Ecco alcune delle vittime della rinomata ditta 'Pizzo Spa - Bagheria'

Ecco alcune delle vittime della rinomata ditta 'Pizzo Spa - Bagheria'

cronaca
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Pizzo ed estorsioni rimangono sempre la principale fonte di reddito della cosa nostra bagherese: bar, attività edilizie, supermercati, ma i mafiosi non disdegnavano neanche le autoscuole e i laboratori di analisi sino agli ambulanti della festa di Porticello:"Sono cento- dice Salvatore Bruno in una intercettazione- molti di Palermo, a trenta euro l'uno fanno tremila euro".

E'' quanto viene fuori dai provvedimenti notificati ai fermati dell'operazione 'Argo' e di cui dà conto il Giornale di Sicilia nell'edizione odierna.

Si comincia con il figlio del pentito di mafia di Ficarazzi, Stefano Lo Verso: il figlio Vincenzo aveva aperto un bar a Bagheria in via Libertà, il Cafè & Cafè, la cui vetrina era stata imbrattata con della vernice.

Contattato successivamente da Vincenzo Graniti viene invitato a non fare concorrenza, vendendo la tazzina di caffè a minor prezzo, perchè danneggerebbe gli altri bar ed in particolare il 'Bocconcino' di Nicola Pecoraro; ma Lo Verso si rifiuta e sarà poi lo stesso Pecoraro che arriva a presentarsi con una pistola ed a minacciarlo: "Sei uno spione, sei uno sbirro, sappiamo che ieri sei andato in caserma (:::) Tu sai chi sono io, ti faccio saltare la testa qua davanti, ti sparo in testa".

Naturalmente le imprese edili e le connesse attività sono una delle voci più rilevanti di entrata: l'imprenditore, Giuseppe Gagliano, che pure avevava eseguito lavori in casa di Roberto Flamia, viene subito sollecitato a versare un acconto di 20.000 euro prima di iniziare un lavoro.

Ed ancora Giacinto Tutino avrebbe dato fuoco alla saracinesca dell' 'Antica Caffetteria del corso' ; un altro incendio intimidatorio è stato messo in atto contro l'impresa funebre 'Mineo' di Piazza Sepolcro e un gesto intimidatorio contro il supermercato 'Il centesimo'.

Giuseppe D'Agati avrebbe ottenuto uno sconto rispetto alla primitiva richiesta ed avrebbe versato 'solo' 3.000 euro, così come Domenico D'Agati.

Vincenzo Messina, titolare di un'autoscuola di Ficarazzi e Antonino Aiello che ha un laboratorio di analisi, si sono limitati a versare mille euro.

Tra le altre imprese sottoposte ad estorsioni ci sono la Fonte srl e la Alimar, come pure le imprese edili la Geco srl e la Coed costruzioni edili, cui gli esattori avrebbero richiesto ventimila euro quale pagamento del 3% dell'importo di lavori edili da realizzare.