Anime di celluloide - di Biagio Napoli

Anime di celluloide - di Biagio Napoli

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1. Audie Murphy, Audie Murtphy.

"Ricordo benissimo il primo film che ho visto, al Nazionale vecchio è stato ed era Bill il Sanguinario, non avevo più di sette anni, ci andai da solo, nessuno mi portò, nessuno mi poteva portare, mia madre mi aveva comprato un berrettino marrone, di quelli che coprivano le orecchie.

 

Me ne uscii piangendo perché alla fine del film il ragazzo del Texas moriva e perché non avevo più il mio berrettino nuovo messo per la prima volta; qualcuno me lo aveva rubato".

"Misero in mezzo d'andare a puttane. Loro due c'erano già stati, io no. Loro due la sera potevano uscire e avevano amici più grandi ; col buio mio padre mi voleva a casa.

Si andava al ginnasio, o era il quarto o il quinto, quindici anni ancora non li avevo, un pomeriggio che si studiava assieme misero in mezzo d'andare a Palermo, dalla zia Enza, magari ci trovavamo una ch'era la fine del mondo, Luana.

Così si chiamava. E come se no? Zobeida? Sicuro non eravamo in un libro.

Dissi che non avevo i soldi ( ed era vero ); me li prestavano loro, glieli restituivo quando li avessi avuto.

Uscimmo. La fermata dell'autobus era di fronte al cinema Corso. Lì ci fermammo in attesa.

Ma l'autobus non passava ed io speravo che non passasse più.

Non passò.

Qualcuno ci disse dello sciopero.

Ce ne andammo al cinema. Una volta uno una volta l'altro, durante quell'attesa, avevamo attraversato la strada per guardare i quadri.

Davano "Gli inesorabili".

Non mi capitò più d'andare a puttane.

 

2. Via Pintacuda.

"Ragazzino mi nni java o' Vittoriu perché abitavo proprio là, nella stradina stretta di lato al cinema, in via Pintacuda.

Stavo vicino al cinema e vicino alla carnezzeria di Peppino Tornatore, ri Pippinieddru 'u bieddru, picchì accussì u'chiamavanu.

C'era il carnezziere e c'era anche un calzolaio, Bruno si chiamava, era scajparu e gli piaceva fare scherzi.

Una volta si fece dare delle cotenne di maiale, le seccò e quannu Pippinieddru 'u bieddru gli diede le scarpe da risuolare, usò le sue stesse cotenne secche.

Ma quello non poteva camminare e al calzolaio voleva chiedere cosa avesse messo dentro quelle scarpe.

Era balbuziente però, "chicchiava", tutti si misiru a ririri.

Al cinema entravo gratis.

Saverio mi faceva entrare, quel cristiano che vendeva le caramelle e faceva le pulizie e appizzava i quadri, quello che aveva una cicatrice che gli tirava una palpebra.

A vederlo gli altri bambini si spaventavano; io non mi spaventavo perché conosceva mio padre e mi faceva entrare senza soldi.

O mi faceva entrare Saverio o entravo gratis perché mi conosceva pure Enzo Messina, il signor Messina, quello che proiettava i film, in via Pintacuda c'era la scuola di cucito

Singer della madre, i fimmini ci javanu a' mastra.

Quando veniva l'estate e c'era troppo caldo, Saverio apriva le finestre e la sera io la pellicola la vedevo da casa mia.

Io ricordo che facevano sempre film di Tarzan; sicuro però che facevano anche gli altri film e io dico di avere visto soltanto quelli perché da ragazzino quelli mi piacevano".

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