A proposito di autenticità - di Maria Luisa Florio

A proposito di autenticità - di Maria Luisa Florio

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Parlare oggi di autenticità in una società sempre più votata all’apparenza e alla menzogna può sembrare quasi un paradosso. Cos’è, infatti, l’autenticità? Come poterne dare una definizione? Si pone il compito, il teologo Vito Mancuso,

docente presso l’Università San Raffaele di Milano ed editorialista di Repubblica, con il saggio: La vita autentica, Raffaello Cortina Editori (13,50 euro), che in pochi mesi ha raggiunto le vette delle classifiche di vendita in barba a qualunque crisi.
 

 

Dunque, cosa fa di un uomo un vero uomo?

Mancuso nel suo saggio risponde in primis citando Shakespeare che, in una sua celebre pagina, fa dire ad Antonio, di fronte al cadavere di Bruto: "Questo era un vero uomo!"

Riconoscere la grandezza di un uomo, seppur acerrimo nemico, è frutto, però, di una riflessione sul merito: è certamente autentico chi è fedele a se stesso e ai propri principi. Ma cosa significa essere fedele a se stesso? L’uomo autentico- dice Mancuso - è l’uomo libero da condizionamenti ma anche libero da se stesso.

Di conseguenza, cos’è la libertà? Mancuso risponde per bocca di tanti filosofi. “Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine” scrive, citando Pico della Mirandola e più in generale il libero arbitrio. Ma libertà è concetto molto complesso che tira in ballo altre categorie filosofiche: il concetto di coscienza o la definizione del sé, in un percorso dal quale, però, ci si lascia facilmente affascinare anche non essendo particolarmente ferrati in materia.

Il linguaggio di Mancuso, infatti, semplice e discorsivo, procede in modo logico e chiaro. Da filosofo classico.

Le conclusioni del teologo, spesso dalle pagine di Repubblica, in aperta polemica con i teologi “ufficiali” che gli rimproverano di essere più laico che cattolico (e qui necessiterebbe un’ ampia parentesi su ciò che si intende con il termine cattolico), trovano spazio, infine, in una concezione etica dell’esistenza volta alla speranza. Non si può vivere solo per se stessi: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà.” afferma lo stesso Gesù nei Vangeli.

Libertà e fedeltà a se stessi non possono divenire, difatti, sinonimo di egoismo e autoreferenzialità, che è poi divenuto il vero imperativo categorico di questi tempi bui. Conclude Mancuso, (autore peraltro di un altro grande successo: L’anima e il suo destino): “Un vero uomo è tale per il modo in cui interpreta l’essenza specifica della natura umana”.

L’uomo che, libero da tutto, anche da se stesso, trova un ideale più alto di sé nella giustizia e nel bene. Eastwood fa dire a Mandela in Invictus che tutti gli uomini hanno bisogno di ispirazione.

Il libro di Mancuso è uno di quelli che ispira, che lascia un piccolo margine alla speranza, che pone il lettore in un’ottica di cambiamento. Di questi tempi una lettura utile ed interessante


Maria Luisa Florio
 

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