Gli assetti del mandamento mafioso di Bagheria: vertici, intercettazioni e attività criminali pt.2°

Gli assetti del mandamento mafioso di Bagheria: vertici, intercettazioni e attività criminali pt.2°

cronaca
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LE NUOVE AFFILIAZIONI

Cosa nostra bagherese costituisce un archetipo criminale che si colloca a metà strada tra il vecchio e il nuovo, capace di rimodulare rapidamente i propri assetti per essere sempre incisivamente presente sul territorio ma, al tempo stesso, profondamente rispettosa delle tradizioni. 

L’ingresso nelle fila del sodalizio è considerato un momento fondamentale nella vita del mafioso, in quanto avvia un legame indissolubile di appartenenza e, pertanto, da enfatizzare con i rituali più antichi della affiliazione, quelli della punciuta e della presentazione delle nuove leve agli anziani uomini d’onore.

Non meno importante la formazione e l’ammaestramento delle nuove leve che, secondo una ottimistica visione strategica, rappresentano il futuro di cosa nostra e pertanto devono essere bene indottrinati, se necessario anche con le maniere forti, come si fa con i giovani cavalli da trotto.

A tal proposito, si riportano le seguenti conversazioni intercettate:

- “...ieri... ...si doveva fare una certa situazione a Villabate... ...dovevamo sistemare a uno di Villabate... ed è giusto che siamo presenti noi altri pure... “ho incontrato lo ZU GINU (DI SALVO Giacinto ndr)... ...e lui poi lo prende e lo porta prima a prendersi il caffè e me lo presentate … perché si usa... ...una presentazione ufficiale, anche se io lo conosco, so chi è...”. omissis “...però ci vuole una presentazione ufficiale... e non è venuto più!”;

- “quando vedi che nella salita fanno le bizze...piglia e colpisci con il frustino....sulle gambe...che loro il trotto non lo interrompono...purtroppo i cavalli giovani così sono”.

LE ESTORSIONI

Le investigazioni hanno permesso di ricostruire con certezza la commissione di undici estorsioni in danno di alcuni imprenditori edili di Villabate e di Altavilla Milicia, di commercianti bagheresi ed anche di un studio di liberi professionisti di Ficarazzi. La pressione estorsiva, pur essendo risultata particolarmente soffocante soprattutto a ridosso delle festività natalizie e pasquali, per il timore da parte delle vittime di pesanti ritorsioni, non ha incoraggiato alcuna forma di denuncia o di atteggiamento collaborativo.

Tutti i proventi delle estorsioni risultano essere stati in parte destinati ad alimentare la cassa del mandamento.

LE ARMI

La disponibilità di armi da parte della famiglia mafiosa di Bagheria risulta da numerose intercettazioni ambientali

Nel luglio 2012, avendo appreso del luogo ove era stata occultata un’arma, nella disponibilità della famiglia mafiosa di Villabate, si procedeva all’arresto di DI PAOLA Luciano, autista di RUBINO Michele, al quale veniva sequestrata una pistola BELARDINELLI cal. 7.65 con circa 20 proiettili, perfettamente funzionante e risultata essere provento di furto.

LE RAPINE

Anche il settore delle rapine è risultato essere di particolare interesse per la consorteria.

Le indagini hanno consentito infatti di accertare oltre alla consumazione, da parte del sodale MOZDAHIR Driss, di una rapina in danno di un corriere espresso, anche un progetto di commissione di alcune lucrose rapine a gioiellerie e portavalori.

Il soggetto di riferimento per tale disegno criminoso è risultato essere l’affiliato BRUNO Salvatore Giuseppe, personaggio già emerso nell’ambito dell’operazione Perseo, in quanto uomo fidato dell’allora reggente del mandamento, SCADUTO Giuseppe, uno dei protagonisti del progetto di ricostituzione della commissione provinciale.

Il BRUNO, intercettato nel corso di una conversazione con un individuo rimasto ignoto, pianificava la commissione, anche con l’utilizzo di esplosivo, di una rapina ad un portavalori: “… glielo metto nelle aperture e …wuff (simulazione di un’esplosione) ….si fa ammazzare ….dipende quello che c’è la dentro…si fa ammazzare…. omissis ….si pigliano i sacchetti…e si chiudono di nuovo….” .

IL SETTORE DELLE SCOMMESSE SPORTIVE

Anche tale ambito, sempre più permeato dagli interessi illeciti di cosa nostra, è risultato essere strettamente controllato dalla mafia bagherese che, attraverso l’atttenta gestione di FLAMIA Sergio Rosario e BRUNO Salvatore Giuseppe, ne ha fatto una delle fonti economiche più significative del sodalizio. Lungimirante il progetto di FLAMIA di ricondurre le diverse agenzie di scommesse ad un’unica rete gestionale, al fine di consentirne una più efficace amministrazione.

Per il territorio di Villabate è emerso che LAURICELLA Salvatore ha gestito in maniera occulta alcune agenzie di scommesse sportive, i cui guadagni sarebbero stati destinati soprattutto al mantenimento delle famiglie dei detenuti.

In relazione a quanto sopra detto, si riporta uno stralcio di intercettazione che evidenzia chiaramente la destinazione al sostentamento delle famiglie degli utili ricavati dalle agenzie di scommesse: “mille e cinquecento euro a settimana … è buono che uno dice se lo dividono tre persone…non sono tre famiglie che vivono con cinquecento euro a settimana, con cinquecento euro alla settimana non vive bene?”.

LO SCAMBIO ELETTORALE POLITICO-MAFIOSO

Le attività hanno anche consentito di rilevare la perdurante capacità della consorteria di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali. E’ stato accertato, infatti, un patto avente per oggetto la promessa di voti in cambio di danaro, 3.000,00 €, tra alcuni mafiosi di Bagheria e un candidato alle scorse elezioni amministrative regionali: quest’ultimo individuato in SCRIVANO Giuseppe, attuale Sindaco del Comune di Alimena (PA) e vicesindaco del Comune di Villabate dal giugno 2007 al giugno 2008.

IL TRAFFICO INTERNAZIONALE DI STUPEFACENTI

Nell’ambito di una collaborazione info–investigativa con la Royal Canadian Mounted Police (RCMP) e dietro specifica richiesta in tal senso, nel settembre 2012 veniva avviata una indagine nei confronti di Juan Ramon FERNANDEZ PAZ, un noto esponente di cosa nostra canadese legato alla famiglia Rizzuto, attiva a Montreal e in altre regioni del Canada, espulso dal quel paese dopo aver scontato una condanna a 10 anni di reclusione e di recente giunto a Bagheria.

Le indagini hanno consentito di documentare il significativo ruolo svolto dal FERNANDEZ nella organizzazione:

- di un canale di importazione in Canada di pillole di ossicodone, una particolare sostanza stupefacente largamente diffusa nel Nord America ove è sottoposta a una stringente legislazione che ne limita la circolazione, avvalendosi di sodali palermitani in grado di garantire l’approvvigionamento del narcotico e la successiva spedizione;

- di un traffico di cocaina ed eroina dal Sud America verso il Canada e l’Italia. In tale quadro, le indagini hanno avuto riscontro nell’arresto di un affiliato al gruppo, SORCI Pietro, perché trovato in possesso di 650 grammi di eroina;

- la disponibilità di armi da fuoco.

Le investigazioni hanno anche permesso di delineare il particolare scenario criminale canadese, caratterizzato da una forte instabilità, soprattutto con riferimento a cosa nostra di Montreal e Toronto, lacerata da un conflitto che, negli ultimi 3 anni, ha visto l’esecuzione di più di 50 omicidi.

E’ così emersa la frattura esistente tra Vito RIZZUTO, noto boss di cosa nostra canadese e un suo luogotenente, Raynal DESJARDIN. Quest’ultimo approfittando dello stato di detenzione del rivale, avrebbe tentato di scalare i vertici dell’organizzazione, eliminando la vecchia guardia del sodalizio. Il tentativo, però, trovava la decisa e ferma reazione di Vito RIZZUTO il quale, tornato in libertà nell’ottobre del 2012, dopo 8 anni di detenzione, metteva in atto una controffensiva che gli consentiva di riprendere il controllo della famiglia.