al Consiglio dei Ministri del 15 luglio prossimo.

La motivazione di tutto questo sta nello stereotipo (chi va dietro al “sentito dire” non è mai competente prossime della materia) che gli insegnanti in Italia lavorano troppo poco: 18 ore settimanali, 3 mesi di vacanza, giorno libero. In realtà, chi vive la scuola da dentro, sa benissimo che non è così: a parte le ore 40+40 dedicate ai consigli, ai collegi, ai ricevimenti, agli scrutini, ai dipartimenti etc., le 18 ore sono quelle “frontali”, che si vivono in classe, ma che non esauriscono l’impegno di un insegnante, che consiste anche nella preparazione della lezione, nella ricerca di nuove metodologie, nella correzioni dei compiti e molto altro (la tabella qua a lato, elaborata da un gruppo di docenti, fa un calcolo di quante siano effettivamente le ore di lavoro di un insegnante in un anno, non tenendo conto di progetti o di lavoro del coordinatore di classe). I

l che poi contrasta con il proposito di eliminare l’ultimo anno delle superiori: cosche logica ci sarebbe col fare lavorare di più a scuola abolendone un anno? Purtroppo, all’interno del Ministero tutto questo tipo di lavoro “oscuro” sembra non essere percepito, ed ecco che spunta il Reggi di turno a massacrare ancora la categoria.

Ma oltre ai colleghi di ruolo, che già si erano visti innalzare l’età pensionabile grazie alla Fornero, quelli che proprio pagheranno e verranno accompagnati gentilmente fuori dal lavoro sono gli insegnanti precari. Certo, perché se qualsiasi buco disponibile di monte orario verrà ricoperto da chi è di ruolo, è normale che il precario (che è sempre bene specificare, non è un miracolato dell’ammortizzatore sociale da parte della scuola- così l’ha definita il Ministro Giannini in persona: ma nessuno le fa notare che così lei sarebbe un ministro socialmente ammortizzato?) si ritroverà chiuse tutte le possibilità di insegnare.

Infatti si parla di una vera e propria abolizione delle graduatorie di istituto (quelle che servono per le supplenze temporanee), ma in realtà neanche le graduatorie ad esaurimento (quelle che danno gli incarichi annuali) avrebbero più molto senso. E così, per i seicentomila precari della scuola, finirebbe praticamente tutto, in una calda mattina d’estate mentre gli Italiani hanno appena finito di vedere i nuovi campioni del Mondo e stanno pensando a dove andare in vacanza.

Roberto La Tona  

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