Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Terza parte)

Chi sono gli imprenditori che hanno rotto il silenzio - di Angelo Gargano (Terza parte)

cronaca
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LE  ESTORSIONI  AI DANNI  DEI  COMMERCIANTI  DI  PESCE  A  PORTICELLO.

Già nel corso delle indagini che hanno portato all'operazione "Argo", era emersa l'intenzione della famiglia mafiosa di Bagheria di "mettere a posto" i commercianti di pesce di Porticello che, come noto, è una frazione del comune di Santa Flavia particolarmente attiva nel settore del commercio all'ingrosso di pescato. (Già appunto alcuni degli imputati di Argo erano stati chiamati a ricspondere di estorsioni o di tentate estorsioni contro i grossisti di oesce.n.d.r.)

Tale progetto, collocabile temporalmente prima del Natale dell'anno 2012, ha trovato un seguito nelle attuali investigazioni.

(Peraltro proprio in quel periodo, ma sarà stata magari una semplice coincidenza, vengono messe a segno tra Porticello e Santa Flavia, una serie di rapine ai grossiti di pesce più o meno con le stesse modalità. I commercianti di pesce che solitamente portano indosso notevoli quantità di denaro contante, venivano bloccati alle prime luci dell'alba allorchè si avviavano al mercato per gli acqusti giornalieri.

Minacciati con le pistole venivano costretti a consegnare il denaro che avevano indosso; in un caso un'auto di un commerciante proprio a ridosso di via della Chiesa a Porticello non si fermò all'alt dei malviventi, di cui aveva intuito le intenzioni e furono sparati anche colpi di pistola, ma l'uomo riuscì a cavarsela senza danni.n.d.r)

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Estorsione ai danni di Sanfilippo Simone Antonio, ( inteso 'U Fasularu') titolare della ditta EMA, con sede a Santa Flavia

Dalle dichiarazioni di Sergio Rosario Flamia

FLAMIA:  "No, no, non lo conosco personalmente, però stu Fasularu .. questo mi sembra che Natale 2012 ha uscito 1500 euro, o 1500 euro o 3000 euro, perché non mi ricordo se ha uscito 1500 euro per volta e li ha usciti 2 volte oppure unica soluzione 1500 euro, comunque è stato ..

P.M.  Chi fece la richiesta?

FLAMIA: All' epoca di questo discorso del mercato del pesce chi se ne occupava erano Silvio Girgenti, Mozdahir e Centineo.....Però c'è stata in una .. c'è stato in una occasione che uno di questi si era rivolto a Pietro Liga, però credo che quello che si è rivolto a Pietro Liga era un certo Tanuzzu .. che ha uscito pure i soldi o mille euro o 1500 euro,...Tanuzzu, credo Picone credo, però non ne sono sicuro...

FLAMIA: Credo Picone, Tanuzzu o u figghiu di Tanuzzu .. a Porticello li chiamano tutti Tanuzzu, Santineddu, sti nomi d'accussì, però realmente chi sono non li conosco, realmente non ..

P.M.   Certo. Ma a chi furono versati questi soldi, chi li .. questi qua del Fasularu?

FLAMIA: Sicuramente a Centineo e Mozdahir.

P.M.  Uhm. E poi questi soldi chi .. ?

FLAMIA: Sono stati portati a me e io li ho consegnati a Gino Di Salvo.

P.M. E chi li ha portati a lei?

FLAMIA: Allora quelli che si incaricarono di questa situazione erano Girgenti Silvio, Mozdair Andrea e Francesco Centineo...Una volta ricordo che mille euro .. che credo appartenente a chistu Tanuzzu o Santìneddu, unu di i dui, si era rivolto a Pietro Liga e li portati Pietro Liga mille euro.

CAP.: A chi li ha portati i 1000 euro

FLAMIA: sempre da me e io glieli ho fatto avere a Gino Di Salvo

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 L'ESTORSIONE  IN  DANNO DELLA  DITTA ALIMAR s.r.l. compiuta da Liga Pietro, Centineo Francesco e Di Salvo Luigi

Ai danni della Ditta Alimar di Alioto Giuseppe era stata tentata nel 2010 una estrosione non andata a buon fine; l'estorsione era stata però realizzata nel 2012.

Ad essere ascoltato dagli inquirenti è stato Lampone Giuseppe, genero di Giuseppe Alioto e impiegato nella società in qualità di autista, e che dopo la morte del cognato Alioto Santino in un tragico incidente stradale, aveva rilevato le quote della moglie e fondato con Crivello Antonio la CRI.MAR, mentre il suocero, dopo la dolorosa vicenda della morte del figlio, si era ritirato dall'attività.

Nelle dichiarazione rese agli inquirenti Ill Lampone riferiva che, in passato, quando svolgeva la mansione di autista per la ditta Alimar, era stato testimone di richieste estorsive dirette nei confronti del suocero Alioto Giuseppe e del contabile-amministratore del!' Alioto, tale Crivello Antonio, ma che da quando era socio della CRI.MAR non aveva più ricevuto richieste estorsive.

Riferiva altresì che nel 2012 il suocero lo aveva informato "che era stato avvicinato da persone che non sono in grado di identificare, che gli comunicarono senza fare troppi giri di parole che c'erano delle "persone di Bagheria che volevano parlare con lui".

Di questa situazione avevano informato Pietro Liga che conoscevano per averlo visto lavorare al mercato del pesce il quale informato dal suocero di quanto accaduto ci comunicava che si era informato e che aveva appurato che effettivamente c'erano delle persone che si stavano muovendo  affinché la ditta di mio suocero consegnasse indebitamente una somma di denaro, aggiungendo che serviva per aiutare le famiglie" bisognose" e che avrebbe cercato di
mediare al fine di ridurre la somma richiesta.
Successivamente, nel giro di una decina di giorni veniva incaricato dal socio di consegnare due buste chiuse al Crivelo sul cui contenuto non aveva informazini.

Anche Alioto Giuseppe nelle sommarie informazione rese il 19.05.2014confermava le circostanze riferite dal genero Lampone, e cioè la richiesta palesemente estortiva veicolata da Di Salvo Luigi, ed il contatto con il Liga Pietro era finalizzato ad ottenere protezione stando "perché avevo capito che sì trattava di una richiesta estorsiva e, conoscendo che Liga era vicino agli ambienti mafiosi bagheresi, ho pensato ingenuamente che poteva aiutarmi, ma che comunque la vicenda non aveva auto seguito.

A confermare tutti i passaggi era stato successivamente Crivello Antonio, già amministratore della società di Alioto e attuale socio di Fabio Lampone.

Le sue dichiarazioni rese a sommaria informazioni il 20.05.2014 consentivano di ricomporre il puzzle e di chiudere il cerchio sulle responsabilitòà di Di Salvo e Liga. Crivello dichiarava infatti "CRIVELLO confermava quanto dichiarato dal LAMPONE Fabio circa la consegna di due buste prima della fine dell'anno 2012, in favore del LIGA Pietro, chiarendo che le stesse contenevano la somma di millecinquecento euro cadauna: "Ricordo di aver consegnato, prima della fine dell'anno 2012, una busta sigillata, contenente la somma di millecinquecento euro al signor Lampone Fabio che, a sua volta avrebbe dovuto recapitare a L1GA Pietro."

Dopo circa quindici giorni, sempre prima della fine dell'anno 2012, verso le sei del pomeriggio, io e Lampone Fabio ci siamo recati presso il centro Levante a Bagheria, dove senza alcun preavviso, abbiamo incontrato Liga Pietro. Ricordo che abbiamo consegnato al Liga una busta sigillata all'interno nella quale avevo riposto la somma di millecinquecento euro. Preciso che in quest'ultima circostanza, Liga Pietro si trovava da solo e che lo stesso ci ha offerto un caffè all'interno del bar "GANCI" ubicato nel complesso del centro commerciale Levante a Bagheria."

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L'estorsione alla ditta CASTROGIOVANNI s.r.l. per i lavori al campo sportivo di Santa Flavia. Zarcone Antonino, Speciale Francesco, Liga Pietro

Nel corso degli interrogatori di cui di seguito si riportano le parti di interesse, Gennaro Vincenzo riferiva che per il tramite di Pietro Liga aveva appreso che questi, su richiesta di Zarcone Antonino ed in concorso con Speciale Francesco detto "Ciccio", aveva perpetrato un'estorsione ai danni della ditta esecutrice dei lavori di completamento del campo sportivo di Santa Flavia, individuata nella ditta CASTROGIOVANNI s.r.l. di Alcamo (TP) con sede in via Missione n. 14-
L'illecita richiesta era volta all'ottenimento del 3% sull'importo netto dei lavori, che si aggirava attorno a 1.000.000 di euro.

Non appena iniziati i lavori, nel giugno 2010, la ditta esecutrice -nella notte tra il 30 ed il 31 luglio 2010- rimaneva vittima di un primo atto delittuoso
, che di fatto interessava la ditta "S.I.C.O. s.n.c." dell'imprenditore bagherese Orobello Giuseppe, il quale aveva stipulato un contratto di nolo a freddo dei propri mezzi con la ditta "Torremuzza s.c.a.r.l."; in questa occasione venivano asportati due mezzi d'opera: un escavatore bobcat 325 ed una pala meccanica gommata modello.

Nelle sommarie informazioni rese il 2 aprile 2014, Orobello conferma di avevre sporto denuncia presso i Carabinieri di Santa Flavia della sparizione dei mezzi e di avre ricevuto una richiesta di 'messa a posto' da Speciale Francesco, richiesta di cui aveva provveduto ad informare Castrogiovanni Antonino, titolare della ditta aggiudicataria dell'appalto.

Castrogiovanni Antonino escusso in data 29.03.2014 confermava di avere dato in tre tranche di 4.000 euro cadauna per un totale di 12.000 ad un certo Pietro che riconosce in foto.

Nell'interrogatorio si dà atto che nella foto viene ritratto Pietro Liga.

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Le tentate estorsioni in danno di D'Agostino Enrico, commesse da Monreale Onofrio, da Bartolone Carmelo e da Comparetto Giuseppe

 D'Agostino Enrico detto "Maselli" è un imprenditore edile di Santa Flavia. Dalle convergenti dichiarazioni di Flamia Sergio Rosario e di Lo Verso Stefano, risulta che il D'Agostino è stato più volte oggetto di richieste di natura estorsiva alle quali l'imprenditore non si è mai piegato ed ha reagito con veemenza.

Nello specifico, in epoca antecedente al gennaio 2005 è stato oggetto di danneggiamenti (incendi di mezzi d'opera) finalizzati a farlo recedere da un lavoro da lui condotto, ordinati da Morreale Onofrio ed eseguiti da Comparetto Giuseppe e Bartolone Carmelo.

Successivamente, in epoca compresa fra il 2005 e il 05.08.2010 (data dell'arresto di TRAPANI Giovanni), è stato sottoposto a richieste estorsive da parte di quest'ultimo mentre, ancora dopo, per volere di Zarcone Antonino, il D'Agostino doveva essere eliminato in quanto non voleva in nessun modo sottostare alle richieste di Cosa nostra.

Alla reazione ferma nei confronti di Cosa nostra - chiosa l'Ordinanza - non è però corrisposta una piena presa di coscienza tanto che l'imprenditore, pur avendone avuto più volte l'occasione, non ba mai deciso di collaborare pienamente con gli investigatori e riferire la verità in ordine alle minacce ed ai danneggiamenti da lui subiti.

Secondo le conoscenze di FLAMIA Sergio Rosario il D'AGOSTINO aveva subito dei danneggiamenti a scopo estorsivo già prima del 2005, quando Onofrio MORREALE era a capo del mandamento di Bagheria. Tali danneggiamenti, consistiti nel! 'incendio di alcuni mezzi, erano stati effettuati da BARTOLONE Carmelo e da COMPARETTO Giuseppe, all'epoca legalissimi al capomafia MORREALE Onofrio.

In epoca successiva anche TRAPANI Giovanni aveva provato, vanamente, a "mettere a posto" il D'AGOSTINO, facendo ritrovare una tanica di benzina ed una testa di capretto vicino al cantiere gestito all'epoca a Ficarazzi. In quella circostanza il D'AGOSTINO sfidò apertamente TRAPANI Giovanni tanto che questi, all'epoca reggente della famiglia di FICARAZZI, meditò la sua eliminazione.

Dopo l'arresto del Trapani, quando Zarcone Antonino era divenuto reggente del mandamento di Bagheria, non riuscendo a "mettere a posto" il D'Agostino e proseguendo nell'intenzione del Trapani, stava organizzanzo, con la complicità di Bartolone Carmelo, l'eliminazione del! 'imprenditore; tale atto sfumò grazie al fatto che si sparse la voce che il D'Agostino era stato convocato dai Carabinieri che lo avevano avvisato dell'esistenza di gravi periocoli per la sua incolumità.

Tale avviso salvò la vita al D'Agostino, anche se l'imprenditore non sfruttò tale prima occasione avuta per collaborare con la giustizia, trincerandosi dietro un muro di reticenza.

 

Il D'Agostino secondo l'Ordinanza, sentito a sommarie informazìoni, ha manifestato un atteggiamento poco collaborativo. La sua versione dei fatti è lacunosa e la vittima, con il suo atteggiamento, ha voluto evidenziare il fàtto che egli si ritiene in grado di risolvere personalmente e con le proprie forze i problemi che lo coinvolgono.
Ciononostante, alcuni passaggi delle sue dichiarazioni servono a riscontrare le dichiarazioni concordanti di Flamia e di Lo Verso.

Il D'Agostino, infatti, ha:

- riferito che circa sette anni addietro aveva subito l'incendio di tre di tre mezzi, di cui due erano parcheggiati di fronte il suo ufficio di Santa Flavia e uno (un escavatore) era custodito all'interno dì una campagna della vittima, sempre a Santa Flavia;

- ha confermato di essere stato convocato presso la Caserma Carini ove è stato avvertito che stava correndo un grave e concreto pericolo per la sua incolumità personale;

- ha confermato di aver rinvenuto una bottiglia incendiaria nei pressi di un suo cantiere di Ficarazzi, fatto per il quale non ha mai presentato denuncia.

ANGELO  GARGANO 

Continua

 

 

 

 

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