Tradito da un Rolex d'oro, si pente un mafioso del mandamento di Bagheria - foto

Tradito da un Rolex d'oro, si pente un mafioso del mandamento di Bagheria - foto

cronaca
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Quel Rolex d'oro appartenuto a Juan Fernandez Paz lo incastrava: avrebbe potuto significare una pena detentiva durissima se non addirittura l'ergastolo per Giuseppe Carbone, 43 anni, e per questo subito dopo l'arresto quando ancora l'auto dei CC. lo stava trasferendo a Palermo ha manifestato l'intenzione di collaborare fornendo, non notizie generiche, ma indicazioni precise su dove trovare i due ispano-canadesi Fernandez e Pimentel, che avevano trovato nell'ultimo anno ospitalità presso la cosa nostra locale.

Giuseppe Carbone che è di Casteldaccia, è fratello di quell'Andrea Fortunato Carbone, che nel luglio del 2008 fu arrestato prima di potere portare a termine con dei complici il progetto di uccidere a Fondachello Pietro Lo Iacono, ed ha addirittura guidato i carabinieri sul luogo dell'agguato, ha ricostruito le complicità del gruppo di fuoco, ha consentito il ritrovamento delle pistole.

 Nell'estate del 2008 era in stato avanzato di preparazione il piano di uccider Pietro Lo Iacono che frequentava in quell'anno assisieme alla famiglia la spiaggia di Fondachello, ed assieme ai casteldaccesi Andrea Carbone e Michele Modica,  furono arrestati Emanuele Cecala di Caccamo ed il palermitano Gaetano Fiorista.

Sia Modica che Cecala sono i destinatari di due provvedimenti nell'ambito dell'operazione 'Argo' di qualche giorno fa e che gli sono stati notificati in carcere.

altGiuseppe Carbone non era un semplice spacciatore, a questo reato faceva infatti riferimento il mandato di fermo, ma faceva parte di un gruppo di fuoco che doveva eliminare i due 'ospiti' che non dovevano essere peraltro dei tipi facili da addomesticare come dimostrano gli oltre trenta colpi sparati per ucciderli.

Erano stati attirati in una trappola dai fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore, con i quali erano in buoni rapporti, con la scusa che c'era da parlare di affari, ma arrivati in quel posto nascosto e di fatto intransitato sono stati crivellati di colpi, quindi i corpi bruciati e ricoperti di rifiuti.

Trova adesso spiegazione la tempestività con cui inquirenti e Carabinieri siano ricuciti a ritrovare i corpi carbonizzati dei due ispano-canadesi e ad individuare i responsabili.

Dei due si era persa traccia da quasi un mese: mute le microspie, negativi i riscontri sulle telecamere, sembravano dissolti nel nulla.

Si erano resi latitanti perchè preoccupati dalle indagini o per qualcos'altro? La risposta è venuta subito dopo l'arresto del Carbone, che ha rivelato i retroscena di una possibile guerra di mafia, ed i cui familiari sono già sotto protezione.

Rimane però da capire chi abbia voluto l'eliminazione di due ispano-canadesi, se la famiglia di Bagheria l'abbia subita o se, ma questa ipotesi è più debole, ne sia stata la promotrice

In questo contesto i magistrati inquirenti stanno cercando di capire meglio la vicenda di Carmelo Bartolone allontanatosi volontariamente il dicembre scorso; ma perchè?

Aveva sospettato che per lui non tirasse buona aria, ed ha preferito allontanarsi? O è stato vittima di lupara bianca? Sono questi gli interrogativi cui si sta cercando di dare risposta.

Fatto sta è che per qualcuno degli arrestati nell'operazione 'Argo' adesso la situazione si fa molto più critica, perchè al reato di associazione mafiosa potrebbe esserne aggiunto qualche altro, magari più grave.

 

nella foto interna  Giuseppe Carbone