"A Bagheria si saluta e si va via", nel feudo di Provenzano anche Riina aveva paura

"A Bagheria si saluta e si va via", nel feudo di Provenzano anche Riina aveva paura

cronaca
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E' Morto Totò Riina, il capo dei capi di cosa nostra,, che negli ultmi 40 anni ha rappresentato la personificazione del male.

Con una subdola strategia di infiltrazione all'interno delle famiglie mafiose del capoluogo e della provincia a partire dai primi anni 70, dopo la strage di viale Lazio, Totò Riina inizia la sua scalata ai vertici di cosa nostra.  I paesani, " i peri 'ncritati",  sottovalutati da tutti per capacità stategiche ed intellettive, diventano man mano i padroni di cosa nostra. La seconda guerra di mafia che inizia nel 1980 con centinaia di omicidi di mafiosi appartenenti alla mafia palermitana ricca e imborghesita ne sancisce la definitiva vittoria.

I corleonesi mettono i loro uomini nei posti di comando delle famiglie mafiose di tutta la sicilia.  Un governo del terrore quello di cosa nostra dove per un niente si viene uccisi, dove il minimo sospetto basta ad essere cancellati dalla faccia della terra. E' un'escalation di violenza e crudeltà, culminato soltanto con l'arresto nel gennaio 93' a Palermo di Riina. Prima c'erano stati gli omicidi di tanti uomini dello stato e vittime innocenti, anche donne e bambini erano diventati possibile bersaglio. I processi sulla presunta trattativa Stato- mafia, intravedono un possibile ruolo proprio di Bernardo Provenzano nell'arresto di Totò Riina. E' possibile che sia stato Provenzano a tradire Riina e farlo arrestare, ricevendo in cambio rassicurazioni da parte degli stessi organi deviati dello Stato?. La risposta a questa domanda non esiste ancora e forse mai esisterà, ma Bernardo Provenzano sarà assicurato alla giustizia soltanto nell'aprile del 2006.

Dopo l'arresto di Luciano Liggio, Riina e Provenzano governano in duumvirato la mafia. Bagheria diventa roccaforte di Bernardo Provenzano, che quivi trascorrerà buona parte della latitanza, una latitanza tranquilla e serena, protetta dai suoi fedelissimi. 

I pentiti a proposito di questa rivalità tra Provenzano e Riina, di questo sentimento di reciproco eterno sospetto tra sodali mafiosi,  riportano una frase che Riina ripeteva sempre quando parlava o passava da Bagheria.

"A Bagheria si saluta e si va via " ...  diceva Totò Riina, come riferisce il collaboratore Angelo Siino. Nemmeno il Capo dei Capi si sentiva sicuro a Bagheria, territorio si corleonese, ma dove il dominus assoluto era Provenzano,  

A lungo Bagheria sarà considerata una feudo incantato di cosa nostra, dove i mafiosi si vanteranno con orgoglio che "A Bagheia non c'è mai stato nessun pentito". O a seguito della strage delle donne nell'89' i mafiosi di Bagheria dissero " finalmente ci siamo levati questa vergogna". O ancora quando nel Natale del 1981 dopo una sparatoria e inseguimento in stile hollywoodiano per le strade d Bagheria, oltre a due mafiosi, fa colpito a morte da un proiettile vagante il pensionato Onofrio Valvola che si trovava incolpevolemente sull'uscio di casa e al processo nessun testimone ricordava nulla.

Foto; Totò Riina in aula a Processo dopo l'arresto nel gennaio 1993.

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Lorenzo Gargano

Direttore Responsabile Bagherianews.com

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