Parte senza una maggioranza in consiglio la nuova giunta Sciortino

Parte senza una maggioranza in consiglio la nuova giunta Sciortino

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C’è da giurarci: se Sciortino allorchè avviò la verifica avesse pensato che le cose si sarebbero concluse in questo modo disastroso ci avrebbe pensato mille volte

 

prima di mettersi in marcia,e probabilmente si sarebbe solo limitato a qualche cambio di assessore “in corsa”.

Inutile nasconderlo, non c’è il clima , neanche meteorologico ovviamente, che c’era quando quel 28 agosto del 2008, fu “celebrato” l’ingresso dell’U.D.C. in giunta.
E’ vero, anche allora polemiche e incertezze sino all’ultimo minuto però il sole che allora inondava  Villa cattolica e faceva soffrire i neo assessori incartati in giacca e cravatta dentro i loro abiti bleu di ordinanza, in qualche modo era metaforicamente portatore di un passaggio politico che induceva all’ottimismo.
Si andava a formare in consiglio una maggioranza forte, si lasciavano fuori le frange estreme, tutti uniti al centro, basta con le chiacchiere, si lavora sul serio.
Oggi le macerie, prodotte anche da quella “corte dei miracoli" ( o meglio sarebbe dire dei “miracolati”), dei consiglieri del principe, sono sotto gli occhi anche di quelli che fanno finta di non vedere: una giunta che parte senza maggioranza:”in consiglio saremo 14 o 15 “ dice il sindaco.

Certo i voti “ a disposizione” si possono sempre trovare: di quei consiglieri che stanno sempre sul filo del rasoio, né aderire né sabotare, né dentro né fuori, nè con Sciortino né contro Sciortino, nè a destra nè a sinistra, nè in alto nè in basso. insomma quelle formulette buone a consentire di dare una mano al momento giusto, una mano neanche tanto disinteressata.
Da fuori però, i nuvoloni non sono soltanto metaforici, arrivano notizie nere: si è messo in moto il “redde rationem” nel Partito democratico che nessuno sa che piega potrà prendere e come andrà a finire.

Ma non è difficile fare previsioni: un consiglio comunale che non potrà più discutere di niente di serio e di importante, ammesso che riesca a trovare il numero legale per riunirsi.

Sembrano però passati secoli da quel 28 agosto del 2008: l’U.D.C. aveva raggiunto, dopo due anni di una opposizione tanto dura quanto strumentale “la terra promessa”, piena di tanti bei bottoni importanti, era ancora al governo della Regione, e sembrò che la loro presenza in giunta a Bagheria avrebbe dato una marcia in più, una sferzata di energia, e perché no? anche di moralità, al progetto politico di Biagio Sciortino.
Duole sinceramente prenderne atto, ma così non è stato. E non è pregiudizio. Basta guardare lo stato di Bagheria oggi. 

E’ vero alla conferenza stampa di lunedì 1 febbraio ci sono più persone che quel 28 agosto del 2008, ma l’atmosfera è di quando parenti e amici corrono al letto di un parente o amico malato, si affollano attorno al capezzale senza sapere cosa dire, se non le solite banalità di circostanza, cercando di ingannare il paziente parlando d’altro, poco e a bassa voce. E così è stato ieri.

C’erano una cinquantina di persone: una decina tra operatori e giornalisti, poi i fedelissimi “ante marcia”, gli immancabili beneficiati dal principe, sino agli ultimi arrivati in forze, vale a dire i giovani del Partito Democratico folgorati come Paolo sulla via di Damasco, non dalla fede ma molto più prosaicamente da un assessorato, che andrà, si dice, a Emanuele Tornatore.


Ultimo disperato tentativo per ricucire col Partito democratico , e con quanti laici e cattolici sono presenti nel sociale.

Bel colpo ad effetto certo, che però pare arrivato troppo tardi e non basterà da solo a fare recuperare consensi.

 

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