Condanna a 12 anni per il boss Messicati Vitale, contro di lui le dichiarazioni di 2 pentiti bagheresi

Condanna a 12 anni per il boss Messicati Vitale, contro di lui le dichiarazioni di 2 pentiti bagheresi

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A distanza di 4 anni da quando è stato arrestato Antonino Messicati Vitale, il capo del clan di Villabate è stato condannato a 12 anni dal gup Fabrizio Molinari. L’accusa è di associazione mafiosa. Il boss ha atteso il verdetto passeggiando lungo il corridoio del palazzo di giustizia. Poi il verdetto, che lo riporta in carcere.

Messicati Vitale nel 2012 riuscì a sfuggire all’operazione “Sisma”, contro i clan di Misilmeri e Belmonte Mezzagno. Ma la sua latitanza durò poco, grazie alle indagini dei carabinieri fu arrestato una prima volta nel 2013. Dopo essere sfuggito alla cattura, infatti, si era nascosto in un lussuoso residence a Bali. Poi era stato arrestato per la seconda volta nell’ottobre 2014.

Un boss dal grande spessore criminale. “Il suo spessore criminale – avevano spiegato i carabinieri – viene evidenziato dal ritrovamento di un pizzino a lui fatto recapitare da Silvestro Girgenti, gioielliere di Bagheria e creditore di altri affiliati, che si rivolge a chi gode di indiscussa autorevolezza per avere una intercessione e ottenere la restituzione del denaro”.

E i pentiti di oggi e di ieri confermano in modo inequivocabile la caratura mafiosa di Messicati. In particolare Stefano Lo Verso, nel 2011, raccontava: “... Nel 2010 durante la detenzione con Comparetto, dallo stesso ho appreso che a Villabate si muoveva Tonino Messicati che era uscito da poco dal carcere e Tonino è un tipo che per il quale andare ad uccidere una persona è come comprare un pacchetto di sigarette...”.

Anche il pentito Sergio Rosario Flamia considerava Messicati “il vero capo del mandamento di Bagheria, un uomo d’onore della famiglia di Villabate molto influente e potente, addirittura sovraordinato ad Antonino Zarcone”. Dichiarazioni che trovano conferma nelle recenti ammissioni di Zarcone: “E’ uomo d’onore di Villabate. Dopo l’arresto di Giovanni D’Agati ha preso in mano la direzione della locale famiglia ed ha anche favorito la latitanza di Gianni Nicchi... Nel 2011 io sono stato affiliato nella famiglia di Villabate anche se dovevo fare parte della famiglia di Bagheria, alla presenza dei fratelli Messicati Vitale, Tonino e Fabio, e Lauricella ... Io, Gino Di Salvo e Tonino Vitale avevamo un ruolo direttivo del mandamento di Bagheria; Nicola Greco era all’oscuro della nostra affiliazione...”.

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