Cronaca

Prima convalida, dalla Cassazione, dell'inchiesta della Dda di Firenze che nel 2011 - a quasi venti anni dalle stragi di Cosa Nostra in Sicilia e in continente - ha condotto, in seguito alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, all'arresto di Cosimo D'Amato, il pescatore palermitano condannato all'ergastolo lo scorso 23 maggio dal gup di Firenze che avrebbe rifornito la mafia di tritolo per gli attentati di Milano, Roma e Firenze e, secondo la Procura di Caltanissetta, anche per Capaci.

La Suprema Corte, infatti, con la sentenza 37425 della Sesta sezione penale depositata oggi e relativa all'udienza svoltasi lo scorso 27 giugno, ha respinto il ricorso di D'Amato contro la conferma del suo arresto da parte del tribunale del riesame di Firenze del 26 novembre 2012.

Ad avviso della Cassazione, i giudici di merito hanno fornito «una motivazione strutturata in maniera del tutto logica e coerente, fondata su un attento esame degli elementi probatori raccolti» sulla consapevolezza di D'Amato riguardo l'utilizzo che sarebbe stato fatto del tritolo che lui estraeva dagli ordigni bellici della Seconda guerra mondiale pescati dalle sue reti.

gds.it

Saranno tante le spiegazioni che, se vorrà, dovrà dare Carmelo Bartolone costituitosi presso il pronto soccorso dell'Ospedale civico di Palermo, verosimilmente per la incompatibilità delle sue condizioni di salute con la condizione di latitante: ecco come viene ricostruito il 'curriculum' di Bartolone in  base alle risultanze dell'Ordinanza di fermo dell'Operazione Argo, citiamo testualmente: 

'BARTOLONE Carmelo è un influente e carismatico uomo d’onore della famiglia mafiosa di Bagheria, recentemente scarcerato in quanto tratto in arresto, il 25.01.2005 nell’ambito della c.d. “Operazione GRANDE MANDAMENTO” (proc. pen. 3779/03 R.G.N.R.) e successivamente condannato in via definitiva ad anni 7 e mesi 6 per i delitti di cui agli art. 416 bis cp.p., nonché estorsione e rapina aggravati dal metodo e dalle finalità mafiosa: insomma un curriculum di tutto rispetto 

Scarcerato per fine pena il 01.05.2011, è immediatamente tornato alla ribalta dello scenario criminale bagherese assumendo, sin da subito, un ruolo di vertice in seno alla locale famiglia mafiosa.
Dai copiosi dati investigativi raccolti, infatti, il BARTOLONE Carmelo è risultato essere a capo, similmente a FLAMIA Sergio Rosario, di un gruppo di “soldati”, da lui coordinati e diretti al fine di commettere i reati tipici dell’organizzazione mafiosa.'

altA questi riscontri si aggiunge quanto dice di lui il collaborante Stefano Lo Verso: 'Carmelo BARTOLONE faceva parte della, fa parte della famiglia mafiosa di Bagheria, ha fatto parte delle persone diciamo più vicine a Bernardo PROVENZANO, lui era sempre presente negli spostamenti, legatissimo a Onofrio MORREALE, a Nicolò EUCALIPTUS, in passato era vicino a Gino MINEO, poi con Gino MINEO che gli veniva, gli viene pure padrino, si sono staccati e lui si è alleato con Onofrio MORREALE e con Nicolò EUCALIPTUS; è stato arrestato lui anche nell’operazione Grande Mandamento. Di recente poi dopo che… dopo che è stato scarcerato lui ha intrapreso di nuovo l’attività quella che aveva prima, di fare attività di delinquere. In continuazione ho saputo che si vede sempre con soggetti, prima della latitanza, che si diede alla latitanza nel dicembre del 2012, ho saputo che faceva sempre delle riunioni davanti il Bar, diverse volte davanti al Bar Don Gino....

Dalle carte dell'indagine 'Argo' emerge un Bartolone che morde il freno di fronte alla sostanziale diarchia che si è realizzata tra la gestione di Gino Di Salvo supportato da vicino da Sergio Flamia che funge da cassiere della famiglia, ma che determina, nel corso del tempo,  una sorta di dualismo tra lo stesso Flamia e il Bartolone che, di fronte all'età non proprio verde di Gino Di Salvo, 70 anni, cominciano a scontrarsi, a prendere iniziative autonome e, in buona sostanza, a prepararsi alla successione. 

Sono almeno due le ipotesi che vengono fatte per spiegare l'allontanamento volontario di Bartolone da Bagheria e il suo contestuale sottrarsi al regime di sorvegliato speciale: o la notizia che la cantata di Lo Verso lo avesse messo nei guai sino al collo ed era probabile, come poi è stato, che sarebbe stato destinatario di un secondo mandato di cattura, oppure come emerge in maniera chiara nelle miriade di intercettazioni riguardanti Sergio Flamia, è più probabile che il Bartolone abbia preso iniziative in solitario che hanno suscitato la reazione dei sodali, ed in particolare la rapina effettuata a casa di notte al titolare di un distributore di carburanti, Carlo Mineo, che fruttò oltre 70.000 euro, e per la quale il Mineo aveva chiesto spiegazioni al Di Salvo che non sarebbe stato in grado di dargliele.

Ma ecco come i Carabinieri di Bagheria formulano questa ipotesi:

'Il quadro complessivo delle risultanze investigative converge sull’ipotesi dell’allontanamento volontario del BARTOLONE. In tal senso, infatti, è da valutare che:

-la caratura criminale del BARTOLONE Carmelo e l’appoggio dei suoi sodali fanno certamente ritenere che egli sia in grado di sostenere una latitanza derivante dal timore di essere tratto in arresto;
- i contrasti evidenti che il BARTOLONE aveva avuto con la reggenza del mandamento di Bagheria, nella fattispecie con DI SALVO Giacinto, emersi chiaramente nel corso delle indagini, e soprattutto i commenti precedenti e successivi alla sua scomparsa fatti da FLAMIA Sergio Rosario, fanno ricondurre le ragioni del suo allontanamento al timore, concreto ed attuale, di rischi per la sua incolumità fisica.'
 

Ma l'altra operazione che i carabinieri hanno minuziosamente  ricostruito con decine di foto e intercettazioni è quella che ha portato al sostegno politico che la famiglia mafiosa di Bagheria mise in campo in favore del sindaco di Alimena, e già sindaco di Villabate, Giuseppe Scrivano, che in cambio di un pacchetto di qualche centinaio di voti consegnò a Bartolone 3.000 euro ,che il Bartolone trattenne per sè e i suoi amici senza versarli nella cassa comune.

altQuesta è la ricostruzione fatta dai carabinieri:FASE  I

"La giornata del 17 ottobre 2012 è il momento temporale in cui le attività investigative consentono di cristallizzare compiutamente il reato di cui all’art. 416 ter del c.p.. Infatti, proprio all’interno dei locali di Villa Cavarretta, SCRIVANO Giuseppe e L.M.M. consegnavano la somma di 3.000/00 euro a BARTOLONE Carmelo quale parte del prezzo per l’acquisto di un pacchetto di voti a Bagheria.
In tal senso, infatti, intervengono le puntuali acquisizioni emergenti sia dall’incontro sotto riportato che da chiarissime conversazioni ambientali intercettate all’interno delle autovetture in uso a BARTOLONE Carmelo ed a GRANITI Vincenzo, nonché quella in uso a FLAMIA Sergio e BRUNO Salvatore Giuseppe".

In pieno svolgimento di campagna elettorale, il 17 ottobre 2012, alle ore 18:26 (all. 171), L. veniva chiamato da SCRIVANO Giuseppe con il quale si sarebbe incontrato in serata per parlare de visu di un appuntamento importante che avrebbero intrattenuto l’indomani alle 09:00, al Bar del Bivio (a Bagheria). 

FASE  II

"Il 20.10.2012 alle ore 12.19.08 (all. 173) FLAMIA Sergio Rosario chiamava BRUNO Salvatore Giuseppe chiedendogli di passare a prenderlo per le ore tredici in quanto dovevano recarsi a pranzare fuori.
Dal servizio di intercettazione ambientale con contestuale localizzazione gps installato sull’autovettura Smart in uso a BRUNO Salvatore Giuseppe si appurava che la stessa alle ore 13:16’:00” giungeva in via Dante all’altezza del ristorante ARIES e che dall’autovettura scendevano il predetto BRUNO e FLAMIA Sergio Rosario. 
Dal servizio di intercettazione ambientale con contestuale localizzazione gps installato sull’autovettura mercedes classe A in uso a GRANITI Vincenzo la P.G. appurava che anche la stessa alle precedenti ore 13:14’:12” era giunta nel medesimo posto con a bordo solo il GRANITI. 

Immediatamente la P.G. predisponeva un servizio di O.C.P. al fine di accertare l’identità delle persone che avevano preso parte al pranzo. 

Il servizio di O.C.P. (all. 174) consentiva di appurare che al pranzo avevano partecipato sei persone, infatti alle ore 15:11 dal ristorante ARIES di via Dante nr. 69 a Bagheria uscivano: FLAMIA Sergio Rosario, BRUNO Salvatore Giuseppe, GRANITI Vincenzo, GIRGENTI Silvestro, MOZDAHIR Driss e CENTINEO Francesco."

 

FASE  III

alt"Subito dopo la riunione “mafiosa” del 20 ottobre 2012, alle ore 15.11 al progr. 2039 (all. 175), a bordo dell’autovettura in uso a BRUNO Salvatore Giuseppe ed a FLAMIA Sergio Rosario, si registrava una conversazione che consentiva di cristallizzare ulteriormente lo scambio elettorale politico - mafioso in corso tra la consorteria mafiosa di Bagheria e SCRIVANO Giuseppe. In particolare questa conversazione ambientale contestualizzava:

. il chiaro riferimento a SCRIVANO Giuseppe quale destinatario dell’interesse della cosca mafiosa di Bagheria affinchè convergesse sulla sua persona il “pacchetto di voti” garantito da Cosa Nostra (ndr. testualmente gli stanno presentando una lista con duece...con cinquantadue voti e gliela stanno pagando! … questo SCRIVANO … tramite IGNAZIO u BOLOGNA … gli stanno chiedendo duemilacinquecento euro...);

. la illecita “mercanzia” dei voti con un chiaro riferimento alle tariffe. Emergeva, infatti, che per un pacchetto di 52 voti il “compenso” era stato di 2500 Euro (ndr. testualmente con cinquantadue voti e gliela stanno pagando! … questo SCRIVANO …. tramite I.u B.… gli stanno chiedendo duemilacinquecento euro...). In questa occasione il mediatore era stato tale BOLOGNA Ignazio (ndr. in corso di identificazione);
. il rapporto costante tra i sodali del mandamento mafioso di Bagheria e SCRIVANO Giuseppe. Cointeressenze dimostrate dall’impegno che aveva assunto la consorteria ad aiutare, a “titolo gratuito”, lo SCRIVANO nell’affissione dei manifesti elettorali nell’ultima fase della campagna. "

"E’ importante notare, ad ulteriore rafforzamento del vincolo tra lo SCRIVANO e la cosca di Bagheria, come l’impegno per l’attacchinaggio gratuito avesse generato dei malumori nelle “leve” gerarchicamente inferiori della consorteria.

Il ruolo del BARTOLONE Carmelo, con il quale lo SCRIVANO si è incontrato almeno due volte a Villa Cavarretta ed al quale sono stati consegnati i soldi, non può non essere a tutti ben noto in quanto lo stesso è stato condannato, come detto, per associazione mafiosa ed è stato da poco scarcerato in quanto elemento di vertice della consorteria Bagherese."

altE per quanto riguarda la mancata consegna dei 3.000 euro alla cassa comune, questa è la constatazione che fanno i CC:

"In seguito alla discussione avvenuta con FLAMIA, BARTOLONE e GRANITI commentavano a loro volta il fatto che il primo si fosse irrigidito alla notizia che i soldi dati dallo SCRIVANO non fossero confluiti nella cassa. Nel corso della conversazione BARTOLONE e GRANITI si lamentavano molto di come il FLAMIA avesse gestito la situazione.

Ed infatti, se da un lato entrambi gli interlocutori avevano già immaginato che la distribuzione in autonomia dei 3000 euro avrebbe provocato le ire degli altri sodali della famiglia mafiosa di Bagheria, tuttavia commentavano con rabbia l’incoerenza del FLAMIA il quale in altre occasioni aveva diviso altre somme di denaro ( ndr. 5.000 e 2.000 euro) tra i suoi collaboratori senza che la sua iniziativa provocasse contrapposizioni. "

Per la cronaca politica Giuseppe Scrivano, che non risulta indagato e la cui lista autonomista sosteneva Musumeci, ha raccolto complessivamente 4164 voti di cui 150 a Bagheria, senza essere peraltro eletto, non avendo la sua formazione superato il 'quorum' di sbarramento.



 

 

 

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo hanno denunciato, nel corso degli ultimi mesi, oltre 50 persone, responsabili di aver tentato reiteratamente truffe ai danni della società Lotterie Nazionali che, per conto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si occupa della gestione delle diverse tipologie di lotterie istantanee meglio conosciute come “gratta e vinci”.

 

I soggetti hanno cercato di incassare premi che oscillano da diverse decine di migliaia ad oltre 500.000,00 euro, presentando direttamente agli istituti bancari incaricati delle operazioni di pagamento, tagliandi artefatti, mediante la sostituzione di lettere, numeri e simboli, in modo tale da apparire “vincenti”.

Trattasi di modalità di alterazione piuttosto grossolane, non idonee a trarre effettivamente in inganno gli operatori deputati al pagamento delle vincite, i quali, chiamati a certificare la validità dei biglietti, si avvalgono di specifiche strumentazioni informatiche per riscontrare i diversi codici di controllo inseriti nel singolo tagliando: questi riscontri sono in grado di rivelare, senza margine d’errore, se il tagliando sia effettivamente vincente e quale sia l’importo del premio.

Le spiegazioni attinenti alle modalità di acquisto dei biglietti incriminati, fornite di volta in volta dalla persone coinvolte, sono apparse molto simili, oltre che vaghe e poco convincenti: ignoti passanti, giustificandosi con la fretta e con l’impossibilità di attendere tempi più lunghi per l’incasso, cederebbero loro i tagliandi vincenti, interamente o parzialmente già “grattati”, in cambio del prezzo originale del biglietto o poco più.

Tutte le persone denunciate hanno portato i biglietti per l’incasso, direttamente agli Istituti Bancari preposti, senza verificare presso una rivendita autorizzata l’effettiva validità del biglietto, il che avvalora l’ipotesi di un tentativo di truffa consapevolmente posto in essere; le rivendite autorizzate, infatti, sono in condizioni di poter fornire subito indicazioni sulla validità della vincita stessa.

I reati per cui i soggetti sono stati denunciati sono “tentata truffa” e “acquisto di cose di sospetta provenienza”.

I tentativi di truffa - complice, probabilmente, la crisi finanziaria - non accennano a diminuire, per cui i finanzieri del Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi del Nucleo di polizia tributaria di Palermo sono tutt’ora impegnati in ulteriori approfondimenti volti a porre un definitivo freno al fenomeno, oltre che ad identificare un’eventuale regia occulta comune ai diversi casi, responsabile della materiale alterazione dei biglietti; è però opportuno richiamare l’attenzione di chi intenda tentare ulteriormente truffe del genere, sull’estrema facilità con cui queste possono essere scoperte, al momento delle presentazione dei biglietti all’incasso e quindi sul fortissimo rischio di essere scoperti e denunciati alla magistratura.
 

E’ accaduto questa notte verso le ore 02.10, in via Margherita nel comune di Belmonte Mezzagno, cittadina poco distante dal capoluogo, quando è giunta al “112” numero d’emergenza dei Carabinieri una telefonata che avvertiva di una lite in famiglia.

Da una prima ricostruzione fatta dai Carabinieri della Stazione di Belmonte Mezzagno e della Compagnia di Misilmeri, intervenuti immediatamente sul posto, il 26enne BOTTINO Giovanni, al culmine di una lite probabilmente scaturita per non aver voluto assumere alcuni medicinali, avrebbe accoltellato: il padre 52enne e la madre 42enne entrambi trasportati presso l’Ospedale Policlinico di Palermo, la sorella 16enne ed il fratello 25enne (in grave pericolo di vita) trasportati presso l’Ospedale Civico.

Dopo il folle gesto, BOTTINO Giovanni, si è allontanato dall’abitazione dei suoi genitori, facendo perdere le proprie tracce e cercando di sfuggire alla cattura nascondendosi in un casolare di campagna adibito a deposito.

Il giovane veniva rintracciato dai Carabinieri alle 06.45 al termine di una prolungata ricerca.

L’arma del delitto, un coltello da cucina, utilizzata dal BOTTINO, è stata recuperata dai militari dell’Arma e posta sotto sequestro.

Il giovane accompagnato in caserma, si trova in stato di arresto per tentato omicidio e lesioni gravi.

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