Da Porticello a San Diego: così viaggia un rito del mare

Da Porticello a San Diego: così viaggia un rito del mare

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Tra le onde delle acque del Mediterraneo e quelle più tumultuose dell’oceano Pacifico che bagna le coste della California, ogni anno, nei primi giorni di ottobre

, risuonano gli stessi canti, le stesse invocazioni, insieme dolenti e festose, che affidano al cielo le vite di quanti si avventurano per mare, ma si elevano alte anche per chiedere battute di pesca fruttuose.
La terra dà il carattere spiccato del canto: le montagne, gli scogli, i macigni, danno l’inflessibilità dell’indole, la tenacia nei propositi”, scriveva Giuseppe Pitrè a proposito dei canti popolari.

 

Dal piccolo borgo siciliano di Porticello alla città statunitense di San Diego, la devozione per la Madonna del Lume conosce i medesimi riti, le stesse parole, grazie alla comunità di pescatori che hanno portato oltreoceano, oltre alle tecniche di pesca e all’amore incondizionato per il mare, anche quel sentimento fortissimo che lega gli abitanti del paesino siciliano al quadro della Madonna del Lume, dipinto su una lastra di ardesia, che viene portato in processione in mare fino a Capo Zafferano, dove secondo la leggenda, è stato rinvenuto, e dove è stata eretta una piccola cappella alla quale tutti i pescatori in entrata ed uscita dal porto, rivolgono le loro preghiere e ringraziamenti. Il lume, del resto simboleggia proprio la luce che indica al navigante la strada del ritorno.
Di etnomusicologia siciliana esportata fuori dai confini isolani, si parla in un ciclo di otto seminari promossi dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari presso il Museo Pasqualino. Questo caso di “migrazione sonora” ha particolarmente affascinato Giuseppina Colicci, oggi docente di etnomusicologia presso l’Ateneo cittadino, quando, trovandosi in California per un dottorato di ricerca, sentì quel grido urlato contro i grattacieli di San Diego: “ Non è cristiano chi non la chiama. Che beddo ‘sto angilone! Viva la Madonna del Lume, viva!”

Da quell’emozione sonora avvertita per quel grido urlato contro i grattacieli di San Diego è nata la mia tesi di dottorato racconta Giuseppina Colicci- L’elemento che fa da ponte tra le due comunità e le due celebrazioni è il mare, fonte della loro sopravvivenza a Porticello come a San Diego. Il suono delle invocazioni funziona ancora come ringraziamento alla divinità per la grazia ricevuta. Invocazione propria del mondo dei pescatori che hanno portato con loro, a San Diego, tradizioni e fede. Il rituale è sopravvissuto, nonostante i cambiamenti sociali ed economici perché la comunità ha mantenuto un forte senso d’appartenenza ad una tradizione legata alla cultura del mare, così come le generazioni di emigrati hanno portato il senso di leadership e solidarietà tra i pescatori, il rispetto per gli anziani e la loro autorità, la divisione dei ruoli tra uomo e donna”.
 

Nata nel 1938 a San Diego, la Società della Madonna del Lume conta circa 150 membri. Finanziata per anni anche dai pescatori di Porticello , oggi si regge con le donazioni dei pescatori locali oltre che con un contributo che il comune californiano destina alle comunità minori. In occasione della processione, che contrariamente a quella siciliana, è celebrata la terza domenica d’ottobre, proprio per consentire ai devoti di essere presenti ad entrambe, i partecipanti, e soprattutto i bambini, sfilano con le reti proprio per sottolineare, pure in un grande contesto metropolitano, la loro forte appartenenza al mondo del mare.

Con la sua comunità di oltre 55 mila abitanti di origine italiana, la Litle Italy di San Diego è la sesta per numero di oriundi, la maggior parte dei quali proviene proprio da Porticello.

La musica - prosegue la Colicci racconta una comunità e nel caso specifico, questa sonorità, a metà tra il grido ed il canto, è particolarmente evocativa del mondo dei pescatori, sia per lo stile esecitivo allungato, tipico nei richiami in mare, sia per il tono rauco con il quale è pronunciata”.

 

L'articolo è stato pubblicato sul quotidiano la "Repubblica", edizione di Palermo di venerdì 5 febbraio,e da noi riprodotto per gentile concessione

 

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