Il limone, metafora dell'ascesa e del declino di Bagheria- di Michele Balistreri

Il limone, metafora dell'ascesa e del declino di Bagheria- di Michele Balistreri

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Il convegno organizzato dal Lions di Bagheria " La coltura del limone a Bagheria: passato e futuro", e l'articolo di Angelo Gargano" Toh!! Guarda un po' chi si rivede; il limone"

hanno costituito spunti interessanti per alcune riflessioni sulla tradizione, sulla storia, sulla cultura imprenditoriale e sul tessuto valoriale che la coltivazione e la commercializzazione del limone, ha rappresentato nella storia recente di Bagheria. Considerazioni che sviluppo, nella posizione non di distaccato analista di dinamiche economiche e sociali, piuttosto da testimone diretto, in quanto appartenente a quella tradizione di imprenditori agricoli bagheresi che negli anni Settanta, trasferirono la loro attività nella Sicilia Orientale.

C'E'  UN  FUTURO   PER  GLI AGRUMI NEL NOSTRO  TERRITORIO?

Ci si interroga sulle prospettive di una possibile opzione di sviluppo agricolo del nostro territorio, riflettendo sul patrimonio immateriale che l'epoca aurea della limonicoltura bagherese ha lasciato in eredità. Ritengo bisogna fare chiarezza su questo punto, poiché prima d'intavolare qualsivoglia discussione, occorre innanzitutto colmare un vuoto generazionale che ha determinato un depauperamento di risorse umane sia in termini di manodopera specializzata, sia per quanto concerne le competenze imprenditoriali. Quando i sintomi della crisi agrumicola cominciano a manifestarsi a partire della prima metà degli anni'70 (per dare la dimensione del progressivo e drastico crollo dell'utile che un chilo di limoni determinava sul nostro territorio, basta citare uno studio attendibile del Dott. Vincenzo Lo Meo effettuato nel 2001, che riportato a valori attuali attestava nel 1969 l'utile ad €/kg 2,9, nel 1982 ad € 0,17 e nel 2001 addirittura comportava una perdita di € 0,07) si è verificata una progressiva fuoruscita dai processi produttivi di una larghissima fascia di nuove generazioni che nel fronte occupazionale si è riversata sul settore edile.

QUALI  PERDITE  DI CULTURA  E  DI  VALORI  HA  COMPORTATO  LA CRISI?

Di converso, il ceto dei piccoli e medi proprietari terrieri, l'asse portante della realtà produttiva locale, preferì, dirottare i figli, provvisti di qualificazioni professionali e titoli di studio, verso i più agiati, sicuri e tranquilli lidi delle professioni e della pubblica amministrazione o del settore pubblico, in coincidenza di un preciso periodo storico nel quale si aprivano le maglie delle assunzioni nel pubblico impiego ed in ogni caso l'impiego appariva nell'immaginario collettivo la nuova frontiera della sicurezza sociale ed economica. . Ciò comportò come riflesso condizionato, un mancato trasferimento generazionale di abilità, capacità ed esperienze; di tutto quel capitale immateriale presupposto primo ed indispensabile per pensare ed attuare qualsivoglia progetto di sviluppo economico endogeno, legato al territorio, alle sue risorse naturali, ambientali e soprattutto umane. Dall'altro lato ha determinato un processo quasi irreversibile di senilizzazione degli operatori, costituendo una grossa iattura per l'intero comparto, se teniamo conto che più è bassa l'età media degli operatori imprenditoriali, proporzionalmente cresce la propensione all'innovazione, all'ammodernamento ed all'introduzione di nuove tecnologie nei processi produttivi. al di là delle Le criticità orografiche del nostro territorio, la cronica carenza d'acqua, l'eccessiva parcellizzazione dei fondi.; sono i principali fattori che hanno compromesso in maniera determinante le possibilità di crescita e sviluppo delle dimensioni aziendali che un mercato sempre più competitivo esigeva e richiedeva, causando il progressivo abbandono delle campagne.

Il TENTATIVO  DI  RISPONDERE  ALLE CAUSE  STRUTTURALI   DELLA CRISI

Difatti, l'esigua estensione impedì l'implementazione dei processi d'ammodernamento delle tecniche di coltivazione, rese indispensabili dalla necessità di ridurre sostanzialmente i costi di produzione. A partire dagli anni sessanta, peraltro, la Sicilia perde progressivamente il primato ed una sorta di monopolio europeo nella produzione agrumicola e specificatamente limonicola. A quel punto per mantenere invariato il reddito si manifesta la necessità di estendere le dimensioni aziendali con un processo di accorpamento che il frazionamento fondiario non consentiva e l'eccessivo costo dei terreni non più giustificato dall'utile che vi si poteva conseguire, spinsero molti imprenditori bagheresi a cercare una nuova frontiera, nuovi orizzonti territoriali, dove poter continuare con profitto l'arte della coltivazione dei limoni, in cui eccellevano. Un processo migratorio che parte agli inizi degli anni settanta e dura per circa un decennio e porta i nostri imprenditori agricoli nella pianura di Campofelice di Roccella sulla costa tirrenica del messinese (Caronia, S.Agata, Capod'Orlando), a Vittoria, dove via era un importante polo agricolo ed in provincia di Siracusa, dove la coltivazione del limone conservava il suo primato di prodotto altamente qualitativo e fortemente competitivo sul mercato nazionale ed internazionale.

GLI  AIUTI  COMUNITARI E  LE  CONSEGUENZE  CHE PROVOCARONO

Parallelamente, a partire dalla metà degli anni settanta, inizia la sciagurata stagione dell'intervento comunitario a sostegno dell'economia agrumicola nazionale, al fine di sostenere il livello dei prezzi in occasione delle ricorrenti crisi di mercato.. S'innestò così un circuito vizioso e perverso. Le logiche della concessione del contributo comunitario penalizzarono il produttore, preferendo logiche legate al ritiro delle eccedenze prima con il macero e successivamente con la compensazione finanziaria alla trasformazione industriale, piuttosto che aiutarlo e sostenerlo a produrre qualità nel rispetto di un sviluppo sostenibile e della salubrità del prodotto. Questo approccio condusse gli operatori commerciali a privilegiare l'elemento quantitativo piuttosto che quello qualitativo.
Il contributo comunitario alimentò un diffuso circuito d'illegalità che produsse facili e lauti guadagni, a fronte di una quasi totale assenza di rischio imprenditoriale. Mentre i nostri concorrenti per aggredire i mercati internazionali concentravano l'offerta costituendo poche realtà associative che consentivano l'attuazione di efficaci politiche di marketing commerciali ( teniamo conto che la Spagna che negli anni ci scalzerà dal primato della commmercializzazione dei prodotti agrumicoli, possiede 4 grosse associazioni), la sola Provincia di Palermo registrava ben 40 associazioni di produttori, che erano solamente funzionali ad intercettare le provvidenze dell'Unione Europea e non all'efficienza ed all'ottimizzazione delle tecniche di commercializzazione. Al di là del fatto che si crearono, in tempi repentini grandi concentrazioni di ricchezze e capitali nelle mani di pochi soggetti, (che finirono per essere reinvestiti nel settore immobiliare in quella stagione di espansione edilizia che vide protagonista la nostra Città negli anni'80), si finì con mortificare le capacità d'impresa basate sul valore e sulla funzione sociale dell'imprenditore, che cerca il profitto per sé sulla base dell'abilità di combinare i fattori della produzione dando luogo ad un differenza di gerarchie sociali ed economiche improntate al merito ed alla capacità di produrre valore aggiunto, sviluppo occupazionale e soprattutto un positivo e virtuoso spirito di emulazione. S'innestò l'attivazione di una economia reale, che produsse ricchezza e benessere diffuso; un' economia agricola basata su una competizione virtuosa, poggiante su un sistema valoriale con forti accenti etici che affondava le radici sulla proverbiale operosità e laboriosità che ha sempre contraddistinto i bagheresi.

PERCHE'  NON  NACQUE  L'ALTERNATIVA  AGLI  AGRUMI  ?

Nel corso della loro breve storia hanno dato sempre dimostrazione di reagire alle cicliche crisi economiche che mettevano in seria discussione l'asse portante della loro economia, dando dimostrazione di grande ed immediata capacità di reazione, implementando processi di riconversione su basi economiche reali. L'anomalia del distretto agricolo bagherese, risiede nella circostanza oggettiva che è l'unico nell'Italia Meridionale che non ha dato corso, ad un processo di riconversione colturale, così com'è invece avvenuto in altri contesti territoriali e storicamente anche a Bagheria (grano>ulivo>vite>pomodoro>agrumi)
Cosa è rimasto di questo patrimonio immateriale che ha fatto la fortuna dei bagheresi e di Bagheria? Cova ancora tra le ceneri del tessuto sociale e del DNA culturale dei suoi abitanti, o è prevalso definitivamente un involuzione di valori e principi mortificando la vera imprenditoria con una reale propensione al rischio che la stagione d'oro della limonicoltura bagherese aveva valorizzato, sancendone il primato sociale ed economico e per certi versi anche politico? In quegli anni il settore agrumicolo fornisca alla politica bagherese, Sindaci, Assessori, consiglieri comunali della maggioranza che dell'opposizione proveniente dalla classe bracciantile, che per numero e massa critica riesce ad esprimere una valida e qualificata rappresentanza politica.

LE  NUOVE  FRONTIERE

Nei nuovi scenari, la fine dell'intervento comunitario, (trasferito direttamente ai produttori) avvenuta nel 2008, sulla compensazione finanziaria alla trasformazione industriale, ha fotografato un nuovo assetto all'interno del mondo associativo, determinando l'espulsione dal mercato di quanti si erano limitati ad occuparsi esclusivamente della trasformazione industriale ( orientamento dettato dalla procedura di corresponsione dei contributi comunitari).
Questo processo di razionalizzazione ha indotto gli industriali a supportare il prezzo di mercato del prodotto integrandolo di tasca loro. Gli scenari catastrofistici , non si sono avverati, anzi si sono determinati nuovi equilibri tra domanda ed offerta, che hanno dimostrato, qualora ve ne fosse stato bisogno, la scelleratezza dell'intervento comunitario in questi decenni.
Nel nostro territorio, chi ha continuato a credere alla commercializzazione del prodotto fresco, è stato premiato, avendo intuendo per tempo gli standard e le richieste dei mercati nazionali ed internazionali, mantenendo ed incrementando quote di mercato e cercando, al contempo, d' interpretare al meglio la tradizione commerciale e mercantile che fece la fortuna del nostro territorio Questa è la nota lieta che ci testimonia di realtà imprenditoriali operanti nel nostro territorio che hanno attuato per tempo:
• innovazione di processo,
• utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione,
• utilizzo delle certificazioni di qualità, che consentono l'accesso ai mercati europei ed il mantenimento di quote di mercato
• ricambio generazionale nelle figure gestionali
• servizi ai produttori, nel tentativo di mantenere vivo quel tessuto di piccoli e medi proprietari che ancora coltivano, contribuendo a mantenere l'equilibrio agro-ambientale e paesaggistico del nostro territorio, evitando i processi di abbandono
Probabilmente occorre ripartire da quanto di buone e positivo è rimasto, nella convinzione che un'opzione agricola potrà essere un segmento di uno sviluppo economico integrato e non più l'asse portante dell'economia bagherese

QUALCHE  CONSIDERAZIONE  CONCLUSIVA

In ogni caso, nonostante la mitizzazione degli anni d'oro della limonicoltura bagherese, bisogna riconoscere, che oggi , in termini assoluti siamo tutti più ricchi, se teniamo conto del valore immobiliare delle nostre case e della migliorata qualità della vita in genere. Siamo, invece, più poveri in termini di valori e principi ed in forte crisi identitaria, un quadro involutivo che si riflette nell'incapacità di selezionare una classe dirigente a tutti i livelli,degna di tale nome e soprattutto incapaci di trattenere, tra le giovani generazioni, le migliori risorse umane in un processo irreversibile di depauperamento di capitale intellettuale; sintomo e cartina al tornasole di crinale volto al declino.
Speriamo di risalire la china, attingendo ai valori delle radici della nostra tradizione contadina.

 

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