Il nostro 'camino de Santiago' - di Michelangelo Testa 1 Puntata

Il nostro 'camino de Santiago' - di Michelangelo Testa 1 Puntata

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Il 'camino' de Santiago de Compostela non è solo  il pellegrinaggio religioso per eccellenza, ma è anche un percorso dentro se stessi, ed è una ricerca non solo religiosa che tenta di dare risposte ad alcune delle domande che l'umanità si pone da sempre. Per questo ci piace pubblicare, a puntate settimanali,  questa testimonianza di Michelangelo Testa.

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Quello che mi accingo a scrivere è il racconto del “viaggio”, il nostro viaggio verso Santiago de Campostela.
La partenza è avvenuta già anni or sono, quando dalle “vie” più disparate si è fatta presente la voglia di vivere questo cammino.
È successo di accendere la radio alle 4 del mattino e sentir pronunciare quelle parole magiche: “Santiago de Campostela”…; e poi ancora e ancora, in un continuo richiamo a “fare” qualcosa che in fondo già ci appartiene, ma di cui abbiamo perso ogni cognizione.
 

Io e Claudia, compagni di viaggio, di questo viaggio e di quello più lungo che è la vita.
Nasce così, da tante luci segnato, la spinta, l’idea. Poi è il puro desiderio di conoscere, di sperimentarsi ad andare a fare il resto.
Ognuno con le sue “responsabilità” e le sue capacità…
Partiamo allora? Si, ma prepariamoci!
Sono, devono essere poche le cose da portare con se: meno hai, più hai diceva un hippy barbuto 20 secoli fa!
Convinco Claudia a ridurre all’essenziale il nostro bagaglio, solo il minimo, il resto deve essere là.

Sarà così, sempre.

Adesso permettetemi solo due note tecniche: il nostro vestiario è costituito da due completi da ciclista, maglia antivento, guanti, casco, 3 paia di calze, scarpe da trekking, occhiali e crema solare; nelle borse laterali posteriori delle bici sistemiamo tutti i nostri effetti personali; asciugamani, sapone; e poi ancora pantaloni corti e lunghi, due magliette, poncho antipioggia, saccoletto leggero, kit riparazione bici, compreso smagliacatena, torcia, garze, aspirine.
Le bici sono sistemate da Freebike, dove Dario e Totò montano i portapacchi posteriori; non si romperà nulla, nemmeno una foratura.

Imballiamo le bici la sera prima di partire, smontando i pedali, manubrio, cambio posteriore e ruota anteriore che sistemiamo a protezione della corona, caliamo la sella e smontiamo pure i portapacchi. Tutto viene avvolto nella plastica con le bolle e rinforzato col cartone.
All’alba mio padre ci accompagna all’aeroporto per il primo volo che ci porterà a Roma con Airone; i tizi del checkin si accorgono che abbiamo due bici (ma va!), due bici a bordo ci costano 100€. Che il bravo Marco di Tutankamon ci rimborserà. La compagnia spagnola Vuelin considera le bici come bagagli e non le fa pagare, in Italia non è così.

Da Roma ripartiamo per arrivare a Bilbao nel tardo pomeriggio; più in fretta che possiamo prendiamo le bici ed usciamo dall’aeroporto e subito la Spagna ci offre uno “spettacolo”: un tizio in carrozzella deve prendere l’autobus, questo si abbassa, esce la pedana, lui sale…ve immaginate la stessa scena a Palermo, io no, non ci riesco nemmeno sforzandomi.
Avremo modo di notare che in Spagna vivere con un handicap non è di per se un handicap.
Raggiungiamo la stazione dei bus di Bilbao e prendiamo il primo bus per Pamplona dove arriviamo nella notte. La stanchezza è tanta, il sonno pure.
Spacchettiamo le bici e rimontiamo tutto: non ci avanza e non ci manca niente: buon segno!

È mezzanotte, le bici sono a posto ma noi no: non sappiamo dove andare, Pamplona è grande ma c’è un concerto e non ci sono stanze da nessuna parte, tutti gli alberghi sono pieni; giriamo e rigiriamo, ma non cambia nulla se non che siamo ancora più stanchi: io adocchio il parco, “ho il sacco a pelo, posso dormire ovunque”
Poi ecco che “il destino” ci viene in aiuto: chiediamo informazioni su qualche albergo ad una ragazza (Anna), lei si offre di accompagnarci ma il “suo” albergue non c’è più, l’hanno trasferito.
Sono le due e dopo un giorno di volo siamo completamente a terra.

Anna ci chiede timidamente se saremmo disposti a farci ospitare da lei; di risposta la abbracciamo. Passiamo la nostra prima notte spagnola a casa di una ragazza finlandese naturalizzata spagnola che al mattino ci prepara pure la colazione e ci lascia a casa sua per andare a lavorare chiedendoci solo di stare attenti a chiudere bene la porta.
La mattina facciamo tardissimo e iniziamo a camminare col sole già alto, non abbiamo cartine o guide, vogliamo seguire le frecce…il problema è incocciare la prima: è così che scambiamo l’autovia Santiago de Campostela per il sentiero omonimo; con le nostre belle bici ci facciamo un bel tratto di autostrada, fortuna che il primo svincolo non era poi lontano.

1 puntata  ......CONTINUA

Michelangelo Testa

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