L'insieme di imprese e di beni di Michele Aiello, e cioè villa Santa Teresa, sei imprese operanti nell'edilizia e otto nel settore sanitario, 22 veicoli industriali, 24 autovetture (tra cui una Porsche Cayenne) e due barche a vela, il cui valore complessivo ascende a circa 8oo milioni di euro, sono qualificabili come beni appartenenti ad "impresa mafiosa".
Con questa motivazione la V sezione della Corte d'appello di Palermo ha confermato la sentenza di 1° grado di confisca dei beni appartenuti all'imprenditore bagherese.
Sarà la Cassazione quindi a dire l'ultima parola.
I giudici hanno però accolto una ricostruzione fatta dall'avv. Sergio Monaco, difensore di Aiello, che ha sostenuto che depositi di conti correnti e fondi per 110.000 euro intestati alla moglie e ad una zia sarebbero stati frutto di risparmi dei familiari, eprtanto ne ha ordinato la restituzione.
La Corte ribadisce che l'impresa Aiello sin dalle origini impegnata nella realizzazione di stradelle interpoderali si fondasse, così come si evince da un rapporto dei Carabinieri, si potesse definire "impresa mafiosa".
Per finire con l'attività nel settore della sanità che viene bollata senza appello "Oltre che essere stata avviata con i proventi dell'impresa mafiosa e costituire quindi reimpiego di risorse acquisite illecitamente, è stata anch'essa gestita secondo modalità illecite; illeciti sono pertanto nella massima parte, i profitti che ne sono derivati".
da La Repubblica
