Cronaca

Il capitolo più corposo nelle indagini che i Carabinieri della Compagnia di Bagheria, guidati dal maggiore Francesco Tocci, è volto a disegnare il ruolo di Antonino Di Bella, per tutti Nino, praticamente il dominus del Coinres, che cura la raccolta rifiuti in 22 comuni da Bagheria a Lercara, che in virtù del rapporto con la famiglia mafiosa di Bagheria, avrebbe anche condizionato la politica, al punto da portare i Carabinieri a fare nei loro rapporti una pesante affermazione che riportiamo:

Il condizionamento dell’ente pubblico da parte di Di Bella scrivono infatti i carabinieri - si è potuto realizzare grazie, innanzitutto, all’influenza che egli, quale rappresentante della famiglia mafiosa di Bagheria, ha potuto esercitare sull’allora primo cittadino di Bagheria, Biagio Sciortino (che non è indagato, ndr), il quale a sua volta, faceva dipendere ogni sua decisione sul Coinres dall’odierno indagato”.

E’ una considerazione che getta una luce inquietante su quanto accaduto al Coinres dal luglio del 2008 ad oggi, vale a dire dal tempo della prima di una lunga serie di “emergenze rifiuti”, che tanto danno hanno fatto alla città e ai cittadini, e che probabilmente però avevano una regia molto abile.

Negli stralci di intercettazione pubblicate sul periodico S oggi in edicola, c'è uno spaccato della commistione tra mafia, politica e gestione del Coinres.

A cominciare dalla figura di Nino Di Bella i cui rapporti con Pino Scaduto erano già noti agli inquirenti; il suo nome è presente nelle carte dell’indagine ‘ Perseo’e la sua ‘posizione’ era stata pur tuttavia archiviata. 

Alcuni punti fermi comunque erano stati acquisiti.

Era di Nino Di Bella lo scooter che Pinuzzo Scaduto, capo della famiglia mafiosa di Bagheria, utilizzava per andare a Palermo per incontrare altri mafiosi poi arrestati nella stessa operazione, Benedetto Capizzi, Giovanni D’Agati e Salvatore Adelfio, con l’accusa di volere ricostituire la cupola mafiosa.

Pare che il Di Bella facesse anche da staffetta al boss bagherese e che fungesse da intermediario con i mafiosi di Ficarazzi.

Sono le intercettazioni effettuate nel novembre del 2009 nel carcere di Cuneo dove è ristretto Scaduto e le dichiarazioni rese nel marzo del 2011 da Onofrio Prestigiacomo, anche lui arrestato nell’operazione ‘Perseo’, a fare però  riaccendere i riflettori su Di Bella.

alt nella foto Diego Lo Paro e Nino Di Bella

Ecco alcuni stralci delle dichiarazioni di Prestigiacomo su Di Bella.

“E’ stato sempre vicino a Scaduto ( condannato a dieci anni nel processo nato dal blitz Perseo ndr)... ed era una persona di fiducia come uomo d’onore”, fa mettere a verbale Prestigiacomo.

“…..Dopo la scarcerazione di Scaduto, Di Bella si rimette di nuovo vicino allo Scaduto... camminavano sempre insieme... Scaduto mi diceva certe cose, me le mandava a dire con Di Bella….e metteva a disposizione diciamo anche il furgone della nettezza urbana e lo accompagnava in certi appuntamenti ….

….”Certe volte gli prendeva appuntamenti con certe persone e glieli andava a fare nel deposito della nettezza urbana... me l’ha detto pure Andrea Carbone... che ci si vedeva e metteva a disposizione anche diciamo il furgone della nettezza urbana, lo là Carbone, Michele Modica, certe volte pure Emanuele Cicala... che lavorando là diciamo il Di Bella gli metteva a disposizione a Scaduto per farsi appuntamenti là”.

Quello che però viene fuori è  il mutamento di atteggiamento e di giudizio del boss Pino Scaduto, in carcere a Cuneo, nei confronti del Di Bella, probabilmente dovuto alla gestione degli aiuti alle famiglie dei mafiosi incarcerati.

Il 20 marzo 2009 la sala colloqui del carcere di Cuneo è imbottita di microspie, che fedelmente registrano.

Giuseppe Scaduto si sfoga con il figlio Paolo. Imputa ( sbagliando dicono i CC. N.d.r.) alla figlia Caterina, la responsabilità del suo arresto: “Per questo non mi lasciavano notte e giorno... notte...notte e giorno li avevo di sopra... gli ha detto pure a chi dovevano stare di sopra... si è fatta sbirra... anzi com’è che non ha consumato pure a questo?”.

Nel momento in cui pronuncia quest’ultima frase, si legge nei verbali, Scaduto punta il dito contro l’esterno del carcere.

Non è stato difficile scoprire che in quei giorni in un albergo di Cuneo avevano alloggiato Gioacchino Di Salvo e Pasquale Di Bella, soci in affari.

Il mese successivo Scaduto parla con la sorella Maria e il cognato Mariano Liga e rincara la dose: “ Quello che ci ha a lato è più cornuto di lui... mi ha venduto con il maresciallo... e quel cornuto lo sa... sì che una volta gli ha detto che lui mi accompagnava a Palermo”.

È il primo indizio che riporta a Di Bella, che nel frattempo ha conquistato la fiducia del sindaco Biagio Sciortino e si pone come vero garante del funzionamento ( per quello che si può definire funzionamento) del Coinres a Bagheria.

La frase di Scaduto- “quello che c’ha a lato” - era riferita – secondo i carabinieri - al fatto che il sorvegliante del Coinres e suo figlio Paolo erano divenuti inseparabili.

Dalle intercettazioni emerge anche il ruolo che Di Bella avrebbe avuto nel sostegno economico di Scaduto mentre quest’ultimo si trova in carcere: è questa la chiave di lettura che i Carabinieri fanno di una intercettazione in cui Di Bella spiega al figlio di Scaduto, Paolo.

“Perché in questo momento ci dobbiamo dare una mano... tuo padre ci manda a dire che non ci dobbiamo fare i fatti suoi che ci devono pensare i tuoi cugini per darci i soldi dell’avvocato… io non mi sono mischiato per questo problema
proprio... mi sto facendo i fatti miei ora dobbiamo vedere cosa devono risolvere... ma in questo momento noi dobbiamo….
cercare uno di aiutarlo di tirarlo fuori da là dentro... noialtri lo possiamo campare a lui là dentro... a lui personalmente a lui solo... gli altri la minchia”.

Ma Di Bella non sa che l’ opinione di Scaduto nei suoi confronti è radicalmente mutata, tant’è che parlando in carcere con il figlio Paolo, Pinuzzo Scaduto si lascia andare:

A quel cornuto pure glielo devi dire... allo spazzino... gli devi dire cornuto pure tu... nella stessa barca siete tutti... e senza onore e dignità gli dici ‘e poi te lo dice lui se c’hai campato o non c’hai campato’ gli dici ‘il muletto che ti andavi a prendere là sotto per l’immondizia... e ti fottevi i piccioli di chi era?... e ti fottevi i piccioli di là’ gli dici ‘tutte cose sa non ti preoccupare’”.

Peraltro Di Bella pare che si prodighi per pagare oltre che le spese legali anche il saldo di un ponteggio acquistato dallo Scaduto per il figlio, come si evincerebbe da questi scampoli di conversazione con il dirigente amministrativo Diego Lo Paro nel novembre del 2009 :

“Ora era l’orario siccome ho fretta che devo andare là... che quelli devono andare a Palermo dall’avvocato...
ormai ho preso questo impegno”.

Ed ancora. “E per questo sto facendo questo discorso qua Diego... perché era un impegno che
aveva preso lui... di un ponte di suo figlio... tredicimila euro... era giunto a undicimila... e con novemila euro me la sto vedendo di l'astracu... gli devo dare duemila euro..ma glieli sto scottando.

Un altro capitolo gli inquirenti lo dedicano ai condizionamenti che debbono subire i fornitori del Coinres: in un caso c’è un autotrasportatore che avrebbe ammesso di avere avuto richiesti 1000 euro da Di Bella.

O il riferimento in un colloquio con Lo Paro ad un imprenditore che noleggia mezzi per la raccolta del quale dice: “Nino sempre ai piccioli pensa... però con una cassettina se l’è vista di l'astraco... fagli prendere questi altri piccioli che io... ci andiamo a fare....hai capito?... ci penso io…”

C’è n’è anche per il rifornitore di carburante per i mezzi del Coinres:

“...Mi faccio dare i piccioli ogni mese e gli faccio finire il babbio che giù mi sta facendo fondere ora... già mi sta scassando la minchia Filippo”.

Sarebbero stati accertati anche episodi di intimidazione nei confronti di alcuni fornitori, in particolare una bottiglia di benzina lasciata appesa allo specchietto retrovisore di un mezzo che veniva noleggiato al Coinres.

nella foto di copertina  il maggiore Francesco Tocci, comandante della Compagnia dei CC di Bagheria
 

Cominciano a venir fuori i primi nomi della ventina di persone sulle quali i Carabinieri di Bagheria stanno ancora approfondendo le indagini, e nei confronti dei quali potrebbero essere elevate delle imputazioni in ordine alle false firme apposte sui fogli di presenza dei dipendenti del Coinres.

Il periodico S in edicola da lunedì dedica un ampio servizio agli arresti, in carcere per Antonino Di Bella e  domiciliari per Diego Lo Paro, rispettivamente sorvegliante e dirigente amministrativo del Coinres,  pubblicando stralci di intercettazioni fatte dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria, agli ordini del maggiore Francesco Tocci.

Venerdì scorso i Carabinieri hanno comunicato di avere acquisito fogli di presenza dei dipendenti del Coinres per effettuare delle perizie grafiche su alcune delle firme apposte e trovare smentita o conferma alle frasi contenute nelle intercettazioni che lasciano trasparire un diffuso sistema di malcostume nella gestione delle presenze e degli orari di effettivo lavoro.

E’ lo stesso Di Bella per esempio che chiarisce al dipendente del Coinres Pasqualino Barone che lui stesso si sarebbe occupato di  modificare il registro per lo stesso Barone, ma anche per Giuseppe Urso e Giovan Battista Sardina: “...Siete venuti alle sette non è che ve ne potete andare all’una? Siete venuti alle cinque...e te l’aggiusto che sei venuto alle cinque... poi voi altri mettete solo la firma per l’uscita”.

O anche allorchè Di Bella affida a Carmelo Guida l’incarico di accompagnare tale ‘zu Cicciu’ al Policlinico di Palermo;  però quel giorno il Guida risulta regolarmente in servizio.

O ancora una chiamata ad Antonino Caputo per raccomandarsi: “ sono in giro …. non passo dall’autoparco firmami la giornata a me a mio figlio che ce la siamo dimenticati... ad Antonino (il figlio di Di Bella ndr) però ci devi mettere dalle sette alle tredici”.

Talvolta a chiamarlo per rassicurarlo sull’avvenuta firma del foglio di presenza sono gli stessi dipendenti, come nel caso di Onofrio Galioto che chiama Di Bella per avvertirlo che “vedi che l’ho siglata io l’uscita va bene”.

Secondo il giornale S il giro delle firme false coinvolgerebbe anche gli amministrativi Adriano Mancini, Antonino Nocera e Domenica Pedone.

AGGIORNAMENTO

Si da atto che nel prosieguo delle indagini ulla è emerso a carico di Adriano Mancini, che non ha mai ricevuto alcun avviso di garanzia nè tantomeno è mai stato rinviato a giudizio.
 

Sarebbero una quindicina gli operai del Coinres che operano a Bagheria e per i quali ci sarebbe il sospetto che abbiano manipolato i fogli di presenza apponendo false firme o recandosi altrove piuttosto che al lavoro: i Carabinieri della Compagnia di Bagheria, agli ordini del maggiore Francesco Tocci, hanno acquisito presso il comune di Bagheria, fogli di presenza per riscontrare la veridicità di parecchie delle firme apposte.

I carabinieri avrebbero dei riscontri ottenuti in seguito ad attività investigative di intercettazioni, pedinamenti e controlli.

 Ma i CC continuano nel contempo ad indagare sulle magagne che hanno fatto del Coinres un  carrozzone mangiasoldi che serviva a distribuire stipendi per prestazioni o servizi non resi, a partire dall'uso dei mezzi durante le famose "emergenze spazzature", il cui conteggio delle ore di lavoro veniva autocertificato o imposto dagli interessati.  

Emblematica in questo senso l'intercettazione di uno dei due arrestati nell'operazione Baghdad del 25 marzo, Antonino Di Bella che in una intercettazione dice:" "Il bobcat l'hai scritto ogni giorno? tutto il mese gli devi far fare compresi i festivi" oppure "Scrivi a palicedda, che la palicedda deve lavorare come ha lavorato sempre".

E il bobcat, i Carabinieri di Bagheria, l'hanno ritrovato in uno spazio che è nella disponibilità del padre di Antonino Di Bella.

I Carabinieri hanno presentato una rapporto all'aggiunto Leonardo Agueci, che assieme ai sostituti Francesca Mazzocco e Marzia Sabella, sta seguendo l'indagine, in cui mettono sempre l'accento sulle cointeressenza della famiglia mafiosa bagherese nella gestione del Coinres.

Nell'ambito della ricostruzione  della capacità di Di Bella di influenzare l'attività dell'amministrazione comunale di Bagheria, c'è una intercettazione estremamente illuminante.

Quando la sua linea non passava, Di Bella avrebbe chiamato il sindaco di Bagheria Biagio Sciortino per farli trasferire: “Gli dici che il paese se lo puliscono Adriano con Lo Paro... o si fa quello che dico io.. altrimenti li fai andare... gli dici a Diego Lo Paro che se ne va a Bolognetta...tu gli devi dire... tu fai la domandina... e ci penso io

Un tono estremamente perentorio ed eccessivo nei confronti di un sindaco,  per uno che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di semplice sorvegliante.

Comunque Sciortino accondiscende: "Non lo so, dimmi Nino....Cosa hai bisogno...va bene ok"

 

Dopo l’esecuzione di 2 provvedimenti cautelari, nei confronti di Antonino DI BELLA cl. 55 e Diego LO PARO cl. 49, rispettivamente sorvegliante e responsabile amministrativo del C.O.In.R.E.S. di Bagheria, indagati per numerosi reati, posti in essere grazie alla influenza della locale consorteria mafiosa sul consorzio e che finivano anche con il condizionare le determinazioni dell’Amministrazione comunale, proseguono senza sosta le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Bagheria.

All’indomani degli arresti, all’esito di numerose perquisizioni domiciliari, i militari rinvenivano il mezzo meccanico noleggiato dal C.O.In.R.E.S., di fatto appartenente allo stesso DI BELLA, pur intestato a prestanome, per il cui utilizzo si è fatto risultare un numero maggiore di giorni lavorativi rispetto a quelli in cui il mezzo veniva realmente impiegato, realizzando così profitti illeciti, ammontanti a circa seicento euro al giorno, per un totale pari a diverse centinaia di migliaia di euro, considerato che il meccanismo fraudolento è andato avanti per anni.

Il veicolo era occultato all’interno di un garage, a Bagheria, di proprietà del padre di DI BELLA.

Inoltre, all’atto del sequestro, a riprova dell’impiego escluso del mezzo da parte dell’Amministrazione comunale, i militari hanno notato sul fianco del veicolo la scritta “COMUNE DI BAGHERIA”, frutto dell’ apposizione di un adesivo, poi tolto in tutta fretta, senza però che si riuscisse a cancellare la dicitura.

Gli accertamenti dei Carabinieri sono ancora in corso per delineare le ulteriori responsabilità, sia interne che esterne al C.O.In.R.E.S.: in data odierna sono state effettuate nuove acquisizioni documentali presso il comune di Bagheria e sono state sentite numerose persone informate sui fatti.

Infine, ulteriore oggetto di indagine risulta il diffuso fenomeno dell’assenteismo e dell’apposizione di firme false sui fogli di presenza per consentire la percezione di emolumenti per ore lavorative non svolte.

Fonte Ufficio provinciale stampa dei Carabineiri

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